• Italia
  • Mercoledì 12 aprile 2023

Le procure che vogliono annullare il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali

Anche di quelle già registrate da anni: a Bergamo il tribunale si è già espresso contro la madre non biologica di una bambina di 9 mesi

(ANSA / MATTEO BAZZI)
(ANSA / MATTEO BAZZI)
Caricamento player

Pochi giorni fa il tribunale di Bergamo ha stabilito che dal certificato di nascita di una bambina di nove mesi dovrà essere rimosso il nome di una delle sue due madri. Il certificato che riportava i nomi di entrambe le donne come genitori era stato registrato dall’ufficio di stato civile di Bergamo lo scorso agosto dopo la nascita della bambina, che era stata concepita all’estero con la fecondazione eterologa (la procreazione assistita che si fa con la donazione esterna di gameti, in questo caso di spermatozoi). In Italia l’accesso a questa tecnica è permesso solo alle coppie eterosessuali sposate o conviventi: per questo molte coppie omosessuali e donne single che vogliono avere figli vanno a farla all’estero e chiedono poi il riconoscimento del legame di parentela in Italia.

La decisione del tribunale di Bergamo non è la prima di questo tipo, e segue una circolare del ministero dell’Interno che lo scorso gennaio aveva chiesto a tutti i sindaci di non trascrivere automaticamente i certificati di nascita dei figli nati all’estero con la gestazione per altri (detta anche GPA, è la procreazione assistita in cui la gravidanza viene portata avanti da una persona esterna alla coppia e in Italia è illegale) in cui comparisse anche il genitore non biologico. Qualche settimana dopo la prefettura di Milano aveva recepito la richiesta estendendola anche alle coppie di donne che avessero fatto ricorso alla fecondazione eterologa all’estero, chiedendo che venisse omesso il genitore non biologico dagli atti di nascita dei figli. Il sindaco di Milano aveva recepito la richiesta del ministero ma aveva detto che non avrebbe avuto valore retroattivo sui certificati già registrati.

Il caso di Bergamo riguarda una bambina di 9 mesi, Giulia, che è nata in Italia lo scorso agosto dopo essere stata concepita con fecondazione eterologa per volontà delle due madri, Michela e Viola, in Spagna, e alla nascita era stata registrata come figlia di entrambe. Concretamente, la decisione del tribunale di Bergamo implica che ora per lo stato la madre non biologica, Michela, perda i propri diritti di genitore sulla bambina. Per lo stato italiano diventa di fatto un’estranea: significa che potrà aver bisogno di una delega per andare a prendere la figlia a scuola e che non potrà firmare un permesso per una gita scolastica o un modulo per fare un vaccino, o semplicemente fare un viaggio da sola con lei, tra le altre cose.

Il tribunale di Bergamo ha accolto la richiesta della procura locale, che lo scorso gennaio aveva chiesto di modificare il certificato di nascita della bambina togliendo l’indicazione della madre non biologica come secondo genitore. Secondo il tribunale, per veder riconosciuto il proprio legame di parentela la madre non biologica deve chiedere il riconoscimento della bambina attraverso la stepchild adoption, cioè l’adozione permessa in casi particolari al genitore non biologico: è un procedimento legale spesso lungo e costoso, originariamente incluso nella legge sulle unioni civili del 2016, da cui fu rimosso con un compromesso molto contestato.

La possibilità dell’annullamento del riconoscimento del genitore non biologico sul certificato di nascita dei figli di coppie omosessuali è ciò di cui associazioni che si occupano di diritti civili discutono da settimane, proprio a seguito della circolare inviata dal ministero dell’Interno sui nati da GPA e della sua estensione a Milano ai nati da fecondazione eterologa da coppie di donne. Il problema riguarda anche molte famiglie con genitori eterosessuali: sono soprattutto loro a fare ricorso alla GPA, spesso per ragioni di salute (per esempio nei casi in cui alla donna sia stato asportato l’utero), e in misura minore anche le coppie di uomini.

Sia la circolare del governo che quella del prefetto di Milano riguardavano però la cessazione dei riconoscimenti futuri: consistevano cioè in un invito agli uffici di stato civile a smettere, da quel momento in poi, di trascrivere i certificati di nascita di bambini nati da GPA all’estero o di formare atti di nascita con due mamme, includendo anche quella intenzionale (cioè quella non biologica). Il caso di Bergamo comporta invece un procedimento retroattivo, visto che Giulia ha già 9 mesi.

Casi come quello di Bergamo potrebbero aumentare nel corso dei prossimi mesi: da quando il ministero dell’Interno ha inviato la sua circolare sui nati da GPA e da quando la prefettura di Milano ha esteso la richiesta ai nati da fecondazione eterologa fatta da coppie di donne all’estero, diverse procure italiane hanno chiesto la modifica di decine di riconoscimenti.

La procura di Milano ha chiesto la modifica di quattro riconoscimenti, quella di Padova, proprio negli ultimi giorni, di altri 32. Anche in quest’ultimo caso i riconoscimenti riguardano figli di coppie di donne concepiti all’estero con fecondazione eterologa e successivamente nati e riconosciuti come figli di entrambe in Italia: i 32 bambini erano nati nel 2017 (hanno quindi tra i 4 e i 5 anni) e il loro certificato di nascita era stato registrato dall’ufficio di stato civile di Padova, guidata dal sindaco di centrosinistra Sergio Giordani.

– Leggi anche: Quanto è complicata la vita delle famiglie non tradizionali in Italia