Il commissariamento del PD in Campania
Elly Schlein lo ha deciso dopo i casi di finti tesseramenti dei mesi scorsi: intanto il presidente di regione, Vincenzo De Luca, ha criticato il metodo
Sabato la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha nominato due commissari per le divisioni territoriali del partito, uno in Campania e una a Caserta: il senatore Antonio Misiani sarà il commissario a livello regionale e la senatrice Susanna Camusso, ex segretaria generale della Cgil, sarà commissaria per la sola città di Caserta. I due avranno il compito di individuare e risolvere alcuni problemi del partito, che in quella zona ha una lunga storia di finti tesseramenti, brogli e irregolarità di vario genere durante le primarie: ne erano emersi anche durante le ultime che hanno eletto Schlein. A Caserta c’era stato un caso particolarmente eclatante, in cui erano state registrate più tessere del PD di quante persone avessero votato il partito alle ultime elezioni politiche.
Il commissariamento però è considerato importante anche perché è la prima presa di posizione netta di Schlein sulle dinamiche interne al partito, attuata ancora prima di nominare la nuova segreteria e in una delle poche regioni attualmente governate dal PD, dove esiste una struttura di potere consolidata con a capo il presidente regionale Vincenzo De Luca. Proprio De Luca è apparso insofferente e contrario al commissariamento: il giorno prima che fosse comunicato ufficialmente, all’assemblea provinciale dei democratici a Napoli aveva detto che «le questioni campane si decidono qui, non a Roma o alle Nazioni Unite».
Misiani ha 54 anni, è bergamasco, è stato viceministro dell’Economia nel secondo governo di Giuseppe Conte e finora era stato proprio il responsabile dell’economia nella segreteria di Enrico Letta, il predecessore di Schlein. In passato ha avuto rapporti burrascosi con De Luca, qualche volta ci si è scontrato pubblicamente sui social network, e per questo la sua nomina a commissario non è ritenuta casuale. Dopo la nomina Misiani ha detto che incontrerà i principali rappresentanti e dirigenti del PD locale, compreso De Luca.
Alle primarie De Luca non aveva sostenuto Schlein, ma il suo avversario, Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna. Forse anche per via dell’influenza di De Luca, in Campania Schlein aveva vinto solo a Napoli, mentre nel resto della regione aveva vinto Bonaccini. In queste settimane De Luca ha criticato più o meno velatamente la nuova segretaria, per esempio su come i suoi propositi di rinnovamento del partito siano in contraddizione con il sostegno che ha ricevuto da parte di una parte della dirigenza che rappresenterebbe invece il “vecchio partito”.
In particolare De Luca e Schlein hanno idee molto diverse sulle alleanze che dovrebbe cercare il PD: il primo è uno storico detrattore del Movimento 5 Stelle, mentre la seconda si è mostrata aperta alla possibilità di una nuova fase di dialogo con il leader Giuseppe Conte, almeno in queste prime settimane. Il problema per De Luca è anche la volontà di Schlein di esercitare un maggiore controllo sul partito a livello locale, mentre negli ultimi anni in Campania lui aveva avuto ampi poteri, forte del fatto che nel 2020 era stato rieletto per il suo secondo mandato con un enorme consenso (quasi il 70 per cento dei voti).
I problemi del PD campano sono noti da tempo, ma sono stati un tema molto discusso durante la lunga fase congressuale iniziata dopo le elezioni dello scorso settembre e conclusa con le primarie. Oltre alle irregolarità di Caserta, lo scorso febbraio il comitato nazionale del partito aveva individuato circa mille iscrizioni dubbie nella zona di Napoli, pagamenti per molte tessere provenienti dallo stesso conto corrente e comuni in cui gli iscritti al partito erano vicini al 90 per cento dei voti ottenuti alle ultime politiche, un dato incoerente e sospetto secondo la dirigenza nazionale.
Negli ultimi mesi De Luca, che governa dal 2015, ha avviato una campagna per sponsorizzare una propria ricandidatura per un terzo mandato alle regionali del 2025, nonostante il limite sia fissato per legge a due mandati consecutivi: per questo ha anche portato in consiglio regionale un progetto per modificare la legge elettorale campana in modo da consentirgli una ricandidatura. Sul tema per ora Misiani è stato piuttosto vago e non ha preso una posizione netta: «Serve una discussione a tutto campo, il tema va ben oltre le vicende di questo o quel territorio».