Il piccolo aeroporto dell’isola d’Elba vuole diventare più grande
Tra gli abitanti c’è un animato dibattito su un progetto di ampliamento ancora poco concreto, in vista di un referendum il 23 aprile
Il prossimo 23 aprile gli abitanti di Campo nell’Elba, un comune nella zona sud occidentale dell’isola d’Elba, nell’arcipelago toscano, voteranno per un referendum consultivo sul progetto di ampliamento dell’aeroporto “Teseo Tesei” che si trova a poche centinaia di metri dalla spiaggia di Marina di Campo, il capoluogo del comune sparso. L’aeroporto è stato costruito nel 1963, è l’unico dell’isola e ogni anno trasporta pochi passeggeri perché la pista è troppo corta per far atterrare e decollare aerei con più di 19 posti. La società che lo gestisce vorrebbe allungarla non soltanto per portare più turisti ma anche per salvare l’aeroporto, che attualmente rischia la chiusura.
Il progetto, tuttavia, non è semplice da realizzare. È costoso e problematico perché lo spazio è poco. I lavori causerebbero lo spostamento della strada provinciale, l’esproprio di alcune case e la deviazione di un fosso, noto come fosso dei Forcioni, esondato più volte a causa di alluvioni che negli ultimi anni hanno causato molti danni. Da qualche mese gli abitanti dell’isola ne discutono con fervore durante assemblee pubbliche e soprattutto sui social network o sui siti di informazione locali: quasi ogni giorno viene pubblicato un intervento a cui seguono decine o centinaia di commenti.
È un dibattito appassionato anche perché il progetto potrebbe incidere profondamente sullo sviluppo, sull’economia e sull’ambiente dell’intera isola.
Dopo le glorie del passato, quando l’Elba era considerata una meta turistica di élite, negli ultimi decenni l’isola è diventata più accessibile e ha ospitato milioni di turisti ogni anno nonostante non ci sia stato un rilevante e diffuso miglioramento delle sue strutture ricettive. L’ampliamento dell’aeroporto è l’occasione per amministratori, albergatori e abitanti di chiedersi quale potrà essere il futuro dell’Elba: se insomma questo progetto sia l’unico modo per continuare ad attirare turisti e investimenti oppure se sia un errore puntare tutto sui collegamenti aerei, che assicurano una minima parte delle presenze turistiche rispetto ai traghetti.
Anche se è molto piccolo, quello di Marina di Campo è un aeroporto a tutti gli effetti. La pista è circondata dal filo spinato, all’interno ci sono alcune grandi tende di plastica utilizzate come hangar, un’aerostazione minuscola con un bar (il “Mach 1”), un ufficio dei Carabinieri e un paio di agenzie di noleggio di auto. I nastri trasportatori per controllare e caricare i bagagli sono solo due. Ovunque sono appesi fogli A4 con avvisi di operatività limitata a causa della bassa stagione. In effetti nel pomeriggio del primo sabato di aprile è tutto chiuso. All’aeroporto non c’è nessuno e gli aerei fermi sul parcheggio sono soltanto due, di cui uno di un pilota privato.
Negli ultimi tre anni i voli e i passeggeri atterrati e decollati dall’isola sono stati pochissimi. Nel 2010 i passeggeri erano circa 10mila, nel 2015 hanno raggiunto i 20mila per poi crollare a meno di 5mila nel 2018 a causa del fallimento di due piccole compagnie aeree, la svizzera Skywork e l’austriaca Intersky. Poi ci sono state le restrizioni dovute alla pandemia e nel 2022, il primo anno senza limitazioni, sono arrivati comunque pochi passeggeri: 10.500.
Per dare un’idea delle proporzioni rispetto al traffico assicurato dai collegamenti marittimi, sempre nel 2022 dai porti elbani sono passate 3 milioni e 25mila persone, nonostante le navi siano molto vecchie e i prezzi dei biglietti siano in aumento da anni. Al momento, quindi, l’aeroporto vale poco più dello 0,3 per cento di tutti i collegamenti tra l’isola d’Elba e la terraferma.
Una parte dei posti sugli aerei è riservata alla cosiddetta continuità territoriale. Quando si parla di continuità territoriale ci si riferisce a tutti gli strumenti legislativi con cui lo Stato aiuta le compagnie aeree affinché certe categorie di viaggiatori abbiano tariffe agevolate per i loro viaggi da e per un territorio (per esempio le isole o altri territori molto periferici). Le tariffe agevolate sono possibili grazie a soldi pubblici assegnati tramite appalto a una o più compagnie aeree.
Nel 2020 il bando per la continuità territoriale è stato vinto da Silver Air con un contributo di un milione di euro all’anno. La convenzione è scaduta il 31 gennaio, ma è stata prorogata fino al 31 ottobre per assicurare appunto la continuità territoriale. Silver Air collega l’aeroporto di Marina di Campo con Pisa, Firenze, Bologna, Linate e Lugano, in Svizzera. Un volo da Pisa, l’aeroporto più vicino, dura 45 minuti e costa 87 euro, mentre chi abita sull’isola lo paga 69 euro. Da Linate costa 254 euro, mentre da Lugano 535 euro.
La Silver Air vola con aerei Let 410 che possono portare al massimo 19 passeggeri. Alatoscana, la società di gestione dell’aeroporto, vorrebbe portare a Marina di Campo gli ATR-72, aerei di linea da 72 passeggeri più 4 membri dell’equipaggio, per raggiungere almeno la soglia di 20mila passeggeri all’anno, obiettivo che in prospettiva potrebbe raddoppiare. «Oltre a ripristinare con maggior facilità i collegamenti con Berna, Zurigo, eventualmente Monaco o altre località, con turisti storicamente affezionati all’Elba, amplierebbe il bacino dei potenziali ulteriori utenti interessati», ha scritto Alatoscana in una nota diffusa nei giorni scorsi.
«L’obiettivo sono i turisti svizzeri, austriaci, tedeschi o di altri paesi che possono raggiungerci attraverso il recupero delle connessioni un tempo esistenti. Si tratta quindi di presenze interessate alla bassa stagione e dalla permanenza media di una settimana in hotel, utilizzando anche auto in affitto e tutti i servizi dell’isola».
Per far decollare e atterrare gli ATR-72 Alatoscana ha chiesto di allungare la pista di 255 metri a nord e 51 metri a sud. Gli aerei, che partono e atterrano sempre nella stessa direzione, verso il mare, avrebbero più metri per decollare e in questo modo passerebbero sulla spiaggia in località Foce a una quota più elevata, con meno rumore e più sicurezza rispetto a un decollo con la pista più corta. Secondo le stime, che risalgono a uno studio di fattibilità commissionato al politecnico di Milano e presentato nel 2019, prima dei rincari dell’ultimo anno l’ampliamento sarebbe costato circa 18 milioni di euro.
Ma il problema non sono solo i costi. A nord passa la strada provinciale 25, il collegamento più rapido tra la zona di Portoferraio, Marina di Campo e i paesi del cosiddetto anello occidentale dove si trovano alcune delle località più note dell’isola, tra cui Cavoli e Fetovaia. Per allungare la pista a nord come previsto dal progetto si dovrebbe spostare la strada. Sia a nord che a sud, inoltre, si dovrebbero espropriare terreni e demolire alcune case.
Il primo edificio che si incontra in via dei Forcioni, una strada che porta verso la campagna a nord di Marina di Campo, è una casa rosa con un cancello arancione. È esattamente nel punto in cui dovrebbe arrivare la pista dell’aeroporto, se verrà allungata. «Questa casa ha 120 anni, è stata costruita dai miei nonni, poi ci sono stati il mio babbo e la mia mamma ed ora ci abito io con la mia famiglia», ha detto Alessandro Lupi in un’intervista al Tirreno. «In questo momento viviamo in un clima di estrema incertezza perché ancora non sappiamo quali e quante case potrebbero essere di ostacolo al progetto di prolungamento. Chiediamo anche di mettersi nei panni delle persone che abitano questa zona e non solo pensare a questo mega progetto che potrebbe anche vedere lievitare molto i costi».
Non è ancora chiaro, tra le altre cose, dove passerebbe la nuova strada provinciale e soprattutto come verrebbe modificato il reticolo idrico costituito da fossi e canali in una zona a forte rischio idrogeologico, come testimoniano le diverse alluvioni degli ultimi anni. I dettagli mancano perché allo studio di fattibilità commissionato da Alatoscana non è ancora seguito un vero e proprio progetto preliminare da sottoporre alla valutazione di impatto ambientale (VIA) ministeriale, che ha il compito di stabilire se un progetto è davvero sostenibile oppure no.
Senza un vero progetto il dibattito manca di elementi concreti, perché non è possibile farsi un’idea dei costi e delle conseguenze sui collegamenti e sulla vita degli abitanti. Ma sia Alatoscana che la Regione, che ne detiene il 51 per cento, sostengono che il lavoro di definizione del progetto e una stima più precisa dei costi inizierà soltanto con il consenso del territorio. Gli abitanti si trovano così a votare senza avere informazioni certe.
Il sindaco di Campo nell’Elba, Davide Montauti, ha sintetizzato le difficoltà di valutazione in un post pubblicato sulla pagina Facebook del comune. «Non accetto gli ultimatum e le scelte obbligate che arrivano calate dall’alto», ha scritto Montauti. «Io non cederò un metro del mio territorio per un’ipotesi progettuale che, ad oggi, non ha niente di concreto. Non lascerò che il mio paese che ha come patrimonio la spiaggia e il paesaggio perda la sua economia e il suo valore in nome dell’allungamento di una infrastruttura» di cui, secondo il sindaco, si sa troppo poco.
Alcune associazioni che rappresentano gli albergatori e gli operatori del turismo sono invece schierate a favore dell’ampliamento così come i sindaci di Portoferraio, Marciana, Marciana Marina e Capoliveri. Anche la sezione locale del PD considera l’aeroporto strategico. Il referendum è stata l’occasione per tornare a discutere anche della proposta di fusione dei sette comuni in cui è divisa l’isola, un’idea di cui si parla da anni. Diversi amministratori locali, infatti, sostengono che la questione dell’ampliamento non possa essere decisa con il voto dei soli abitanti di Campo nell’Elba perché l’aeroporto e i benefici del turismo riguardano tutta l’isola.
Il confronto più vivace riguarda proprio le prospettive di sviluppo turistico, in particolare l’opportunità di investire molti soldi in un aeroporto da pochi passeggeri invece che nel miglioramento dei collegamenti marittimi o della manutenzione delle strade. Nei giorni scorsi è stata promossa anche una petizione online per sostenere il progetto. Lorenzo Lambardi, ex sindaco di Campo nell’Elba, il principale promotore, ha scritto che l’allungamento della pista «vuol dire garantire un futuro a questa infrastruttura fondamentale per il rilancio del turismo elbano, per la continuità territoriale, per il diritto alla salute, allo studio, e per garantire lavoro e prospettive ai giovani».
Lambardi parla di diritto alla salute e garanzia del lavoro perché la Regione Toscana si è detta pronta a non confermare la propria consistente partecipazione in Alatoscana se il comune di Campo nell’Elba non si esprimerà a favore dello sviluppo aeroportuale.
L’uscita della Regione dalla società porterebbe probabilmente alla chiusura dell’aeroporto e al licenziamento di una trentina di persone con conseguenze per alcuni servizi essenziali come l’elisoccorso e l’elicottero utilizzato contro gli incendi. Alatoscana ha scritto che questi servizi, particolarmente importanti per la popolazione, non dipendono direttamente dall’aeroporto. Senza un aeroporto, tuttavia, non potrebbero atterrare, né fare rifornimento.
– Leggi anche: Una contestata strada su una spiaggia dell’isola d’Elba è durata tre giorni