L’imprenditore russo evaso dai domiciliari in provincia di Milano
Artem Uss doveva essere estradato negli Stati Uniti, ma è fuggito dalla sua casa a Basiglio lasciandosi dietro il braccialetto elettronico
Artem Uss, imprenditore russo di 40 anni, è evaso il 22 marzo dagli arresti domiciliari nella sua casa di Basiglio, in provincia di Milano. Uss è figlio di Aleksandr, il governatore della regione di Krasnoyarsk, nella Siberia centrale, e doveva essere estradato negli Stati Uniti che ne chiedevano la consegna per una serie di reati gravi. La Corte d’Appello di Milano si era espressa proprio due giorni fa a favore dell’estradizione, anche se non per tutte le imputazioni citate nei documenti statunitensi.
A Uss era stato applicato un braccialetto elettronico per la sorveglianza. In Italia il braccialetto elettronico può venire imposto dal magistrato a persone che si trovano in misura cautelare agli arresti domiciliari oppure a persone già condannate che stanno scontando la pena in detenzione domiciliare. In questo secondo caso può essere prescritto come controllo continuativo, anche durante la permanenza in casa, oppure da indossare solamente quando la persona ha il permesso di allontanarsi dall’abitazione. Gli ultimi dati disponibili, forniti dall’associazione Antigone, dicono che i braccialetti in uso in Italia sono circa 2mila.
Uss ha tagliato il suo braccialetto elettronico ed è fuggito. I giornali hanno scritto di varie ipotesi su un coinvolgimento dei servizi segreti russi e sul fatto che Uss si trovi già all’estero, ma al momento sono ipotesi non confermate.
Uss era stato fermato all’aeroporto di Malpensa il 17 ottobre 2022 mentre si stava imbarcando per Istanbul, sulla base di un mandato di arresto internazionale emesso dalle autorità giudiziarie di New York. Le imputazioni nei suoi confronti sono quattro: violazione dell’embargo nei confronti del Venezuela in una vicenda di contrabbando di petrolio verso Cina e Russia; frode bancaria; riciclaggio; contrabbando di tecnologie militari dagli Stati Uniti verso la Russia.
Quest’ultima è l’accusa più grave. L’ipotesi di reato era nata indagando su cinque cittadini russi, tra cui Uss, che avrebbero acquistato da società sotto copertura semiconduttori e microprocessori utilizzati in aerei da combattimento, sistemi missilistici, munizioni intelligenti, radar, satelliti e altre tecnologie militari di fabbricazione americana, dirette all’esercito russo impegnato in Ucraina.
In Italia Uss è coinvolto in varie attività, e dopo l’arresto gli erano stati quasi subito dati i domiciliari nella casa che possiede nel borgo Cascina Vione, a Basiglio. A lui farebbe capo la proprietà dell’Hotel San Diego, in Sardegna, a pochi chilometri da Olbia, di fronte all’isola di Tavolara. Secondo il Corriere della Sera l’hotel appartiene formalmente a una donna russa, Liubov Orlova, e a una società di Cipro, la Dunegenes Trading Limited, ma dietro Orlova e la società cipriota ci sarebbe in realtà Uss.
Subito dopo l’arresto, gli avvocati difensori di Uss avevano ipotizzato che il mandato d’arresto internazionale emesso dagli Stati Uniti avesse come reale obiettivo quello di agevolare uno scambio di prigionieri: da una parte Uss, dall’altra l’uomo d’affari statunitensi Paul Whelan, processato a Mosca nel 2020 e condannato a 16 anni di carcere.
Whelan era stato arrestato in un albergo di Mosca il 28 dicembre 2018 perché secondo i servizi segreti russi, l’FSB, era in possesso di una chiavetta USB contenente informazioni riservate. Whelan ha la nazionalità di quattro diversi paesi (Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Irlanda) ed era stato nei Marines fino al 2008.
Un mese dopo l’arresto di Uss, a complicare ulteriormente le cose, le autorità russe avevano chiesto l’estradizione per il reato di riciclaggio che l’imprenditore avrebbe commesso in Russia. Il 21 marzo la Corte d’appello di Milano si era riunita per decidere dell’estradizione verso gli Stati Uniti. I legali di Uss, Vinicio Nardo e Fabio De Matteis, avevano spiegato che il loro assistito si dichiarava innocente e chiedeva di essere estradato in Russia. Ma la procura generale aveva espresso parere favorevole all’estradizione verso gli Stati Uniti, e solo per due due capi d’accusa: violazione dell’embargo e frode bancaria, respingendo invece quelle per contrabbando di tecnologie militari e riciclaggio.
Insomma, Uss avrebbe dovuto essere consegnato agli Stati Uniti. Nella mattina di mercoledì i Carabinieri sono andati nella sua residenza a Basiglio, e lui era regolarmente in casa. Poi sono tornati nel pomeriggio, ma la porta blindata di casa era chiusa e dall’interno non rispondeva nessuno. Gli agenti hanno chiamato i Vigili del Fuoco e hanno fatto aprire la porta, ma non hanno trovato nessuno: USS se n’era andato, lasciando in casa il braccialetto elettronico.