Il Giappone ha annunciato l’imposizione di limiti all’esportazione di semiconduttori, probabilmente per impedire alla Cina di usare le sue tecnologie per scopi militari
Il Giappone ha annunciato che imporrà dei limiti all’esportazione di 23 tipi di macchinari avanzati per la produzione di semiconduttori, componenti fondamentali per i microprocessori alla base dell’elettronica e su cui il paese è considerato all’avanguardia a livello internazionale. Il ministro dell’Economia giapponese, Yasutoshi Nishimura, ha motivato la decisione spiegando che il Giappone vuole impedire l’accesso alle proprie tecnologie avanzate a paesi che rappresentano minacce militari: non ha specificato a quali paesi si riferisca, ma il suo discorso è stato ampiamente interpretato come un riferimento alla Cina.
La decisione sarebbe in linea con un accordo stipulato a gennaio dal Giappone con gli Stati Uniti e i Paesi Bassi per limitare le esportazioni di attrezzature per la produzione di microprocessori proprio verso la Cina: l’accordo non era stato confermato pubblicamente dal Giappone, ma era stato dato per certo dalle fonti di diversi giornali internazionali molto affidabili, tra cui Bloomberg e il Wall Street Journal. Nella pratica, le aziende giapponesi che producono semiconduttori dovranno richiedere un permesso specifico per poter vendere all’estero certi tipi di prodotti.
Negli ultimi tempi i rapporti tra il Giappone e la Cina sono molto peggiorati, in particolare dopo che alcuni giorni fa le autorità cinesi avevano arrestato un impiegato giapponese con accuse di spionaggio. Il governo giapponese ha chiesto alla Cina di rilasciarlo immediatamente, e sabato il ministro degli Esteri giapponese, Yoshimasa Hayashi, incontrerà a Pechino il ministro degli Esteri cinese: il motivo dell’incontro non è stato reso pubblico, ma è possibile che Hayashi vada in Cina per cercare una mediazione sul caso.