Il Guinness dei primati non vuole riconoscere l’immagine digitale più grande del mondo
Non lo dice espressamente, ma è probabile che sia perché rappresenta un pene lungo 16.408 volte l’Empire State Building
Dal 2010 il titolo di “immagine digitale più grande del mondo” secondo il Guinness dei primati viene riconosciuto alla fotografia di un embrione di un Danio rerio, più comunemente noto come pesce zebra, realizzata sulla base di più di 26mila scatti microscopici da un gruppo di ricerca dell’Università di Leida, nei Paesi Bassi. È grande 921.600 per 380.928 pixel, per un’area totale di 351.063.244.800 pixel.
Da qualche mese però è stata realizzata un’immagine digitale ancora più grande, che avrebbe già guadagnato il primato se il suo contenuto non avesse generato imbarazzo e confusione nella Guinness World Records, l’organizzazione che dal 1955 raccoglie e certifica i record mondiali, pubblicando il noto catalogo annuale.
L’immagine in questione è infatti la rappresentazione grafica e un po’ cartoonesca di un enorme e lunghissimo pene umano. Il creatore è un programmatore informatico che lavora a Washington, e che in pubblico mantiene l’anonimato perché ritiene che la natura della sua opera possa ledere le sue possibilità di trovare lavoro. Usa come pseudonimo Eggplant (melanzana in inglese), un riferimento all’uso che da tempo si fa online della relativa emoji, diventata l’eufemismo più diffuso per riferirsi all’organo genitale maschile. La candidata a immagine digitale più grande di sempre, quindi, è quella che nel gergo digitale verrebbe definita una «dick pic», che letteralmente vuol dire «immagine di un cazzo» ma che è anche il termine con cui da alcuni anni si indicano le foto dei peni eretti inviate online senza che siano richieste.
Secondo Eggplant, che è stato intervistato recentemente da BuzzFeed News, l’immagine meriterebbe di entrare nel Guinness dei primati perché è a tutti gli effetti più grande di quella realizzata nel 2010, precisamente 290 volte più grande, con un’area totale di circa 102mila miliardi di pixel (102.040.171.200.000). Per dare un’idea della dimensione dell’opera – e in particolare della sua lunghezza – basti pensare che se la si stampasse con la tecnica comunemente in uso per i grandi manifesti pubblicitari (cioè a 15 DPI), il risultato finale sarebbe 16.408 volte l’Empire State Building, il celebre grattacielo di New York alto 443 metri. Provando a riprodurlo tramite la stampa in 3D, invece, «l’immagine potrebbe (ipoteticamente) essere usata per scagliare la Stazione spaziale internazionale fuori dall’orbita terrestre», scrive BuzzFeed.
Stando a questi dati la candidatura di Eggplant sembrerebbe piuttosto solida, ma la natura scherzosa e controversa dell’immagine non ha convinto il Guinness World Records, che lo scorso novembre l’ha definita «non idonea» alle linee guida per il titolo, notando che «l’immagine contiene larghe aree di blocchi cromatici che si ripetono e non è composta da diverse singole immagini nello stesso modo in cui il record corrente è composto da 26.434 scatti differenti».
L’autore ha deciso di appellare la decisione, basandosi anche sui pareri tecnici che aveva raccolto per completare la procedura di candidatura al titolo. Uno di questi, redatto da Steven G. Murray, ricercatore post-doc in Astrofisica presso la Arizona State University, ha confermato che «è senz’altro l’immagine più grande che abbia mai visto». L’altro esperto interpellato da Eggplant, Alex Latham, specializzando in informatica del MIT di Boston, ha concluso che «l’immagine è enorme e mantiene i dettagli in scala» aggiungendo che si tratta di un continuo e non del risultato della ripetizione degli stessi elementi: «La fonte principale di casualità nell’immagine è la direzionalità delle “vene”, che ondulano e si muovono casualmente lungo tutta l’immagine».
Ma l’autore dice di sapere perché la sua proposta è stata rifiutata, e perché anche il suo appello ha poche probabilità di rovesciare la decisione iniziale: il problema è il contenuto dell’immagine e il fatto che abbia volutamente preso in giro la Guinness World Records. Inizialmente infatti Eggplant aveva formulato una proposta dal tono scientifico, e solo successivamente aveva presentato il suo prodotto: «L’avevo fatta sembrare una cosa medica e invece gli ho dato un enorme disegno di un pisello. È ovvio che non ne fossero felici», ha commentato.
L’obiettivo originale del programmatore comunque non era entrare nel Guinness World Records, ma sperimentare con i formati digitali di immagine molto grandi. In origine l’anonimo creatore voleva sperimentare con gli NFT (i Non-Fungible Token, le opere d’arte digitali la cui unicità è certificata tramite blockchain), creando un’immagine unica da spezzettare in tante unità da rivendere poi all’asta. Cercando una chiave particolare per il suo progetto, all’improvviso Eggplant ha avuto un’idea: «Un pene. Un enorme, gigante, incontrollabilmente grande pene da cartoon».
Per concretizzarla, ha fatto uso dell’esperienza accumulata durante il suo stage di un anno presso la NASA, dove aveva lavorato proprio con le immagini a grande risoluzione scattate dai satelliti spaziali. Anche la scelta del formato è stata complessa: dopo aver preso in considerazione il TIFF, un formato molto utilizzato per le immagini di grandi dimensioni, Eggplant ha optato per BigTIFF, pensato per file ancora più grandi. A causa delle sue dimensioni, comunque, l’immagine non può essere aperta come un file qualsiasi ed è necessario usare dei programmi specializzati pensati per la geografia, la microbiologia e l’astronomia. Quando non è compresso in alcun modo, il file pesa 250 terabyte.
La Guinness World Records è nota per evitare da sempre argomenti scandalosi o scherzosi, rifiutando record come «maggior numero di orgasmi in un giorno» o qualsiasi altro titolo che possa avere una connotazione controversa o maliziosa.
Nel corso degli ultimi anni, però, ha cambiato un po’ il suo approccio nella selezione dei record, attirandosi anche qualche critica. Nel 2019 per esempio la trasmissione satirica Last Week Tonight del comico inglese John Oliver aveva criticato i rapporti commerciali dell’organizzazione con il regime di Gurbanguly Berdimuhamedow, dittatore del Turkmenistan ossessionato con i record, e aveva insinuato che l’editore avesse cominciato a vendere questi titoli al miglior offerente, senza troppa serietà.
Dopo il rifiuto dalla Guinness World Records, Eggplant ha pensato di rendere disponibile la sua opera in un sito apposito, chiamato “The World’s Biggest Penis”, in cui è possibile far scorrere lo schermo per visionare l’immagine. Su Twitter è anche attivo un bot che pubblica una piccola porzione dell’enorme pene, una volta al giorno. Con questo ritmo, ci vorranno 134.819 anni affinché il profilo Twitter arrivi a pubblicare l’immagine per intero.
0.00028653% of the world's largest image has been tweeted
🍆 pic.twitter.com/udlKzA94M9— TheWorldsBiggestPenis (@LargestImage) April 2, 2023