La MotoGP ha messo le ali
Lo sviluppo dell'aerodinamica tramite nuove appendici ha reso le moto ancora più complesse, come si potrà vedere nel nuovo Mondiale
di Pietro Cabrio
La ricerca costante di una miglior aerodinamica per incrementare le prestazioni in pista riguarda tanto la Formula 1 quanto la MotoGP, il campionato motociclistico più competitivo e seguito al mondo, la cui nuova stagione inizia nel weekend a Portimao, in Portogallo.
L’applicazione di appendici (spoiler, diffusori o ali) sulle carene delle moto non è una novità e di tanto in tanto viene riproposta. Nell’ultima pausa tra una stagione e l’altra, tuttavia, l’uso è proliferato fra le squadre del Motomondiale, dando un aspetto piuttosto inusuale alle nuove moto.
Le squadre che hanno testato le versioni più appariscenti e innovative di queste appendici sono le due italiane, Ducati e Aprilia, non a caso indicate come le più competitive, almeno in partenza. La Ducati in particolare, vincitrice dell’ultimo titolo mondiale (sia piloti che costruttori), ricorre da anni alle appendici alari come rimedio alla nota instabilità delle sue moto, legata a un motore estremamente potente che può superare i 350 chilometri orari.
Le appendici sulle moto permettono di aumentare la stabilità in tutte le fasi di guida, evitando impennamenti involontari e nel peggiore dei casi la perdita del controllo, soprattutto in curva. Se una moto così veloce riesce anche a rimanere stabile e ben attaccata all’asfalto, il pilota può tenere l’acceleratore aperto più a lungo e frenare più tardi prima di affrontare le curve, con tutti i vantaggi che ne conseguono.
Quando la Ducati riesce a “domare” la potenza dei suoi motori, i risultati di solito arrivano puntuali, come si è visto nella passata stagione: oltre al titolo mondiale vinto con Francesco Bagnaia, cinque piloti nelle prime dieci posizioni della classifica finale guidavano una Ducati. Nei test invernali la scuderia emiliana ha quindi provato a espandere l’uso di appendici, sia anteriori che posteriori, mostrando modelli ancora più estremi e appariscenti.
Anche le altre squadre hanno seguito questa tendenza, e tra queste l’Aprilia, che si è fatta particolarmente notare. La scuderia veneta si è presentata ai test con delle ali anteriori montate non sulla carena come la Ducati, ma direttamente sulla forcella, quindi in posizione più bassa, per sfruttare il maggior spazio a disposizione. La Yamaha invece è stata paragonata ironicamente a un triplano per le doppie coppie di appendici montate sui fianchi della carena, sotto il cupolino.
Come sempre in fase di test le squadre hanno appunto testato nuove soluzioni che in gara potrebbero anche non essere mai usate. C’è poi la questione dei regolamenti, che negli sport motoristici vengono spesso “sfidati” per trovare i massimi vantaggi possibili, fin quando non li superano. In MotoGP le appendici alari anteriori, per esempio, sono consentite entro certe misure e a patto che non siano dei pezzi singoli e sporgenti, ma dal profilo chiuso come quelli che si vedono nelle foto (dei loop, in gergo) per questioni di sicurezza.
Questa cosiddetta proliferazione aerodinamica in MotoGP è stata favorita in particolare negli ultimi due anni da un nuovo regolamento. Da allora le squadre stanno portando la sperimentazione sempre più avanti, creando anche qualche preoccupazione. C’è chi ritiene infatti che in questo modo la MotoGP si stia avvicinando alla Formula 1 degli anni passati, dato che l’aerodinamica sempre più sviluppata da una parte migliora le prestazioni, ma dall’altra ha come effetto concreto la creazione di una scia di turbolenze che influisce sulla stabilità di chi sta dietro. Come già successo in Formula 1, questo può comportare la diminuzione di sorpassi, gli stessi sorpassi che fino a qui hanno reso le gare di MotoGP altamente spettacolari e aperte a ogni risultato.
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