In Tunisia l’acqua potabile ha cominciato a essere razionata a causa della grave siccità

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(EPA/ Momamed Messara, via ANSA)

In Tunisia l’acqua potabile ha cominciato a essere razionata a causa del periodo prolungato di siccità che dura ormai da quattro anni. Venerdì la società idrica statale SONEDE ha annunciato che la fornitura d’acqua potabile sarebbe stata sospesa per sette ore al giorno, dalle 21 alle 4 del mattino: il provvedimento è entrato in vigore subito. Prima dell’annuncio di questa misura, il ministero dell’Agricoltura aveva già introdotto un provvedimento per razionare l’acqua, vietando di usarla per lavare le automobili, pulire le strade e gli spazi pubblici e irrigare i campi almeno fino al prossimo 30 settembre.

La siccità in Tunisia ha raggiunto livelli particolarmente gravi: la mancanza di pioggia ha prosciugato le riserve idriche, compromesso gravemente i raccolti e provocato un aumento del costo dell’acqua sia per l’uso domestico che per l’industria. Il direttore di SONEDE, Mosbah Hlali, ha imputato la situazione al cambiamento climatico, che in questi anni ha portato nel paese inverni secchi ed estati con temperature massime superiori ai 50 °C. Secondo un funzionario del ministero dell’Agricoltura, al momento la capacità dei bacini idrici della Tunisia è al 30 per cento: quella del bacino formato dalla diga di Sidi Salem, da cui proviene l’acqua usata in molte regioni del nord del paese, è al 16 per cento.

Un funzionario di un sindacato degli agricoltori tunisini ha detto a Reuters che con queste misure le conseguenze per il settore saranno «disastrose»: si prevedono raccolti di 200-250mila tonnellate a fronte delle 750mila prodotte nel 2022. La situazione in ogni caso è aggravata dalla pessima condizione delle infrastrutture, che condiziona sia la quantità dell’acqua distribuita sul territorio sia la sua qualità.

La decisione di razionare l’acqua potabile rischia di creare ulteriori tensioni sociali, in un paese in cui da tempo è in corso una grave crisi economica e politica.

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