Firenze potrebbe rimanere senza Fiorentina
La già complicata ristrutturazione dello stadio Franchi non sembra lasciare altra scelta che un trasloco di due anni in altre città, anche fuori dalla Toscana
di Pietro Cabrio
Da mesi si parla delle difficoltà di Inter e Milan nel trovare una soluzione per la costruzione di un nuovo stadio, in condivisione o ognuna per conto suo, al posto dell’attuale Giuseppe Meazza o altrove. Ma la questione stadi non tiene banco solo a Milano: in Italia costruirli da zero o anche solo rinnovarli continua a essere complicatissimo, per tanti motivi diversi, e il caso in corso a Firenze racchiude forse ancora meglio di Milano tutte queste difficoltà.
L’attuale Fiorentina sta cercando di avere un nuovo stadio fin da quando è proprietà dell’investitore italoamericano Rocco Commisso. Negli ultimi mesi, dopo un percorso iniziato nel 2019 in cui si è dovuta accontentare di quello che è riuscita a ottenere, ha trovato una soluzione definitiva, ma ora deve fare i conti con l’ultimo di tanti problemi: il trasferimento in un’altra città per almeno due anni — cioè per la durata dei lavori — una cosa mai successa in tempi recenti a una squadra della sua importanza.
Di un nuovo stadio a Firenze si parla concretamente da quando, nel 2017, l’allora proprietà della famiglia Della Valle presentò il primo vero progetto di un impianto che si sarebbe dovuto realizzare all’estremità nordoccidentale del territorio comunale, nell’area occupata dal mercato ortofrutticolo Mercafir. Quel progetto, preceduto negli anni da altri mai portati avanti, accontentava soprattutto il comune, che avrebbe garantito e agevolato tutte le concessioni del caso perché interessato a una riqualificazione di quell’area periferica.
In fase di presentazione si parlò di hotel, ristoranti e spazi commerciali annessi a uno stadio da 40mila posti su un’area totale di 77mila metri quadri. Si parlò anche di date: inizio dei lavori nel 2019, conclusione nel 2021. Ma già allora l’impegno dei Della Valle verso la Fiorentina sembrava diminuito rispetto a un tempo. Di lì a poco iniziarono infatti a ridimensionare gli investimenti fino ad arrivare alla cessione definitiva, nel 2019.
Come tanti altri investitori nordamericani arrivati negli ultimi anni nel calcio italiano, Commisso fu attirato dalle potenzialità di quella che, da un punto di vista prettamente imprenditoriale, era l’unica squadra di una delle città turistiche più famose e frequentate al mondo, peraltro disponibile a un prezzo tutto sommato contenuto: tra i 160 e i 170 milioni di euro, dato che oltre a giocatori, marchio e strutture societarie essenziali non possedeva nient’altro.
Se sul piano sportivo l’andamento della Fiorentina di Commisso è stato finora piuttosto incostante, la gestione societaria è stata molto intraprendente nella ricerca e nello sviluppo di nuove strutture. Già nel 2019 comprò 25 ettari di terreno nel comune di Bagno a Ripoli, dove ora sta ultimando quello che sarà il primo centro sportivo di proprietà della Fiorentina, che riunirà nella stessa area gli uffici e i campi di allenamento di tutte le sue squadre.
La Fiorentina avrebbe voluto procedere altrettanto rapidamente alla costruzione di un nuovo stadio in sostituzione del quasi centenario Artemio Franchi, ma si è incastrata in una lunga serie di complicazioni, come è successo e sta succedendo a tante altre società sportive italiane.
Le intenzioni iniziali della proprietà erano di abbattere e ricostruire da zero un nuovo Franchi. Nel farlo si sarebbe servita della cosiddetta norma “sblocca stadi” contenuta all’interno del “decreto semplificazione” del 2020, che avrebbe dovuto appunto semplificare l’iter progettuale per i lavori di adeguamento degli impianti sportivi permettendo di superare le disposizioni in materia di tutela dei beni culturali, che in Italia spesso riguardano anche gli stadi.
Nel caso della Fiorentina, queste agevolazioni erano ritenute fondamentali perché il Franchi è vincolato dai Beni Culturali per le “testimonianze costruttive” che presenta. Venne infatti progettato dall’ingegnere Pier Luigi Nervi, che tra gli anni Venti e Sessanta realizzò o collaborò alla realizzazione di grandi opere come il grattacielo Pirelli a Milano, la sede UNESCO a Parigi, l’Aula Paolo VI (o Aula Nervi) in Vaticano e anche altri impianti sportivi, come il Flaminio e il Palazzetto dello Sport di Roma. Nel caso del Franchi, la struttura originale dell’impianto presenta alcuni elementi ritenuti particolarmente rappresentativi dello stile architettonico per cui Nervi divenne famoso e stimato: su tutti la torre di Maratona, la copertura della tribuna principale (raffigurata anche sui passaporti italiani) e le scale elicoidali che portano agli spalti.
Per questi motivi, nel 2021 il ministero dei Beni Culturali vietò il completo abbattimento del Franchi indicando le parti dello stadio che andavano conservate. Data la centralità di questi elementi, l’intervento dei Beni Culturali si scontrò con il desiderio della Fiorentina di avere uno stadio moderno, capiente e dotato di tutti i servizi possibili. Abituato alla facilità con cui si abbattono e si costruiscono gli stadi negli Stati Uniti, Commisso fu piuttosto seccato e disse che per la Fiorentina «il tema Franchi era chiuso».
Da allora però la società non ha trovato alternative valide. L’area Mercafir venne riproposta dal comune, ancora interessato a favorirne la riqualificazione. La Fiorentina però rinunciò a partecipare alla gara pubblica per l’assegnazione dei terreni per i costi ritenuti troppo elevati, per l’impossibilità di concludere i lavori in tempi rapidi e avere «un controllo totale» dell’opera sia in fase di costruzione che poi nella gestione.
Data la mancanza di alternative valide nel territorio comunale, la Fiorentina aveva quindi ripreso in considerazione l’ipotesi di ristrutturare il Franchi tenendo conto delle indicazioni dei Beni Culturali. Un nuovo e definitivo progetto di rinnovamento è stato infine presentato a marzo del 2022, in collaborazione con il comune, e prevede appunto il mantenimento degli elementi vincolati, i quali verranno inglobati nella nuova struttura. Proprio questo punto viene però contestato dagli eredi di Nervi, i quali ritengono che il progetto non rispetti i vincoli proprio per come andrà a coprire le parti indicate come più significative.
Nonostante questo, la fase di progettazione procede e l’inizio dei lavori si avvicina. La Fiorentina si è dovuta in un certo senso accontentare della soluzione, anche perché lo stadio rimarrà di proprietà del comune e le verrà dato soltanto in gestione. Ma in questo modo, oltre a rimanere nel centro urbano di Firenze, avrà un vantaggio non indifferente. Il costo complessivo previsto di 450 milioni di euro (150 per riqualificazione dello stadio e dell’area adiacente, 250 per infrastrutture e linea tranviaria, 30 per la realizzazione di nuovi parcheggi) verrà infatti finanziato con i soldi del cosiddetto Recovery Fund (il piano di aiuti europei per il rilancio dei paesi colpiti dalla pandemia) destinati alle opere pubbliche di rilevanza culturale.
I primi lavori propedeutici dovrebbero iniziare già entro l’anno e, come ha confermato di recente il sindaco di Firenze Dario Nardella, dalla metà del 2024 alla metà del 2026 il Franchi sarà inagibile. La Fiorentina dovrà quindi trovare uno stadio che la ospiti per due stagioni, ma a Firenze non ci sono altri impianti adatti. L’unica soluzione possibile potrebbe essere lo stadio di atletica di proprietà della Scuola Marescialli e Brigadieri, al confine tra Firenze e Sesto Fiorentino, che però avrebbe bisogno di molti interventi, e quindi costi da sostenere: ha il campo troppo piccolo, mancano gli spogliatoi e ha solo 7.000 posti, senza contare la totale assenza di servizi.
Se la soluzione dello stadio della Scuola Marescialli e Brigadieri non dovesse essere percorribile, come sembra probabile, il presidente della Regione Toscana ha detto di voler trovare ad ogni costo uno stadio che possa far rimanere la Fiorentina in Toscana. Si parla soprattutto del Castellani di Empoli, dove però nel 2024 sono in programma dei lavori, o eventualmente degli stadi di Siena, Livorno, Pisa e Arezzo. Tutti questi impianti avrebbero però bisogno di interventi radicali, e nessuno raggiunge i 21.927 posti, ossia il numero degli abbonati a cui la Fiorentina vorrebbe garantire l’accesso, anche per limitare i mancati incassi in questo periodo di transizione.
Si parla quindi di stadi di città in altre regioni: Modena, Reggio Emilia, La Spezia e Perugia, che già ospitò temporaneamente la Fiorentina durante la ristrutturazione del Franchi per i Mondiali del 1990. Queste soluzioni però non piacciono granché, soprattutto ai tifosi, che dovranno seguire la Fiorentina “in trasferta” ad ogni partita nei due anni che mancano al centenario della fondazione, senza contare il rischio di ritardi nei lavori.
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