Cos’è il Sentiero Italia, l’alta via che attraversa tutte le regioni
Uno dei percorsi escursionistici più lunghi al mondo è tornato percorribile, anche grazie a una spedizione a piedi durata tre anni
di Valerio Clari
Esiste un sentiero in Italia che tocca tutte e venti le regioni italiane, isole comprese, attraverso le due grandi catene montuose del paese, ed è lungo oltre 7600 chilometri. Si chiama Sentiero Italia ed è uno dei percorsi escursionistici più lunghi al mondo. È stato ideato nel 1983 e realizzato negli anni Novanta, ma dopo alcuni anni di inaugurazioni, manifestazioni e imprese di chi lo percorse nella sua interezza, si era un po’ smarrito, non solo in senso figurato. Un sentiero di alta montagna non percorso, non curato e senza manutenzione, infatti, viene facilmente e velocemente “riassorbito” dalla vegetazione, interrotto da frane, cancellato.
Negli ultimi anni, però, il Sentiero Italia è tornato a essere popolare, curato e percorso grazie a un progetto di riqualificazione del Club Alpino Italiano (CAI) e grazie al quasi contemporaneo progetto di un gruppo di ragazze e ragazzi, tutti sotto i trent’anni, chiamato Va’ Sentiero. Quella di Va’ Sentiero è stata una spedizione durata più di due anni, dal 2019 al 2021, lungo tutto il percorso, che ora è diventata una approfondita guida digitale, una mini-serie, un libro e una mostra fotografica visitabile fino al 10 aprile alla Triennale di Milano.
Il Sentiero Italia nacque da un’idea di un gruppo di giornalisti e scrittori nel 1983, ma prese forma concretamente solo quando nel 1990 Riccardo Carnovalini, fotografo e appassionato camminatore, presentò il progetto al CAI. L’idea era quella di collegare in un unico trekking i grandi percorsi escursionistici già esistenti, come la Grande Traversata delle Alpi in Piemonte, l’Alta Via dei Monti Liguri in Liguria e la Grande Escursione Appenninica in Toscana, ampliando poi il percorso fino a coprire tutto l’arco alpino e attraversare tutte le regioni seguendo gli Appennini e le altre catene montuose minori del paese. Rispetto ad altri “cammini”, come la via Francigena o il famosissimo Cammino di Santiago in Spagna, ha la particolarità di svolgersi quasi totalmente in quota, lungo le Alte Vie. Interessa, quindi, centri e comunità montane che già allora stavano facendo i conti con lo spopolamento.
Nel 1995 il progetto prese definitivamente forma con l’iniziativa CamminaItalia, una spedizione a staffetta che partiva dalla Sardegna, continuava in Sicilia e poi risaliva tutto il paese lungo la dorsale appenninica e poi sulle Alpi, fino ad arrivare a Trieste. La prima edizione si chiuse in 8 mesi e nel 1999 venne ripetuta dagli Alpini, poi però il sentiero venne abbandonato anche per gli alti costi di gestione. Allora la moda del cosiddetto “turismo lento” era agli albori, e trekking e camminate non erano ancora popolari come lo sono diventati negli ultimi anni.
Yuri Basilicò, uno dei fondatori di Va’ Sentiero, scoprì il Sentiero Italia nel 2016: «Me ne parlarono alcuni escursionisti svedesi conosciuti in Corsica. Non ne sapevo niente, ma quando vidi cos’era mi misi in testa di risvegliare quel gigante addormentato». Coinvolse alcuni amici, fra cui la fotografa Sara Furlanetto, e per due anni lavorarono a un progetto che – raccontano – quando fu presentato ai potenziali sponsor o patrocinatori veniva sempre definito «bello, ma troppo ambizioso».
L’idea era di una spedizione che percorresse tutto il tracciato del Sentiero Italia, che in realtà allora era per lunghi tratti tutto da recuperare, da Trieste fino alla Sardegna: oltre 7000 chilometri da fare in due blocchi da sette mesi ciascuno. Volevano fare il percorso camminando, raccogliendo informazioni per una documentazione tecnica, ma anche culturale e storica, coinvolgendo più persone possibile. Furlanetto spiega: «Volevamo condividere il nostro percorso sui social, ma anche in modo analogico, invitando la gente a fare un pezzo di strada con noi. Come quando Forrest Gump nel film si mette a correre e dietro di lui si crea una folla». Il problema del finanziamento iniziale venne risolto con una raccolta fondi online, che diede ottimi risultati e convinse anche sponsor privati e pubblici a contribuire. I fondatori lasciarono i rispettivi lavori e partirono.
Il gruppo, prima composto da cinque e poi da otto persone, partì a maggio del 2019 da Trieste: i primi problemi furono le nevicate tardive, le zecche e la necessità di cambiare tragitto per gli ostacoli incontrati lungo il cammino, ma per i primi sette mesi tutto procedette grosso modo secondo i piani. Camminavano per circa 20 chilometri al giorno, poi la sera tiravano fuori i computer e ognuno si dedicava ai propri compiti: video, foto, social network, mappatura, testi, programmazione delle tappe successive. Dormivano ovunque, ogni sera in un posto diverso: in tende, stalle, rifugi, palestre, bivacchi, case di chi li ospitava. Mangiarono molto, conobbero i prodotti locali, si confrontarono con le piccole comunità sulla strada, raccolsero un gran numero di viaggiatori: quando arrivano all’ultima tappa della prima parte, ai piedi dei Monti Sibillini, tra Marche e Umbria, la comitiva era arrivata a duecento persone.
Poi però arrivarono la pandemia e i lockdown: nel 2020, nei pochi mesi in cui era ancora possibile, Va’ Sentiero arrivò fino all’estremo sud della Puglia, ma nel 2021 dovette ritardare la partenza, cambiare l’ordine delle regioni, aggiornare progetti, spesso rinunciare alla compagnia di altri escursionisti. Il 25 settembre 2021 comunque arrivò alla fine, vicino a Messina (la Sardegna l’avevano fatta prima). In tutto avevano camminato 7887 chilometri, con un dislivello positivo complessivo di circa 445mila metri, toccando tutte le regioni e 16 parchi nazionali. Le tappe complessive risultarono casualmente 365, come i giorni di un anno.
Il video che accompagna la mostra fotografica ora a Milano (Va’ Sentiero vorrebbe portarla anche in altre città), racconta anche il momento della fine dell’impresa e l’inizio subito dopo di un altro lavoro: quello di documentazione. Oggi sul sito del progetto c’è un’approfondita guida digitale, in italiano e in inglese, che per ognuna delle 365 tappe presenta una mappa, l’altimetria, la traccia GPX scaricabile, una legenda con difficoltà, bellezza, accessibilità del punto di partenza in auto e con i mezzi pubblici, percorribilità a piedi, in bici o a cavallo, luoghi di interesse. Per ogni tratto c’è un racconto di cosa vedere, cosa mangiare, anche dove dormire, nelle strutture usate o conosciute lungo il percorso, che vanno da bivacchi a ostelli e rifugi. La guida rispecchia la doppia natura del viaggio che il progetto di Va’ Sentiero vuole comunicare: non solo percorso fisico, ma anche strumento per conoscere realtà diverse e isolate, dove gli effetti del cambiamento climatico, dello sfruttamento del territorio e della denatalità sono più visibili.
La guida e il sito nei progetti di Basilicò e Furlanetto sarebbero dovuti diventare un punto di partenza per progetti professionali futuri, che in parte si stanno già concretizzando. Il gruppo di Va’ Sentiero intanto continua a fare esplorazioni locali e ha raccontato il viaggio su Sentiero Italia anche in una mini-serie per LaEffe e in un libro, Va’ sentiero. In cammino per le Terre Alte d’Italia: «Ma con tutto il girato che abbiamo vorremmo fare anche un film, un documentario, per raccontare la grande antropizzazione delle nostre montagne, ma anche il loro abbandono e l’impatto dell’uomo e di molte scelte sbagliate sugli ambienti delle Alte Vie».
Intanto il Sentiero Italia è tornato a essere interamente percorribile, mappato e segnalato anche dal CAI, che nel 2018 ha avviato un’operazione per recuperarlo completamente utilizzando tutta la sua rete di sezioni locali (oltre 500) di sottosezioni (300) e di volontari. Lo staff del Club Alpino Italiano spiega di aver diviso il percorso in 519 tappe e di averne affidata ognuna alla sezione più vicina: esiste un database interno in cui è segnalato un referente per ogni tratto, incaricato di verificare la percorribilità del sentiero e segnalare eventuali criticità almeno due volte l’anno: una prima dell’inverno, una dopo l’inverno. Se una tappa non è percorribile, viene suggerito un percorso alternativo. Dal 2022 il CAI ha fatto un bando che permette ai volontari impegnati in quest’opera di essere rimborsati delle spese: i fondi a disposizione sono di 300mila euro, in generale le spese per il ripristino del Sentiero Italia sono stimabili in 500.000 euro l’anno. Comprendono anche la segnaletica verticale (cartelli e indicazioni), che fornisce il CAI e che non è presente su tutto il percorso: c’è invece ovunque la segnaletica orizzontale, cioè i segni di vernice bianca e rossa lungo il sentiero.
Anche sul sito del Sentiero Italia la mappa indica percorso, altimetria e difficoltà, prevede mappe GPX scaricabili, indica percorribilità e eventuali criticità. È in corso una mappatura (per ora incompleta) del percorso cicloturistico (cioè percorribile in mountain bike) e delle fonti d’acqua. Per ogni sezione del percorso, che fa parte di un progetto più ampio di un catasto dei sentieri italiani (in fase di sviluppo con il ministero del Turismo), sono segnalate anche possibili soluzioni per il pernottamento: alle strutture che vogliono essere inserite viene chiesto un contributo di 50 euro. È l’unico contributo dei privati al progetto, per il resto sostenuto dal CAI, ente pubblico che ha oltre 320mila soci, con il sostegno del ministero del Turismo, che nel 2022 ha destinato circa un milione di euro al Sentiero Italia.