Il Guardian pagherà per lo sfruttamento della schiavitù da parte dei suoi fondatori
Il fondo che possiede il giornale ha detto che investirà milioni di sterline come risarcimento per fatti risalenti alla prima metà dell'800
Nel 2020 lo Scott Trust, l’organizzazione non profit che possiede tra le altre testate il Guardian, uno dei più importanti giornali nel Regno Unito e probabilmente il più famoso quotidiano di stampo dichiaratamente progressista al mondo, commissionò a un gruppo di ricercatori indipendenti un’inchiesta sul rapporto tra le persone che fondarono e finanziarono il giornale nel 1821 e la tratta transatlantica degli schiavi.
Martedì quel gruppo di ricercatori ha pubblicato uno studio che rivela che il principale fondatore del giornale, il giornalista e commerciante inglese John Edward Taylor, e nove dei suoi undici finanziatori avevano forti legami con aziende mercantili che importavano grandi quantità di cotone grezzo prodotto da persone schiavizzate nelle Americhe. Lo Scott Trust si è scusato pubblicamente e ha annunciato che nei prossimi anni investirà più di 10 milioni di sterline (più di 11 milioni di euro) per rimborsare le comunità che discendono dalle popolazioni schiavizzate nelle aree da cui i fondatori del Guardian importavano il cotone nel diciannovesimo secolo.
«Ci scusiamo per il fatto che il nostro fondatore e coloro che lo hanno finanziato abbiano tratto la loro ricchezza da un crimine contro l’umanità», ha scritto Katharine Viner, caporedattrice di Guardian News & Media. «Mentre entriamo nel nostro terzo secolo di vita come testata giornalistica, questa terribile storia deve rafforzare la nostra determinazione a utilizzare il giornalismo per denunciare il razzismo, l’ingiustizia e la disuguaglianza».
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Secondo i ricercatori che hanno esaminato i registri delle fatture dell’epoca, Taylor intratteneva principalmente rapporti con i proprietari di piantagioni di cotone nelle Sea Islands, lungo la costa sud-orientale degli Stati Uniti. Uno dei primi finanziatori del Guardian, il commerciante George Philips, era anche comproprietario di una piantagione di zucchero in Giamaica, che era una colonia britannica, in cui lavoravano più di cento schiavi. Dopo l’abolizione della schiavitù nel 1838 tentò senza successo di ottenere un risarcimento dal governo britannico per quella che considerava una «perdita di proprietà».
Lo Scott Trust ha anche riconosciuto che, nei primi anni di pubblicazione del Guardian, il giornale ha spesso espresso posizioni editoriali favorevoli all’industria del cotone e di conseguenza allo sfruttamento degli schiavi che per decenni furono trasportati contro la propria volontà da vari territori africani per essere venduti ai proprietari terrieri in America.
Oltre a rimborsare direttamente le comunità che discendono dalle popolazioni schiavizzate, l’azienda si è impegnata ad aumentare la copertura che dedica alla schiavitù transatlantica e alle sue conseguenze storiche, moltiplicando il numero di reportage sulle comunità afrodiscendenti nel Regno Unito, negli Stati Uniti, nei Caraibi, in Sud America e in Africa, tra le altre cose assumendo nei prossimi anni una dozzina di nuovi giornalisti che si occupino principalmente di questo tema.