Humza Yousaf è il nuovo primo ministro scozzese
Ha 37 anni ed è nato a Glasgow: prende il posto di Nicola Sturgeon, di cui condivide le idee politiche progressiste
Martedì il parlamento della Scozia ha nominato Humza Yousaf primo ministro del paese, un giorno dopo che era stato eletto leader del Partito Nazionale Scozzese (SNP). Yousaf prende il posto di Nicola Sturgeon, che a inizio febbraio aveva annunciato le proprie dimissioni da prima ministra e contemporaneamente da leader del partito.
Humza Yousaf ha 37 anni ed è nato a Glasgow da padre pakistano e madre kenyana. «I miei nonni non avrebbero mai immaginato questo destino per me. Uno di loro lavorava alla compagnia di autobus di Glasgow, l’altro alla fabbrica Singer (fabbrica di macchine da cucire, ndr)» ha detto Yousaf dopo la sua nomina a leader di partito. Ha detto anche che la fede – lui è musulmano – «non impedisce di governare un paese», spiegando che governerà «per tutti gli scozzesi» e seguendo i principi della giustizia.
Yousaf è nato a Glasgow il 7 aprile del 1985 e lì è cresciuto e ha studiato diventando, tra le altre cose, presidente dell’Associazione degli studenti musulmani dell’università. Il padre è nato in Pakistan ed è emigrato in Scozia con la famiglia negli anni Sessanta, lavorando poi come contabile. La madre è nata invece a Nairobi, in Kenya, e a sua volta è emigrata in Scozia dopo aver subìto violenti attacchi di matrice razzista nel paese, in quanto appartenente a una famiglia di discendenza Arain, popolazione agricola che vive principalmente nel Punjab, nel nord-ovest dell’India.
Yousaf decise di entrare a far parte dell’SNP nel 2005 dopo aver ascoltato l’allora leader del partito Alex Salmond che si era espresso contro la guerra in Iraq: quel discorso lo convinse che l’indipendenza sarebbe stata l’unico modo per la Scozia di evitare di prendere parte al conflitto.
Dopo aver lavorato in un call center, Yousaf è diventato assistente parlamentare di Bashir Ahmad, la prima persona musulmana eletta al parlamento scozzese nel 2007. Ahmad morì di infarto due anni dopo e Yousaf continuò a lavorare come assistente parlamentare per Alex Salmond e Nicola Sturgeon occupandosi anche di comunicazione all’interno del partito.
Eletto al parlamento scozzese nel 2011 (dove ha prestato giuramento in inglese e urdu, lingua nazionale, insieme all’inglese, del Pakistan), l’anno successivo è diventato ministro della Giustizia e poi della Sanità, durante la pandemia di COVID-19: senza demeriti, ma senza nemmeno «fare scintille», dicono gli osservatori. Come ministro della Giustizia, Yousaf ha voluto e ottenuto l’approvazione del provvedimento chiamato Hate Crime Bill, che include nella legge contro i crimini d’odio anche gli episodi di discriminazione basati, tra le altre cose, sull’identità di genere.
Yousaf è considerato politicamente molto vicino alle posizioni di Sturgeon, in particolare sul tema dell’indipendentismo. E ha anticipato che l’indipendenza rimane il suo principale obiettivo. Non è chiara quale potrebbe essere però la strategia del partito per ottenerla. Lo scorso giugno Sturgeon aveva annunciato l’intenzione del suo governo di tenere un secondo referendum sull’indipendenza dopo quello fallito del 2014. Yousaf stesso si è detto più volte favorevole a un secondo referendum, nonostante un blocco deciso dalla Corte suprema britannica lo scorso novembre, che rende un nuovo voto molto complicato.
Il primo atto da nuovo leader dell’SNP di Humza Yousaf è stato quello di inviare una lettera al primo ministro britannico Rishi Sunak chiedendo l’attivazione della clausola prevista dall’articolo 30 dello Scotland Act del 1998 – la legge con cui venne creato un governo regionale scozzese – che prevede una temporanea cessione di sovranità dal parlamento britannico a quello scozzese. È la stessa clausola che venne attivata per permettere il referendum del 2014. Sturgeon ci aveva già riprovato, senza successo, nel 2017 e di nuovo nel 2019. Il governo del Regno Unito ha già chiarito che la risposta di Sunak a Yousaf non sarà differente da quella data a Sturgeon, e Yousaf ha dichiarato dunque che il movimento indipendentista non dovrà rimanere bloccato nelle procedure, ma riattivare concretamente la campagna a favore dell’indipendenza cercando di conquistare gli indecisi o coloro che hanno dichiarato di non voler votare.
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Considerato come il candidato della continuità, Yousaf porta avanti la stessa agenda progressista di chi l’ha preceduto. Ha promesso, tra le altre cose, di voler difendere la proposta di legge approvata dal parlamento scozzese per rendere più facile alle persone trans la procedura di cambio del nome e del genere sui documenti e su cui il parlamento britannico ha imposto il veto.
Nel 2020, Yousaf ha parlato della necessità di rendere più inclusivi gli incarichi pubblici di alto livello in Scozia: «Al 99 per cento delle riunioni a cui vado, sono l’unica persona non bianca nella stanza (…) Ogni poltrona di ogni ente pubblico è bianca». E ha dichiarato di essere «fermamente impegnato per l’uguaglianza di tutti». Ha sostenuto apertamente anche il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Yousaf è considerato un politico competente e che piace alle persone, ma secondo molti analisti non ha il carisma di Sturgeon né la sua autorità all’interno del partito. I suoi detrattori dicono che Yousaf, pur avendo pressoché le stesse idee di Sturgeon, non è all’altezza della prima ministra uscente.
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Yousaf eredita un partito che ha tuttora una buona posizione nei sondaggi e che, per quindici anni, ha dominato il panorama politico scozzese. Ma è un partito sempre più diviso tra i sostenitori di una linea progressista e i sostenitori di una posizione invece più conservatrice, portata avanti da Kate Forbes, la principale avversaria interna di Yousaf. Nel voto tra gli iscritti al partito, Yousaf ha raccolto il 52 per cento, rispetto al 48 per cento di Forbes ottenendo dunque una vittoria di misura che lo costringerà a confrontarsi con le profonde divisioni della sua stessa area politica.
In vista delle elezioni del 2024, Yousaf ha poi davanti a sé una sfida elettorale più difficile di quella che l’SNP ha affrontato l’ultima volta. Le dimissioni di Sturgeon hanno infatti rappresentato un’enorme opportunità per i Laburisti di guadagnare consensi, e non sorprende che nelle ultime settimane i loro leader abbiano già fatto diversi viaggi in Scozia.