In Lombardia è stata rinviata l’irrigazione dei campi
L'obiettivo è fare scorta di acqua in una situazione di grave siccità che nei prossimi mesi rischia di compromettere le coltivazioni
In Lombardia è stato rinviato l’inizio della stagione irrigua, cioè la distribuzione dell’acqua per irrigare i campi coltivati: come ogni anno era previsto il primo aprile, ma la grave siccità e la mancanza di riserve idriche hanno convinto la Regione a rimandare. Già da qualche settimana i consorzi di bonifica, che gestiscono e distribuiscono l’acqua, avevano avvertito gli agricoltori di questa eventualità. Per certi versi sono stati preparati al rinvio, deciso per permettere ai laghi e ai bacini artificiali di farsi una scorta di acqua in vista dei prossimi mesi.
Il provvedimento, di cui si discuteva dall’inizio di febbraio, è stato annunciato questa settimana durante un incontro per affrontare la crisi idrica lombarda. L’ARPA, l’agenzia regionale di protezione ambientale, ha fatto il punto sui dati più recenti, piuttosto significativi: in Lombardia mancano 3,5 miliardi di metri cubi di acqua rispetto al volume medio del periodo tra il 2006 e il 2020, un calo del 56,7 per cento. La situazione più grave riguarda il bacino del fiume Serio, tra la province di Bergamo e Cremona, che ha avuto un calo del 70,6 per cento, e il bacino del Toce-Ticino-Verbano, che comprende anche il lago Maggiore, calato del 59,5 per cento rispetto alla media.
La siccità in corso è una siccità idrologica, a cui cioè è associata una riduzione delle acque presenti nei corsi d’acqua, nei laghi e nelle falde sotterranee, e al tempo stesso una siccità agricola, che ha cioè ripercussioni sulle coltivazioni. Non è dovuta solo a una carenza di precipitazioni molto prolungata, ma anche a temperature più alte della norma che, in associazione al tempo quasi sempre soleggiato, hanno portato a un aumento della quantità d’acqua che evapora dal terreno e traspira dalle piante. Le ultime due annate particolarmente siccitose sono problematiche soprattutto per l’agricoltura che sfrutta le riserve idriche accumulate nelle falde. Nelle ultime settimane c’è stata qualche pioggia, non soltanto in Lombardia, ma non in quantità sufficiente a risolvere la mancanza di acqua.
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Già all’inizio di febbraio la Regione aveva sollecitato i gestori delle centrali idroelettriche a trattenere l’acqua nei laghi artificiali per accumularne il più possibile in vista della stagione irrigua.
Anche gli agricoltori avevano preso iniziative per limitare il deflusso dell’acqua e provare a limitare le conseguenze della siccità. In provincia di Pavia alcuni coltivatori di riso, che possono gestire l’acqua anche in inverno a seconda delle tecniche di coltivazione utilizzate, nel mese di gennaio hanno sommerso i terreni in modo che l’acqua, filtrando nel suolo, ricaricasse la falda. Tuttavia sono tecniche temporanee, che possono dare sollievo nel breve periodo ma che non risolvono il problema di questa siccità, che ha dimensioni e durata eccezionali.
Le conseguenze per l’agricoltura sono significative, anche se calcolare i danni per l’intero settore non è facile. In Lombardia vengono coltivati seimila chilometri quadrati di territorio e l’agricoltura lombarda rappresenta il 16 per cento della produzione agroalimentare italiana.
L’impossibilità di irrigare i campi è un grosso problema per gli agricoltori, ma finora non ci sono state proteste. «Siamo disposti a fare sacrifici ora per cercare di avere produzioni finali sufficienti a garantire cibo di qualità», ha detto Stefano Greppi, produttore di riso in Lomellina e presidente di Coldiretti Pavia. «Ma è necessario passare dalla logica dell’emergenza alla logica della programmazione».
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L’assessore regionale all’Agricoltura, Alessandro Beduschi, ha promesso nuovi investimenti per gestire meglio l’acqua come la costruzione di nuovi bacini artificiali e la promozione di tecniche innovative di coltivazione, come la cosiddetta agricoltura di precisione, una tecnica che sfrutta tecnologie avanzate per acquisire dati e, analizzandoli, orientare le decisioni da prendere sulle coltivazioni, in particolare sull’irrigazione. Il PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza, prevede 880 milioni di euro per migliorare le risorse idriche e 500 milioni di euro per innovare i processi produttivi.
Lo scorso primo marzo c’è stato un primo incontro tra diversi ministeri per capire come affrontare l’emergenza siccità. In queste settimane si attendeva il nome del commissario straordinario che avrà il compito di prendere i provvedimenti più in fretta aggirando le difficoltà burocratiche che bloccano alcuni interventi, ma non si sa ancora quando verrà nominato.
Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha detto che i suoi uffici stanno già lavorando sul problema della dispersione idrica. Secondo le stime dell’ISTAT ogni giorno vengono dispersi 157 litri al giorno per ogni abitante, una quantità che considerando la media di consumo pro capite consentirebbe di soddisfare le esigenze idriche di 43 milioni di persone per un anno. In totale va perso il 42,2 per cento dell’acqua immessa nella rete. «Abbiamo già cantieri operativi, così come sulle dighe» ha detto Salvini. «Se sarà nominato un commissario alcuni aspetti burocratici potranno essere bypassati».
– Video: Intorno alla siccità