Il leader dell’opposizione indiana Rahul Gandhi è stato condannato a due anni di carcere per aver diffamato il primo ministro Narendra Modi: la pena è stata sospesa in attesa dell’appello
Rahul Gandhi, uno dei leader dell’Indian National Congress, il principale partito di opposizione in India, è stato condannato a due anni di carcere per diffamazione. Gandhi, che lo scorso settembre aveva iniziato una lunga marcia a piedi attraverso l’India con l’obiettivo di «unire il paese», è stato condannato per aver aver definito il primo ministro indiano Narendra Modi «un ladro» durante un comizio elettorale nell’aprile del 2019. La pena è stata sospesa dopo il pagamento di una cauzione da parte di Gandhi, che ora ha 30 giorni per fare ricorso in appello.
Gandhi ha 52 anni ed è l’ultimo esponente di una dinastia politica di grande successo, che nonostante l’omonimia non ha legami di parentela col Mahatma Gandhi. Il caso che lo riguardava era partito dalla segnalazione di un parlamentare del Bharatiya Janata Party, il partito conservatore di Modi, secondo cui aveva diffamato sia il primo ministro che altre persone, accusandole di corruzione.
La legge indiana prevede che la diffamazione possa essere punita con pene fino a due anni di carcere. Le organizzazioni che si battono per i diritti civili tuttavia sostengono che le norme relative al reato, risalenti al periodo coloniale britannico, vadano contro i principi della libertà di espressione e vengano spesso sfruttate dai politici per intimidire chi li critica. A fine febbraio il portavoce dell’Indian National Congress, Pawan Khera, era stato arrestato e liberato dopo alcune ore sempre con l’accusa di aver insultato Modi, nazionalista induista di destra, che è stato accusato di aver progressivamente limitato la libertà di stampa e di espressione.
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