I New York Yankees stanno finendo i numeri di maglia
La squadra americana di baseball fu la prima a ritirarne uno, nel 1939, e da allora non si è più fermata
di Pietro Cabrio
Il primo atleta a cui una squadra ritirò il numero di maglia fu Lou Gehrig, il grande battitore dei New York Yankees che dovette ritirarsi nel 1939 perché malato di sclerosi laterale amiotrofica, malattia degenerativa da allora nota anche come morbo di Gehrig. La sua maglia a righe con il numero 4 fu ritirata quello stesso anno, dopo la famosa partita d’addio allo Yankee Stadium in cui pronunciò uno dei discorsi più celebrati e commoventi della cultura sportiva americana (“Luckiest man on the face of the earth”).
Da allora gli Yankees presero l’abitudine di ritirare i numeri di maglia più significativi, in concomitanza con un’epoca rimasta nella storia del baseball proprio per certi grandi giocatori in quel tempo famosi come i grandi attori di Hollywood, se non di più. Nel 1948 ritirarono il numero 3 di Babe Ruth, nel 1952 il 5 di Joe DiMaggio, e così via per i tanti grandi atleti avuti finora.
Nel corso dei decenni l’usanza si è diffusa ampiamente in quasi tutti gli sport professionistici, anche al di fuori degli Stati Uniti. Nel frattempo gli Yankees sono arrivati ad avere 22 numeri ritirati: gli ultimi sono stati il 21 di Paul O’Neill e il 2 di Derek Jeter, uno dei giocatori più amati nella storia recente della squadra. A questi se ne aggiungono altri, il cui uso può venire temporaneamente sospeso per diversi motivi, come un recente ritiro o un trasferimento: agli Yankees i numeri “sospesi” sono tre e quindi i numeri inutilizzabili sono 25 su 99 (senza contare eventuali zeri e doppi zeri). Il limite è dato infatti dalle due cifre, quelle che ci stanno sulle maglie.
Con il ritmo con cui gli Yankees hanno ritirato le maglie finora, quel numero è destinato ad aumentare anno dopo anno, anche perché la squadra non ha nessuna intenzione di smettere. Questo lo sa bene chi si occupa della logistica degli Yankees, Lou Cucuzza, una sorta di capo magazziniere che parlando al sito The Athletic ha ipotizzato delle soluzioni, alcune già proposte ai dirigenti della Major League Baseball.
La più concreta riguarda gli allenatori e gli altri componenti degli staff tecnici. Nel baseball infatti anche loro indossano una divisa e hanno un numero. Agli Yankees il cosiddetto “coaching staff” è composto da undici persone, quindi altri undici numeri occupati. Considerando che una squadra di baseball ha circa trenta giocatori fissi, i numeri ancora a disposizione degli Yankees, contando quelli inutilizzabili, si riducono a una quarantina. Ogni giocatore ha poi delle preferenze e in genere i numeri bassi sono i più ambiti, perché rari e più facilmente identificabili, ed è ormai impossibile accontentare tutti.
Per questo Cucuzza ha proposto alla lega di levare i numeri ai membri dello staff tecnico, in modo da liberarne una decina. Finora però non ha ricevuto risposta, senza contare che allenatori e preparatori non sembrano troppo contenti all’idea di rinunciare alle loro divise numerate, anche se le usano soltanto per le partite più importanti della stagione. Per Cucuzza si potrebbe quindi arrivare a un punto in cui «sarà necessario avere tre cifre sulle maglie».
In Italia, così come in altri paesi europei, non si è ancora arrivati a questo punto. L’ultimo numero è stato ritirato pochi giorni fa dall’Olimpia Milano, che ha scelto simbolicamente di non assegnare più il 36 in onore del suo ex allenatore statunitense Dan Peterson (nato nel 1936), come aveva già fatto in passato per Mike D’Antoni e Dino Meneghin. Spesso però si discute se sia il caso di mantenere l’usanza e privare quindi le squadre di certi numeri particolarmente significativi, come il 10 nel calcio. La Roma per esempio non ha mai rimosso il 10 di Francesco Totti, ma da quando l’ex capitano si è ritirato non è più stato assegnato (almeno dalla squadra maschile). Il Napoli invece lo ha ritirato già nel 2000 come tributo a Diego Armando Maradona, e lo stesso ha fatto il Brescia per Roberto Baggio.
Fra le altre squadre italiane, l’Inter ha ritirato il 3 di Giacinto Facchetti e il 4 di Javier Zanetti. Il Milan il 6 di Franco Baresi e il 3 di Paolo Maldini. Il Cagliari l’11 di Gigi Riva, simbolo dello Scudetto vinto nel 1970. Il Bologna la maglia numero 27 di Niccolò Galli, figlio dell’ex portiere Giovanni, morto in un incidente stradale a 17 anni. Il Genoa la 6 di Gianluca Signorini, morto nel 2002 per il morbo di Gehrig, e la 7 di Marco Rossi, altro suo capitano; il Brescia la 13 di Vittorio Mero, ex difensore morto in un incidente stradale nel 2002. Altre squadre invece, come la Lazio, hanno ritirato la maglia numero 12 in omaggio ai tifosi (il dodicesimo uomo).
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