Putin dice di voler spostare armi nucleari “tattiche” in Bielorussia
Il presidente russo ne ha parlato in un'intervista televisiva, senza però dire né quante né quando: è dagli anni Novanta che armi nucleari russe non sono fuori dai confini del paese
Il presidente russo Vladimir Putin ha detto in un’intervista alla televisione russa che il paese posizionerà in Bielorussia armi atomiche cosiddette “tattiche”, che hanno cioè una potenza e una gittata inferiori rispetto alle bombe nucleari tradizionali, in genere definite invece “strategiche”. Non ha precisato però quante armi nucleari potrebbero essere spostate e quando eventualmente sarebbero trasferite in Bielorussia, il cui presidente Alexander Lukashenko è un suo strettissimo alleato.
Nell’intervista, trasmessa nella serata del 25 marzo dalla televisione di stato Russia 1, Putin ha detto di non ritenere che il posizionamento di armi in Bielorussia, un paese alleato, violerebbe gli accordi di non proliferazione nucleare, e ha citato il fatto che gli Stati Uniti abbiano armi nucleari in diversi paesi loro alleati, compresa l’Italia. Putin ha aggiunto che già ora sono in Bielorussia alcuni missili Iskander a corto raggio, che possono essere usati per lanciare bombe atomiche. Il posizionamento delle armi in Bielorussia comunque non avverrà prima di luglio, quando è prevista la fine dei lavori di costruzione di un’apposita struttura.
Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio di Difesa ucraino, ha risposto alle parole di Putin dicendo che la Russia vuole rendere la Bielorussia un “ostaggio nucleare”. Successivamente il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha chiesto che venga «immediatamente» organizzata una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, organo dedicato al mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale.
Adrienne Watson, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, l’organo interno alla presidenza che si occupa di sicurezza e politica estera, ha detto che non sono state riscontrate indicazioni che facciano pensare che la Russia si stia «preparando a usare un’arma nucleare». L’eventuale spostamento delle armi, e anche solo l’annuncio di volerlo fare, sono un modo per aumentare la tensione e la pressione verso i paesi europei al confine con la Bielorussia. Nella pratica però non cambia niente: già adesso dalla Russia certi missili potrebbero arrivare in ogni parte del mondo.
La Russia non ha il controllo di armi nucleari al di fuori del proprio territorio dal 1996, l’anno in cui, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, le armi presenti in altri paesi ex sovietici (come la Bielorussia, il Kazakistan e l’Ucraina) furono riportate in Russia.
A febbraio, al termine del suo lungo discorso alla nazione, Putin aveva annunciato la sospensione della partecipazione della Russia al trattato New START (Strategic Arms Reduction Treaty), che era in vigore dal 2011 con gli Stati Uniti e aveva l’obiettivo di monitorare i reciproci armamenti nucleari. Il trattato fra Stati Uniti e Russia era stato rinnovato l’ultima volta nel 2021 e la sua scadenza è prevista per il 2026. La sospensione della partecipazione da parte della Russia implica la fine dello scambio di informazioni riguardo ai rispettivi arsenali. Di fatto il trattato era comunque già sospeso, perché le reciproche ispezioni tra i due paesi erano ferme dal 2019, prima per i problemi legati alla pandemia da coronavirus, e poi per le crescenti tensioni che avevano preceduto l’invasione russa dell’Ucraina.
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