Le città più grandi al mondo di cui non si sente mai parlare
Metropoli enormi e in espansione, perlopiù in Asia e in Africa, ex capitali, capitali di fatto e altri centri con milioni di abitanti
Molte delle città più popolose al mondo sono città famose per la loro storia, per altre loro caratteristiche o per diverse altre ragioni. Tokyo in Giappone, Delhi in India, Shanghai in Cina e San Paolo in Brasile, le quattro città più popolose al mondo secondo dati dell’ONU del 2018, non sono note soltanto né prevalentemente per la loro grandezza. Ma in questa stessa lista delle 81 città con una popolazione che supera i 5 milioni di persone ce ne sono diverse di cui non si sente parlare spesso, oppure conosciute soltanto per il fatto di essere molto popolose, oppure sconosciute del tutto alla maggior parte delle persone.
Una delle città citate più spesso in questo tipo di liste è Chongqing, nel sud-ovest della Cina, descritta ormai da anni come la megalopoli «di cui nessuno ha mai sentito parlare». È la 14a città più popolosa al mondo secondo i dati dell’ONU, che considera soltanto l’area metropolitana e non l’intera suddivisione amministrativa che si intende in Cina quando si parla di Chongqing. Dal 1997 è infatti una “municipalità”, città di vaste dimensioni che hanno in Cina lo stesso status amministrativo delle province.
Tenendo in conto l’intera municipalità, Chongqing è spesso citata come la singola città più popolosa al mondo in assoluto, e di gran lunga, con oltre 32 milioni di persone. Ma la maggior parte degli abitanti, pur facendo parte della stessa municipalità, abita nelle zone rurali più periferiche. È una tendenza che vale in generale per diverse statistiche sulla popolazione cinese e che fa emergere, tra le altre cose, uno dei principali limiti di qualsiasi classificazione internazionale di questo tipo: che non esiste un criterio univoco di definizione di “città”, perché le suddivisioni amministrative cambiano da paese a paese ed esistono molte sfumature.
Aree che in alcuni paesi sono definite “città”, in altri sarebbero più propriamente province o regioni. La municipalità di Chongqing ha una superficie di 82.403 chilometri quadrati: praticamente la stessa dell’Austria (che ha 8,9 milioni di abitanti). Per viaggiare dal centro verso le parti più periferiche, considerando anche la peggiore qualità delle strade man mano che ci si allontana, servono uno o due giorni. E quindi anche classifiche delle città più grandi del mondo fatte da enti e organizzazioni autorevoli spesso finiscono inevitabilmente per «paragonare mele e pere», sintetizzò nel 2012 Richard Greene, professore di geografia alla Northern Illinois University.
Al netto delle differenze di classificazione, Chongqing è oggi relativamente più nota nel mondo di quanto non lo fosse un tempo, anche per via dell’incredibile espansione urbanistica che ha avuto negli ultimi due decenni e che la accomuna ad altre grandi città cinesi come Tientsin. Di fatto, a forza di citarla come grande città poco conosciuta, è diventata una città di cui in realtà si conoscono diverse cose.
Una è la presenza di ampi tunnel sotterranei utilizzati dalla popolazione come rifugi antiaerei contro gli attacchi dell’aviazione giapponese durante la Seconda guerra mondiale. Per decenni dopo la fine della guerra – e in parte ancora oggi – i tunnel furono sede stabile delle attività quotidiane di operai, artigiani e altri lavoratori.
E un’altra caratteristica abbastanza nota di Chongqing è la grande metropolitana in funzione dal 2005, che ha dieci linee e una lunghezza complessiva dei binari di 485 chilometri. La costruzione di nuove linee ha seguito più o meno di pari passo la crescita urbana, e altre linee sono attualmente in costruzione. La metropolitana è molto conosciuta nel mondo principalmente per la linea 2, che passa attraverso un condominio di 19 piani, tra il sesto e l’ottavo piano, sede della stazione Liziba.
Un’altra città relativamente poco conosciuta tra quelle con più di 5 milioni di abitanti è Karachi, nel sud del Pakistan, lungo la costa orientale del Mar Arabico, nell’Oceano Indiano. È la città più popolosa del paese, con una popolazione di circa 15,4 milioni di abitanti distribuiti su una superficie di 3.530 chilometri quadrati.
Karachi fu la capitale fino all’inizio degli anni Sessanta, prima che lo diventasse Islamabad, appositamente costruita a questo scopo, per ragioni di logistica e difesa. Ma è ancora oggi il più importante centro industriale, finanziario e culturale del paese, come anche la città più cosmopolita e relativamente liberale. È sede dei due porti più grandi del Pakistan, quello di Karachi e quello di Qasim, e anche dell’aeroporto internazionale più trafficato, quello di Jinnah. Tra le costruzioni più eccentriche c’è una gigantesca croce cristiana alta circa 50 metri, fatta erigere nel 2015 da un uomo d’affari pakistano: abbastanza notevole per un paese a larghissima maggioranza musulmana, in cui i cristiani formano l’1,27 per cento della popolazione.
La continua richiesta di forza lavoro e l’espansione urbanistica di Karachi hanno determinato nel corso del tempo un progressivo e costante trasferimento delle persone dalle zone rurali verso il centro. A causa di questi flussi, sostanzialmente ininterrotti da decenni, e dell’aumento della longevità media la popolazione è cresciuta di quasi 60 volte dalla fine degli anni Quaranta. Ed è raddoppiata nel giro di 15 anni tra la fine degli anni Novanta e gli anni Dieci del Duemila.
Da tempo la crescita della popolazione è anche causa di grandi difficoltà nello smaltimento dei rifiuti, a sua volta concausa di altri fenomeni eccezionali tra cui una straordinaria invasione di mosche nel 2019, ulteriormente favorita dalle piogge monsoniche e dalle inefficienze del sistema fognario e di drenaggio delle acque.
Delle molte città indiane presenti nella lista delle più popolose al mondo, a parte Delhi, Mumbai, Calcutta e Bangalore, diverse sono poco o per niente conosciute. Tra queste c’è Chennai, i cui confini amministrativi furono estesi nel 2011 passando da 174 a 426 chilometri quadrati, e che prima del 1996 era conosciuta come Madras, nome della colonia in cui fu edificata la prima fortezza britannica in India, nel 1639. Si trova nello stato federato meridionale di Tamil Nadu, di cui è la capitale, e ci vivono oltre 10 milioni di abitanti, considerando l’intera area metropolitana che ricade sotto lo stesso ente amministrativo (Greater Chennai Corporation, il più antico del paese).
Chennai affaccia sulla baia del Bengala, è uno dei principali porti del sud del paese e una delle maggiori economie. Ma nonostante questo ha una crescente popolazione che vive al di sotto della soglia della povertà, ed è spesso interessata da periodi di siccità e mancanza d’acqua. Oltre a essere una delle città indiane più visitate da persone provenienti da altri paesi, ne attira anche moltissime dal resto del paese per le migliori cure mediche e sanitarie che fornisce rispetto ad altre città.
Chennai ha inoltre una lunga tradizione musicale, apprezzata anche a livello internazionale e riconosciuta dall’UNESCO. Ed è uno dei principali centri di produzione cinematografica del paese per fatturato, numero di film realizzati e diffusione, in particolare film del genere “Kollywood”. Formato dall’unione delle parole Hollywood e Kodambakkam, quartiere di Chennai sede degli studi, “Kollywood” è il nome utilizzato per indicare il cinema in lingua tamil, seguitissimo anche in altri paesi tra cui Malaysia, Singapore e Sri Lanka.
Un’altra città di cui di solito non si sente parlare molto quando si parla di città più grandi al mondo è la capitale dell’Angola, Luanda, che secondo i dati dell’ONU è tra quelle città la sesta in assoluto per densità: circa 8,3 milioni di abitanti su una superficie di 116 chilometri quadrati. L’Angola ha una storia relativamente recente e dolorosa, segnata da 26 anni di guerra civile cominciata subito dopo l’indipendenza dal Portogallo, ottenuta nel 1975, e conclusa soltanto nel 2002. Il portoghese è ancora la lingua ufficiale, nonché prima lingua appresa da una cospicua parte della popolazione.
La popolazione di Luanda, che si trova sulla costa atlantica settentrionale ed è il più grande porto del paese, oltre che il principale centro industriale e culturale, è aumentata molto negli ultimi vent’anni grazie a una relativa stabilità politica ma soprattutto alle risorse minerarie e petrolifere del paese. Risorse che hanno favorito gli investimenti in nuove attività e progetti urbani, ma anche la crescita di corruzione e disuguaglianze. Come per molte altre grandi città del mondo, una parte consistente della crescita demografica è stata favorita dai flussi migratori formati da persone che si sono trasferite da altre aree del paese o da paesi limitrofi per fuggire da zone di guerra o per le maggiori opportunità economiche.
Secondo le previsioni di diversi gruppi di ricerca internazionali tra cui il Global Cities Institute della University of Toronto e la rivista scientifica Environment & Urbanization, raccolte nel 2021 in un lungo articolo sul Washington Post, molte altre città e aree metropolitane africane interessate da una crescente urbanizzazione potrebbero finire per occupare le prime venti posizioni nella classifica delle città più popolose al mondo entro il 2100, oltre alle già grandi Il Cairo in Egitto e Lagos in Nigeria.
Entro la fine del 2100, secondo queste ricerche, l’Africa sarà l’unico continente in crescita demografica e ospiterà oltre un terzo della popolazione mondiale. Tra le città con maggiori prospettive di crescita e già da anni in fase di notevole espansione, una di quelle di cui si sente meno parlare è Abidjan, ex capitale della Costa d’Avorio, che secondo dati del 2021 ha una popolazione di 6,3 milioni di abitanti. Nel 2014 erano 4,7 milioni ed entro il 2100 potrebbero diventare 19 milioni.
Abidjan, che sorge intorno a una laguna sull’Oceano Atlantico, ha avuto una rapida crescita demografica ed economica negli ultimi dieci anni, dopo una guerra civile cominciata tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila e proseguita a fasi alterne fino al 2012. Non è più la capitale dal 1983, quando le funzioni amministrative furono trasferite a Yamoussoukro, un distretto autonomo nella parte più centrale del paese. Abidjan rimase tuttavia la capitale economica e governativa, oltre che la città più popolosa di tutta l’ex colonia francese, peraltro nota per la sua industria del cacao (è il principale produttore al mondo).
Da alcuni anni in particolare ma in parte già da prima della guerra civile, Abidjan è considerata una delle città più cosmopolite di tutta l’Africa e un modello di integrazione e tolleranza, in grado di attirare la maggior parte dei flussi migratori interni (enormemente superiori rispetto a quelli intercontinentali). La popolazione ivoriana di Abidjan è in crescita da anni, scrisse il Washington Post nel 2021, ma la popolazione residente nata in altri paesi sta crescendo ancora più rapidamente, e rappresenta circa il 20 per cento dell’economia del paese, più che in qualsiasi altra parte dell’Africa.
Quartieri come Treichville, Abobo e Vridi ospitano comunità provenienti da tutta l’Africa occidentale e rimaste ad Abidjan per le migliori condizioni di vita e di lavoro, favorito da continui piani di investimento infrastrutturale in diverse città del paese (la Francia è ancora il principale partner politico ed economico).