Cosa ha deciso il governo sulle bollette e sul codice degli appalti
Ha approvato due provvedimenti per continuare a contenere i costi dell'energia e per accorciare i tempi dei contratti pubblici
Nella riunione del Consiglio dei ministri di martedì pomeriggio il governo ha approvato il testo di un ulteriore “decreto bollette”, pensato per continuare a contenere i costi dell’energia, un nuovo decreto legislativo sugli appalti, e un disegno di legge che vieterebbe la produzione e commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici.
Il più recente decreto bollette si applicherà al secondo trimestre del 2023 – quindi da inizio aprile a fine giugno – e include sia varie proroghe a misure già esistenti, che un nuovo bonus. A essere prorogate sono le agevolazioni sulle tariffe per la fornitura di energia elettrica, sia per le famiglie economicamente svantaggiate (una categoria che da inizio gennaio include tutte le famiglie che hanno un ISEE inferiore a 15 mila euro) che per le persone che si trovano in gravi situazioni di salute. Il decreto proroga anche la riduzione dell’IVA sul gas al 5 per cento fino a giugno, e estende questa riduzione al teleriscaldamento, ovvero il riscaldamento che consiste nella distribuzione di acqua calda o vapore.
È invece una novità il “bonus riscaldamento”, che varrà per il periodo tra l’1 ottobre e il 31 dicembre 2023, nel caso in cui la media dei prezzi giornalieri del gas naturale sul mercato all’ingrosso superi una certa soglia. Il decreto bollette conferma anche varie misure che si applicano alle imprese, tra cui il credito d’imposta per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale e lo stanziamento di circa 1,1 miliardi di euro in favore di regioni e province autonome per limitare l’impatto del payback dei dispositivi medici sulle aziende del settore. In totale, le risorse complessive stanziate nel provvedimento sono pari a 4,9 miliardi di euro.
Il Consiglio dei ministri ha poi approvato il nuovo Codice dei contratti pubblici, pensato tra l’altro per accorciare i tempi di assegnazione degli appalti e attuare quindi più velocemente il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), ovvero il programma del governo italiano su come spendere finanziamenti che arriveranno dall’Unione Europea tramite il cosiddetto “Recovery Fund”, pensato per bilanciare la crisi economica provocata dalla pandemia da coronavirus.
La decisione più commentata e pubblicizzata dal governo, però, è quella che riguarda la cosiddetta “carne sintetica”. Il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che vieterebbe la produzione e la commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici, cioè quelli che vengono prodotti a partire da cellule animali ottenute attraverso biopsie indolori su animali vivi. Queste cellule vengono poi “allevate”, ovvero nutrite in vitro, con sieri di origine vegetale e animale, grazie ai quali crescono fino a diventare tessuto muscolare, carne “vera” che non comporta enormi emissioni di CO2, deforestazione e sofferenza degli animali.
Secondo il ministro per le Politiche agricole Francesco Lollobrigida gli alimenti sintetici creano «un rischio di ingiustizia sociale», incoraggiando «una società in cui i ricchi mangiano bene ed i poveri no». Il ministro non è entrato nei dettagli, ma ha aggiunto che la misura vuole evitare «il rischio di disoccupazione» e «tutelare la salute pubblica». «Ribadiamo la salvaguardia del patrimonio della nostra nazione e della nostra cultura agroalimentare che si basa sulla dieta mediterranea», ha detto invece il ministro della Salute Orazio Schillaci.
Se la legge dovesse essere approvata dal parlamento, le aziende che la violeranno saranno soggette a multe che vanno dai 10mila ai 60mila euro, oltre che alla confisca dei prodotti illeciti.