La BoboTV e il suo racconto diverso del calcio
Senza immagini e con un linguaggio molto diretto, gli ex calciatori Vieri, Adani, Cassano e Ventola hanno trasformato un passatempo del lockdown in un successo imprenditoriale
L’ultima polemica attorno alla BoboTV, format di intrattenimento live video nato nel 2021 ed entrato ormai stabilmente nel dibattito mediatico intorno al calcio, si è sviluppata la scorsa settimana, quando l’allenatore della Roma José Mourinho si è preso qualche minuto in conferenza stampa per rispondere alle critiche che gli aveva rivolto l’ex calciatore Antonio Cassano: in estrema sintesi, Cassano aveva criticato Mourinho accusandolo di far giocare male le proprie squadre, Mourinho gli aveva risposto sostenendo che Cassano non aveva vinto nulla di importante nella sua carriera, nonostante sia stato uno dei più grandi talenti del calcio italiano degli ultimi vent’anni (Cassano si è ritirato nel 2017).
Al di là della polemica e della discussione tra i due, molte attenzioni si sono concentrate ancora una volta sulla BoboTV, un prodotto per certi versi unico in Italia, condotto da quattro ex calciatori: Christian Vieri, Daniele Adani, Antonio Cassano e Nicola Ventola, che discutono di calcio in videoconferenza, in diretta per un paio d’ore due volte alla settimana, raccontando aneddoti sconosciuti al pubblico meno specializzato e senza troppe remore, anche a rischio di offendere allenatori e altri giocatori. Nell’ultimo anno la BoboTV, che è trasmessa sulla piattaforma di streaming Twitch e i cui contenuti trovano poi ampia diffusione sui social network, ha attirato diverse critiche ed è finita più volte anche sui giornali sportivi nazionali, provocando reazioni e arrabbiature, ma anche molto interesse e curiosità.
In generale la BoboTV si può considerare un esperimento riuscito a livello di seguito e di numeri, ma anche per il tentativo di innovare la narrazione degli eventi calcistici.
Una delle cose più apprezzate è infatti la maniera in cui i quattro conduttori parlano di calcio e fanno parlare i loro intervistati: in modo diretto e molto più spontaneo di come siamo abituati ad ascoltare i commenti sul calcio nelle trasmissioni televisive tradizionali, nelle conferenze stampa o nelle interviste post-partita. Spesso gli intervistati sono personaggi molto noti e di grande rilievo, come Pep Guardiola, Roberto Mancini e Gigi Buffon, solo per citarne alcuni.
È un modo di comunicare che negli ultimi anni si è diffuso anche fuori dall’Italia: da tempo si parla di un numero sempre maggiore di sportivi che si raccontano in prima persona, senza il filtro del giornalismo più tradizionale, sfruttando in particolare i social network. Negli Stati Uniti uno dei casi più noti è stato quello che ha coinvolto il giocatore di basket Draymond Green e il suo podcast Draymond Green Show.
Vieri, Adani, Cassano e Ventola sostengono di essere indipendenti nel parlare di calcio, diversamente dai commentatori “tradizionali” e professionali del settore, e si dicono difensori del calcio per «amore del gioco». Parte del loro successo sembra dipendere dal fatto che le discussioni partono spesso da contrapposizioni forti e polemiche: come ad esempio fra “bel gioco” e “ricerca del risultato”, fra “tattica esasperata” e “qualità tecnica”. Questo strumento retorico è utilizzato per coinvolgere e animare il dibattito, anche con attacchi diretti.
Secondo Lele Adani, ex difensore e oggi commentatore per la Rai (dopo alcuni anni a Sky), ci sarebbero altre cose che hanno contribuito al successo della BoboTV: «Il primo è il tempo, abbiamo quello che vogliamo e possiamo prenderci tutto lo spazio che serve per parlare di un determinato argomento. Se vogliamo stare un’ora su Kvaratskhelia (giocatore del Napoli, miglior esordiente di questo campionato, ndr) possiamo farlo e la gente ci sta dietro, perché magari quel giorno condivide il nostro stesso stupore. Il secondo è la forma: andiamo in onda in felpa, beviamo il caffè quando ci serve, ridiamo con spontaneità come se fossimo al bar, parliamo con il linguaggio di chi non ha paura di essere giudicato. Il terzo è la libertà di scegliere, assoluta: siamo autori di noi stessi, non c’è nessun copione da seguire».
Con questo modo di raccontare il calcio, che deve fare i conti con l’impossibilità di mostrare immagini di gioco per questioni legate ai diritti, la BoboTV divide in modo abbastanza netto fan e detrattori: i primi sono piuttosto numerosi, soprattutto fra i giovani, e apprezzano il modo diretto e coinvolgente di trattare gli argomenti. I secondi criticano un approccio un po’ troppo personalistico, le opinioni a volte radicali, l’assenza di filtri e di strutture nella narrazione (considerata invece dai primi un pregio).
Il linguaggio usato e le forme espressive, molto immediate e volutamente “da bar”, evitano le classiche frasi fatte da calciatori, ma si prestano a critiche per espressioni gergali, parolacce e un’estrema semplicità. Cassano durante la carriera da calciatore era molto imitato per il suo accento e vocabolario dialettale, Vieri era conosciuto come uomo di poche parole: l’evoluzione lessicale è stata limitata, la BoboTV ne fa quasi un segno identitario, prestandosi a critiche.
La BoboTV si è comunque ritagliata uno spazio importante nel panorama del dibattito calcistico, soprattutto considerando che era cominciata come un passatempo fra quattro amici durante la pandemia, in diretta su Instagram.
Racconta sempre Adani: «La prima volta cominciò con un’iniziativa benefica sul profilo Instagram di Vieri, che invitava in diretta un ospite alla volta: era il secondo o il terzo giorno di lockdown. Poi le sue dirette cominciarono a diventare un appuntamento giornaliero, le apriva spesso Ventola, le chiudevo io, ma il clou erano gli interventi di Cassano, che unisce grande conoscenza calcistica a pochi freni quando si tratta di esprimere un parere».
Il successo immediato, con migliaia di persone a seguire le chiacchierate, ha convinto Vieri a istituzionalizzare gli incontri e a spostarli sulla piattaforma Twitch, grazie anche all’appoggio di un’agenzia di comunicazione (Futura Management). Christian Vieri, ex attaccante della Nazionale, di Juve, Inter, Milan e Atletico Madrid (fra le altre), è infatti nel gruppo il più popolare nonché quello con più attività imprenditoriali, intraprese dopo il ritiro. Twitch al tempo era una piattaforma prevalentemente utilizzata per lo streaming di videogiochi, la BoboTV ha accompagnato e in un certo senso anticipato la sua conversione a piattaforma di “talk” di argomenti diversi.
A due anni dal suo avvio, la BoboTV ha 500.000 follower sulla piattaforma, oltre 25 milioni di “minuti visti”, 20.000 spettatori medi per la diretta, 360mila utenti unici per ogni puntata. Sono numeri alti, ma che diventano davvero molto alti se si considerano le visualizzazioni sugli altri social, su YouTube, sui vari siti, non solo sportivi, che con frequenza riprendono i pareri e i commenti presentati nel programma. Il pubblico è prevalentemente maschile (80 per cento), l’età degli utenti è compresa per lo più nella fascia 18-35 anni.
La programmazione era inizialmente fissata per il lunedì (programma di tre ore) e per il venerdì (due ore), nelle ultime settimane si è aggiunto il format “Triplice fischio”, leggermente più breve, dopo le serate di Champions League. I quattro sono coadiuvati da un tecnico/regista e da qualche mese hanno a disposizione anche uno studio, a Milano. Durante i live a volte coinvolgono gli spettatori, che vengono mandati in diretta, specie se hanno espresso nella chat di Twitch pareri o opinioni considerati interessanti.
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Col passare delle settimane e dei mesi i ruoli dei quattro protagonisti si sono definiti: Lele Adani svolge il ruolo di “conduttore” e introduce i temi, Vieri è il primo opinionista, Cassano fa da guastatore con i pareri più netti e controversi, Ventola è spalla e “normalizzatore”. Il successo di pubblico ha portato all’inserimento di sponsor, al merchandising, a un tour sulle spiagge in estate e anche in teatro. I quattro hanno anche registrato una canzone e sono approdati sulla Rai, che durante i Mondiali in Qatar ha affidato loro una striscia quotidiana di una decina di minuti, dopo la partita del tardo pomeriggio.
In quell’occasione la BoboTV ha pubblicizzato gli ascolti alti, frutto spesso dell’effetto “traino” costituito dalle partite, ma il prodotto è stato anche criticato: il nuovo formato di pochi minuti e la nuova collocazione sembravano adattarsi a fatica alle caratteristiche che lo avevano reso un successo online. Dice Adani: «In realtà il nostro stile secondo me funziona anche nelle dimensioni delle “pillole”; era una cosa diversa e il pubblico doveva abituarsi, ma i risultati sono stati buoni».
Il format online risulta particolarmente interessante e davvero differente da un dibattito calcistico televisivo classico quando i quattro protagonisti ospitano un allenatore o un calciatore. In questi due anni sono passati dalla BoboTV personaggi di altissimo livello come gli ex giocatori Francesco Totti, Ronaldo, Daniele De Rossi, allenatori come Roberto Mancini, Fabio Cannavaro, Roberto De Zerbi e Pep Guardiola (quest’ultimo non concede mai interviste fuori dagli appuntamenti ufficiali legati alle partite della squadra che allena, per cui la sua presenza è risultata quasi un evento unico, a livello mondiale).
In queste situazioni colleghi ed ex colleghi, spesso legati da conoscenze comuni quando non da amicizie personali, sono più aperti rispetto alle interviste più formali. Il racconto diventa così più personale e interessante, la vicinanza fra intervistato e intervistatori rende il dialogo più spontaneo, costruttivo e godibile. Adani racconta che si percepisce negli ospiti il piacere di partecipare a un contesto diverso, abbandonando alcuni ruoli classici, e di raccontarsi in una conversazione che viene percepita quasi come un colloquio privato, nonostante sia un contesto pubblico, anche piuttosto “affollato”.
Adani però puntualizza: «Non tutti gli ex sportivi sono anche comunicatori, per cui aver giocato non è una condizione sufficiente. Ti dà un vantaggio, ma che poi devi saper utilizzare». La BoboTV punta ad espandersi, con nuovi format, nuove collocazioni, possibili ritorni televisivi: l’obiettivo a lungo termine è quello di ottenere la possibilità di mostrare immagini, highlights o partite complete (che sono coperte da diritti, venduti attraverso bandi che prevedono investimenti importanti).