15 paesi dell’Unione Europea si sono uniti a una causa contro l’Ungheria per una contestata legge sull’omosessualità approvata nel 2021

Quindici dei 27 paesi dell’Unione Europea si sono uniti a una causa legale contro una controversa legge approvata dall’Ungheria sulla protezione dei minori, ampiamente criticata in quanto considerata discriminatoria nei confronti della comunità LGBT+. Lo scorso luglio la Commissione europea aveva deciso di fare causa al governo ungherese alla Corte di giustizia dell’Unione Europea per via della legge, approvata nel giugno del 2021 dal governo ungherese, in base a cui in Ungheria è illegale affrontare temi legati all’omosessualità e alla transessualità in contesti pubblici frequentati dai minori.

Secondo la Commissione europea la legge ungherese è in contrasto con varie leggi europee nonché con «la dignità umana, la libertà di espressione e di informazione, il diritto al rispetto della vita privata e il diritto alla non-discriminazione».

La Commissione ha dato qualche mese agli stati membri dell’UE per decidere se unirsi alla causa contro l’Ungheria: hanno deciso di farlo Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Austria, Irlanda, Danimarca, Malta, Spagna, Svezia, Finlandia, Slovenia, Francia, Germania e Grecia, nonché il parlamento europeo. Italia e Polonia, i due principali paesi europei guidati da un governo conservatore, hanno deciso di non unirsi alla causa.

Il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó ha detto che «per noi, la questione della protezione dei minori non conosce compromessi (…) indipendentemente da quanti paesi decidano di unirsi alla causa in corso contro di noi». Il governo ungherese, guidato in maniera semi-autoritaria da Viktor Orbán dal 2010, osteggia sistematicamente la comunità LGBT+. Negli anni Orbán, fra le altre cose, ha modificato la Costituzione per stabilire che il matrimonio può esistere soltanto fra un uomo e una donna e per impedire che le persone ufficialmente single (quindi anche le persone omosessuali) possano adottare dei figli.

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