In Spagna tutti vogliono una foto della Muralla Roja
È un complesso residenziale che sembra uscito da un'opera di Escher ed è considerato il posto più “instagrammabile” del paese: chi ci abita però non è felice
Nel 1973 in Spagna fu inaugurata la cosiddetta Muralla Roja, un particolare complesso residenziale costruito su una scogliera a Calp, una sessantina di chilometri a nord di Alicante, sul mar Mediterraneo. Per via dei colori e delle forme degli edifici che lo compongono, che sembrano quasi usciti da un’opera di Maurits Cornelis Escher, il complesso è considerato il posto più “instagrammabile” della Spagna: da anni però i residenti si lamentano del gran traffico di gente che prova a intrufolarcisi per scattare foto, a volte facendosi anche male, e questo non è il solo problema per chi ci vive.
La Muralla Roja fu ideata negli anni Sessanta dall’architetto catalano Ricardo Bofill i Levi, che per realizzarla elaborò un preciso piano geometrico che a suo dire evocava «un’estetica costruttivista», richiamando cioè il movimento d’avanguardia nato a inizio Novecento in Russia, secondo cui tra le altre cose l’arte doveva avere una funzione sociale. Per il complesso Bofill si ispirò all’architettura mediterranea, e in particolare alle cittadelle fortificate tipiche delle città arabe: ne uscì una serie di edifici collegati fra loro mediante scalinate esterne e terrazze comunicanti, in cui si integrano una piscina, vari solarium e una sauna.
Malgrado sia conosciuta come la “muraglia rossa”, le pareti esterne del complesso sono dipinte anche di altri colori, tra cui varie tonalità di rosa, viola e azzurro. Per Bofill l’uso del colore era funzionale, proprio come le forme: il rosso accentuava il contrasto con il paesaggio, mentre l’azzurro, l’indaco e il viola producevano un «effetto ottico di fusione» con il cielo e il mare, contribuendo a «creare una maggiore illusione di spazio».
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Sempre a Calp, Bofill realizzò altre costruzioni, come il club La Manzanera, che si trovava sulla spiaggia sotto alla stessa scogliera della Muralla, o lo Xanadú, che Architectural Digest España ha definito «un prototipo sperimentale di città giardino con vari livelli e altezze» ispirato al Peñón di Ifach, uno sperone roccioso che domina un parco naturale lì vicino.
Gli edifici di Bofill erano in netto contrasto con lo stile architettonico della Costa Blanca, il nome della porzione di costa su cui si trova Calp, e diedero un grande impulso al turismo anche a livello internazionale. Quello che attirava di più l’attenzione però era il complesso residenziale della Muralla, che comprendeva una cinquantina di appartamenti e negli anni fu visitato e fotografato da migliaia di fotografi, turisti e curiosi, diventando anche il set di spot pubblicitari e video musicali.
Alcuni residenti sentiti dal País hanno raccontato che la fama del posto cominciò ad aumentare in particolare dal 2014 grazie allo spot pubblicitario di un marchio di scarpe. Da allora ci vennero girati ancora più spot e arrivarono ancora più turisti: per dare l’idea, attualmente su Instagram i post con l’hashtag #murallaroja sono più di 21mila.
Come comprensibile, il via vai di curiosi crea vari disagi ai residenti, che qualche anno fa hanno installato una recinzione attorno all’edificio per provare a scoraggiarli.
Salvador Ros, proprietario di uno degli appartamenti della Muralla e presidente dell’associazione dei residenti, ha raccontato al País che alcune persone provano comunque a intrufolarsi al suo interno, e se vengono cacciate diventano aggressive; altre invece cercano di scavalcare la recinzione, facendo danni oppure facendosi male.
Un’altra residente chiamata Isabel ha detto che sia lei che i suoi vicini di casa chiamano la polizia tutti i giorni, ma «ormai a noi non fanno più caso»; sempre Isabel ha raccontato di aver dovuto chiamare l’ambulanza due volte per far soccorrere persone che si erano fatte male scavalcando le reti.
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Oltre al traffico di turisti ci sono poi problemi legati alla gestione condominiale dell’edificio.
Ros spiega che le entrate ottenute dai permessi per girare gli spot pubblicitari (circa 3mila euro per un giorno di riprese) sono fondamentali per fare fronte ai costi di manutenzione. Nel 2022 dagli spot erano stati incassati 140mila euro, tutti destinati ai lavori di imbiancatura: in totale però gli interventi per la conservazione dell’edificio ammontavano a circa 500mila euro. Nel 2014 invece il Comune di Calp propose di inserire la Muralla tra i beni di interesse culturale della Spagna, ma i residenti si lamentarono di non aver ricevuto alcun sostegno economico quando ce n’era stato bisogno, e che ulteriori attenzioni avrebbero solo peggiorato la situazione.
Sono emerse polemiche anche di recente, visto che quest’anno, in occasione dei cinquant’anni dalla costruzione del complesso, saranno organizzati vari eventi per celebrare Bofill e le sue opere architettoniche nel paesaggio locale. Tra gli eventi programmati per il cosiddetto “anno di Bofill” sono previste mostre, conferenze e appuntamenti gastronomici, mentre a novembre ci sarà un congresso internazionale di architettura che nelle intenzioni degli organizzatori prevede anche visite guidate alla Muralla. Anche in questo caso i residenti non sembrano essere d’accordo. «È un edificio normale, in cui vive gente», ha detto uno di loro: «Non voglio nessuna visita. Non voglio estranei davanti a casa mia. Non voglio che diventi Disneyland».
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