La piccola manifestazione autorizzata dal governo di Hong Kong
La prima negli ultimi due anni, concessa a patto che a protestare fossero non più di 100 persone, ognuna con un numero identificativo
Alcune decine di persone hanno partecipato domenica alla prima manifestazione di protesta autorizzata negli ultimi due anni a Hong Kong: era da due anni che il governo non ne autorizzava una, in parte in conseguenza delle restrizioni per il coronavirus, ma soprattutto per il rigido controllo che il governo centrale cinese ha cominciato a esercitare su Hong Kong negli ultimi anni. La manifestazione infatti è stata fortemente controllata e limitata dalla polizia locale, che ha voluto ispezionare in anticipo tutti i messaggi di protesta e che aveva chiesto che i pochi partecipanti indossassero tutti al collo un numero identificativo, così da poter essere riconoscibili in ogni momento.
In aggiunta, i manifestanti sono sempre stati all’interno di un’apposita area, in modo tale da essere sempre separati dai giornalisti presenti. La polizia aveva inoltre imposto che i partecipanti non fossero più di 100 e che, a meno di eventuali permessi speciali, nessuno di loro indossasse mascherine o altre cose che potessero coprirne il viso.
La manifestazione è stata organizzata per protestare contro la costruzione di un impianto per lo smaltimento dei rifiuti nella parte orientale della città. Parlando in forma anonima con AFP, una delle persone presenti ha definito «vergognose» le condizioni imposte dal governo di Hong Kong; un altro ha parlato della volontà di intimidire i pochi manifestanti.
Hong Kong è una regione amministrativa speciale della Cina: fino a pochi anni fa godeva di un certo margine di autonomia su numerose questioni interne, ma soprattutto dal 2019 il governo cinese esercita un controllo sempre maggiore, grazie all’approvazione di una contestata legge sulla sicurezza nazionale.
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