In Australia ci sarà un referendum per riconoscere gli aborigeni nella Costituzione
Lo ha voluto il primo ministro Laburista Anthony Albanese, è un ulteriore tentativo di riconoscere la storia precoloniale del paese
In Australia entro la fine del 2023 si terrà un referendum che propone di riconoscere nella Costituzione le persone aborigene, cioè le comunità che discendono dalle popolazioni autoctone australiane e che attualmente non sono menzionate nel testo. Giovedì, durante una conferenza stampa, il primo ministro Laburista Anthony Albanese ha presentato il quesito e condiviso altri dettagli sul referendum, che se approvato emenderà la Costituzione: sarebbe un passo notevole per il riconoscimento dei diritti dei circa 700mila aborigeni – quasi il 3 per cento della popolazione – che vivono in Australia spesso in condizioni di povertà e fra molte discriminazioni.
Quello che si terrà quest’anno sarà il primo referendum in 24 anni per l’Australia, dove da tempo sono in corso discussioni e si stanno facendo sforzi per riconoscere la storia precoloniale e aborigena del paese. Il quesito del referendum propone di modificare la Costituzione per introdurre un organo di rappresentanza delle popolazioni aborigene che collabori sia con il parlamento che con il governo, e chiede a chi vota se approva o meno il quesito. Oltre all’organo di rappresentanza, chiamato “Voice”, nella Costituzione verrebbe introdotto un nuovo capitolo dedicato al «riconoscimento degli aborigeni e degli abitanti delle isole dello stretto di Torres», cioè le popolazioni autoctone di un gruppo di isole che si trovano nel Queensland, nel nord dell’Australia.
«Se non adesso, quando?», ha detto Albanese: «questa è un’opportunità che non riguarda [chi fa politica], ma ciascuna persona australiana nella stessa misura».
L’Australia fu una colonia dell’Impero britannico per più di un secolo, tra la fine del Settecento e la fine dell’Ottocento: in questo periodo migliaia di persone aborigene furono sottomesse, uccise o allontanate forzatamente dalle proprie terre. Oggi la maggioranza di loro vive in povertà e si mantiene grazie ai sussidi statali, e gli episodi di razzismo e discriminazione sono frequenti.
La proposta di introdurre un organo come “Voice” era stata presentata nel 2017 da una petizione presentata da vari leader aborigeni: venne tuttavia respinta dal governo del primo ministro Malcolm Turnbull, di orientamento conservatore. Il successore di Turnbull, Scott Morrison, leader del Partito Liberale, propose di introdurre un gruppo di rappresentanza degli aborigeni, ma senza modificare la Costituzione: un obiettivo in cui invece si è impegnato Albanese, eletto nel maggio del 2022 dopo circa un decennio di governi conservatori.
Non è ancora chiaro quando si terrà il referendum: probabilmente tra ottobre e dicembre. Intanto Albanese ha specificato che la settimana prossima il governo sottoporrà la formulazione del quesito al parlamento e formerà una commissione parlamentare che lo valuterà e discuterà di eventuali modifiche al testo, prima del voto definitivo, previsto a giugno. Per essere approvato, il referendum dovrà ottenere la maggioranza dei voti, sia a livello nazionale che in almeno quattro dei sei stati. Non è previsto un quorum: in Australia il voto è obbligatorio per legge anche in caso di referendum.
– Leggi anche: L’Australia ha cambiato una parola del suo inno nazionale per riconoscere la storia precoloniale