La Francia non estraderà i dieci italiani condannati per reati di violenza politica
Lo ha deciso la Corte di Cassazione francese ed è definitivo: erano stati arrestati per fatti risalenti agli anni Settanta e Ottanta
La Cassazione francese ha confermato la decisione già presa dalla Corte d’Appello di Parigi di negare l’estradizione in Italia dei dieci ex militanti dell’estrema sinistra che nel 2021 erano stati arrestati per reati di violenza politica commessi negli anni Settanta e Ottanta, e successivamente liberati. Il parere negativo della Cassazione sulle richieste di estradizione è dunque definitivo.
Le estradizioni erano state richieste dal governo italiano nel 2021: riguardavano Giorgio Pietrostefani, tra i fondatori del movimento Lotta Continua; gli ex brigatisti Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Maurizio Di Marzio ed Enzo Calvitti; l’ex militante di Autonomia Operaia Raffaele Ventura; Luigi Bergamin dei Proletari Armati per il Comunismo e Narciso Manenti dei Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale. Hanno tra i 62 e i 79 anni e vivono in Francia da almeno venticinque anni.
Nel giugno del 2022 la Corte d’Appello di Parigi si era opposta alla richiesta del governo italiano e aveva negato l’estradizione facendo riferimento ad alcuni articoli della Convenzione europea dei diritti umani che prevedono il diritto all’equo processo e il rispetto della vita privata e familiare di imputati e condannati. In questo caso dai reati per cui i militanti sono stati giudicati in contumacia in Italia sono passati oltre trent’anni. Nello specifico, la Corte d’Appello aveva ritenuto che il procedimento in contumacia, come strutturato in Italia, non corrispondesse ai requisiti sul cosiddetto giusto processo e violasse dunque gli articoli 6 e 8 della Convenzione europea dei diritti umani. Aveva poi stabilito che, una volta concessa l’estradizione, gli arrestati dovessero essere nuovamente processati, con le garanzie del giusto processo, ma che di questa eventualità l’Italia non avesse fornito alcuna garanzia.
Infine, aveva osservato che l’Italia per circa trent’anni non si era attivata con lo stato francese per richiedere l’estradizione e che, in questo lungo periodo, le persone coinvolte si erano rifatte una vita, una famiglia e avevano interrotto ogni legame con l’Italia. Non condividendo queste conclusioni, la procura francese aveva presentato ricorso in Cassazione che ora ha però confermato la sentenza della Corte d’Appello.
In sette furono fermati il 28 aprile del 2021, mentre gli altri tre si costituirono nei giorni successivi. In Italia la notizia era stata presa come prova di un cambio di posizione da parte del governo francese, che dagli anni Ottanta aveva offerto asilo a cittadini italiani indagati o condannati per atti criminali di ispirazione politica nell’ambito della cosiddetta dottrina Mitterrand. Durante il primo mandato del presidente francese Emmanuel Macron si era notato effettivamente un cambiamento, confermato dopo gli arresti dal ministro della Giustizia Éric Dupond-Moretti, che disse: «Spero che questa decisione permetterà all’Italia di voltare pagina in una storia impregnata di sangue e lacrime». Poco dopo gli arresti i dieci erano stati rilasciati, in attesa della decisione sull’estradizione. Lo stesso Macron, che aveva definito l’arresto degli ex militanti un «momento storico», aveva ribadito la volontà che fossero estradati poiché erano stati «coinvolti in crimini di sangue».
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Per la giustizia italiana Calvitti deve scontare 18 anni e sette mesi per associazione sovversiva, banda armata, ricettazione di armi e associazione con finalità di terrorismo. Alimonti ha una condanna a 11 anni e sei mesi per tentato omicidio, associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo. Cappelli, Petrella, Tornaghi e Manenti sono stati condannati all’ergastolo. Di Marzio deve scontare 5 anni e nove mesi per tentato sequestro. Ventura ha condanne che ammontano a vent’anni. Infine, Pietrostefani deve scontare una pena residua di 14 anni e 2 mesi per essere stato ritenuto mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi, avvenuto a Milano il 17 maggio 1972, al termine di una serie di processi molto contestati.
Qualche giorno fa la Corte d’Appello di Lione ha respinto un’altra richiesta di estradizione presentata dall’Italia nei confronti di Vincenzo Vecchi, militante condannato in Italia a 11 anni e 6 mesi per devastazione e saccheggio durante il G8 di Genova del 2001.