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  • Sabato 8 aprile 2023

Il Mondiale di scacchi senza il campione mondiale

Inizia domenica in Kazakistan e per la prima volta in dieci anni non ci sarà Magnus Carlsen, che ha detto di non avere motivazioni

(Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)
(Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)
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Inizia domenica ad Astana, in Kazakistan, il Mondiale di scacchi: a contendersi la vittoria in una serie di partite saranno il russo Ian Nepomniachtchi e il cinese Ding Liren, rispettivamente secondo e terzo nella classifica dei migliori al mondo. Il primo invece non ci sarà. Magnus Carlsen, campione mondiale in carica, è infatti in vacanza a Chamonix, tra la Francia e la Svizzera. Dopo aver vinto il Mondiale nel 2013 e dopo aver difeso il titolo in quattro occasioni, l’ultima delle quali alla fine del 2021, Carlsen aveva deciso infatti di non presentarsi a questi Mondiali, a cui da campione in carica avrebbe avuto accesso di diritto.

L’assenza di Carlsen priva il Mondiale di scacchi del suo personaggio più noto e seguito. Non aiuta inoltre che il favorito sia Nepomniachtchi, russo, che già nella precedente edizione era stata battuto in modo netto da Carlsen. Seppur abbia preso una chiara posizione contro l’invasione russa dell’Ucraina, una vittoria di Nepomniachtchi potrebbe diventare un problema per la FIDE, la Federazione Internazionale degli Scacchi, a sua volta parecchio legata alla Russia. Il suo presidente, Arkadij Dvorkovič, è stato vice primo ministro di Dmitri Medvedev, ex primo ministro ed ex presidente russo.

I Mondiali di scacchi si vincono al meglio delle 14 partite, giocate “a cadenza classica”: il che vuol dire che ognuna può durare anche diverse ore. In caso di parità al termine delle 14 partite, l’ultima delle quali è prevista per il 29 aprile, si procederà con partite di spareggio giocate in modalità “rapid” e “blitz”, cioè sempre più veloci e dinamiche, per diminuire il tempo di ragionamento e aumentare di conseguenza le possibilità di errore. Le partite si giocheranno sotto la cupola in vetro del St. Regis Astana, un lussuoso hotel aperto nel 2017 al centro della capitale kazaka. Il montepremi è di due milioni di euro.

Tranne rare eccezioni, a giocarsi i Mondiali sono il campione in carica e il vincitore del Torneo dei candidati, a cui partecipano otto tra i migliori scacchisti al mondo. Nepomniachtchi (spesso chiamato “Nepo”) è ai Mondiali perché ha vinto il Torneo dei candidati giocato nel luglio del 2022. Ding invece a quel torneo nemmeno avrebbe dovuto esserci: è stato “ripescato” dopo che il russo Sergej Karjakin (uno degli otto candidati) era stato squalificato per le sue posizioni a favore dell’invasione dell’Ucraina.

Era nell’aria da tempo che Carlsen non avrebbe difeso il suo titolo mondiale. L’aveva lasciato intendere più volte, dicendo che non gli piaceva il formato e che c’era solo un avversario che avrebbe potuto invogliarlo ad esserci: il 19enne Alireza Firouzja, uno scacchista iraniano-francese di grande talento, arrivato però sesto al Torneo dei candidati. Oltre a Carlsen – il più forte di tutti, da molti considerato forte almeno tanto quanto Bobby Fischer e Garry Kasparov – in Kazakistan mancherà quindi anche quello che lui ritiene essere il suo migliore avversario, secondo molti il miglior talento scacchistico della nuova generazione. Proprio Kasparov ha parlato del torneo che sta per iniziare come di un «evento amputato» che «si fa fatica a chiamare Mondiale».

Carlsen, comunque, era arrivato a dire che nemmeno la presenza di Firouzja l’avrebbe convinto a ripresentarsi al Mondiale, che richiede mesi di minuziosa preparazione per studiare nel massimo dettaglio lo stile di gioco di un unico avversario. Dopo il Torneo dei candidati Carlsen aveva ufficializzato la scelta di non difendere il titolo, parlando di «assenza di motivazioni» e dicendo che non aveva «niente da guadagnare». Poco prima Kasparov aveva detto che secondo lui Carlsen non era «stanco», ma solo «annoiato».

Magnus Carlsen (Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)

Nonostante le premesse, anche la sfida tra Nepomniachtchi e Ding può essere interessante, soprattutto per il loro diverso stile di gioco. Nepomniachtchi è infatti spesso spregiudicato e arrembante, ma anche impaziente, emotivo e propenso all’errore. Ding è invece di solito più paziente, preciso e calcolatore.

Nepomniachtchi, che ha 32 anni, è in genere considerato favorito perché ha già esperienza a un Mondiale. Ding, che di anni ne ha 30, prima della pandemia era arrivato a essere parecchio vincente e costante: giocò 100 partite consecutive senza mai subire una sconfitta (un record poi battuto soltanto da Carlsen). La pandemia, e le pesanti restrizioni cinesi, hanno però molto complicato i suoi ultimi due anni, di fatto rendendogli difficile partecipare ai più importanti tornei internazionali.


Nessuno dei due è particolarmente espansivo o mediatico: Nepomniachtchi non ci tiene granché, e Ding parla addirittura pochissimo in inglese. Entrambi sono lontani dalla fama (e dal giro d’affari) di Carlsen e nessuno dei due ha granché a che fare con il grande successo avuto dagli scacchi (cosa che invece succede per Hikaru Nakamura).

Per entrambi, una eventuale vittoria rischia di essere raccontata per le implicazioni politiche più che per meriti scacchistici. Nonostante la chiara posizione di Nepomniachtchi contro la guerra in Ucraina (espressa in una lettera aperta scritta da 44 scacchisti poche settimane dopo l’inizio dell’invasione russa) e nonostante anche il presidente della FIDE abbia preso le distanze dall’invasione, alla Russia farebbe senza dubbio piacere una vittoria in uno sport che da quelle parti è popolare da decenni. E metterebbe ancora più l’attenzione su certe ambiguità: uno dei principali sponsor dei Mondiali di scacchi è una banca controllata da Timur Turlov, un imprenditore russo (naturalizzato kazako) che è tra quelli che in questi mesi sono stati oggetto delle sanzioni occidentali.

Una vittoria di Ding porterebbe invece in Cina sia il titolo maschile che quello femminile. Il Mondiale femminile, che sarà a giugno, sarà infatti giocato da due scacchiste cinesi: la campionessa in carica Ju Wenjun e la sfidante Lei Tingjie. Il tutto in un paese in cui gli scacchi erano stati vietati nei primi anni della Rivoluzione culturale, e dove ancora sono meno popolari rispetto alla loro “versione cinese”, lo xiangqi.

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