Molti uomini ucraini stanno congelando il proprio sperma
Per poter avere figli anche se morissero in guerra: con l'invasione russa numerose cliniche hanno reso possibile questa opzione
In Ucraina molti soldati stanno congelando il proprio sperma per garantirsi la possibilità di avere figli anche se morissero in guerra: in quel caso le loro compagne potrebbero usarlo con un’inseminazione artificiale fatta nella clinica in cui è stato congelato, e avere così figli geneticamente legati al padre anche se lui è morto. È un’opzione ancora non regolamentata dalla legge ucraina, che pone questioni etiche anche complesse e che molte cliniche di fertilità hanno reso possibile, in alcuni casi gratuitamente, solo dopo l’inizio dell’invasione russa.
Un caso in cui lo sperma di un soldato ucciso è stato usato per concepire un figlio è stato raccontato da Le Monde, e riguarda un’artista ucraina, Natalia Kyrkach-Antonenko, che è stata anche una delle prime persone a rendere pubblica la sua scelta: suo marito, un soldato, era stato ucciso nell’autunno del 2022, pochi giorni dopo essere andato con lei in una clinica per congelare lo sperma. Ora Kyrkach-Antonenko è incinta di quattro mesi.
Tecnicamente il congelamento dallo sperma – così come quello degli ovuli, cioè delle cellule sessuali femminili – si chiama crioconservazione: prevede che le cellule siano congelate a bassissime temperature (-196 °C) in azoto liquido, per poter venire utilizzate in futuro e preservare così la possibilità di riprodursi. È una tecnica generalmente usata per varie ragioni: da donne che vogliono poter pianificare una gravidanza più avanti, magari per ragioni lavorative o economiche, o magari da persone che vogliono preservare la propria fertilità prima di sottoporsi a terapie o trattamenti che potrebbero metterla a rischio.
In Ucraina le ragioni per cui molti soldati stanno ricorrendo a questa tecnica – e per cui le cliniche la stanno rendendo possibile anche senza una legge che lo permetta – sono di tutt’altro tipo, legate soprattutto alla guerra in corso contro la Russia. Olena Babich, un’avvocata che si occupa molto di questioni legate alla fecondazione assistita, ha detto a Le Monde che ci sono ragioni politiche dietro questa scelta: «Trasmettere e proteggere il nostro patrimonio genetico è un diritto, e allo stesso tempo un modo per resistere al genocidio attuato dai russi». Secondo Halyna Strelko, direttrice di una clinica di Kiev, la guerra provocherà un grave calo demografico a cui è necessario porre rimedio.
Più in generale, sembra che la guerra abbia spinto molte più persone a formare una famiglia: nei primi sei mesi del 2022 in Ucraina si sono sposate oltre 103mila coppie, un aumento del 21 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e una quantità che non si vedeva da sette anni.
Fino all’inizio della guerra, le cliniche di fertilità ucraine erano usate moltissimo da coppie straniere, anche italiane, e in particolare per il ricorso alla gestazione per altri, la tecnica di procreazione assistita con cui la gestazione viene portata avanti da una persona esterna alla coppia (in Ucraina è legale, a differenza dell’Italia). Vitaly Radko, della clinica Mother and child a Kiev, ha detto all’Economist che ora si rivolgono alle cliniche ucraine soprattutto famiglie ucraine, il 40 per cento delle quali con un soldato nella coppia.
Ad oggi, in Ucraina, centinaia di migliaia di uomini sono arruolati nell’esercito e impegnati a combattere l’esercito russo, mentre un terzo delle donne ucraine ha lasciato il paese ed è andato all’estero. I programmi attivati finora dalle cliniche ucraine prevedono la possibilità di congelare i propri spermatozoi gratuitamente, e allo stesso tempo grossi sconti per il percorso di fecondazione assistita necessario a usarli.
Una clinica privata di Kiev, la IVMED, ha parlato di 150 soldati che hanno congelato i propri spermatozoi, e di 50 concepimenti. Ma avere dati precisi è difficile, perché l’utilizzo dello sperma post-mortem in Ucraina non è regolamentato (nemmeno in Italia ci sono regole chiare al riguardo, quantomeno rispetto alla fecondazione con seme crioconservato e prelevato prima della morte, mentre il prelievo dopo la morte è vietato).
È da un po’ di tempo che in Ucraina si discute di regolamentare questa pratica: la commissione del parlamento ucraino che si occupa di bioetica se ne stava occupando fino al 2022, ma poi ha smesso di farlo perché l’inizio della guerra ha spostato l’attenzione su altro.
Il congelamento dello sperma e il suo utilizzo post-mortem pongono infatti alcune questioni etiche e legali su cui è necessaria una regolamentazione precisa: si può per esempio valutare se sia il caso o meno che i genitori di un uomo deceduto utilizzino i suoi spermatozoi congelati per avere dei nipoti, magari facendo ricorso alla gestazione per altri. Oppure se un figlio avuto post-mortem possa rivendicare dei diritti sull’eredità di un uomo deceduto che aveva infine scelto di non avere figli.
Alcuni professionisti ascoltati da Le Monde hanno espresso anche altri tipi di dubbi, relativi proprio a quanto sta accadendo in Ucraina. Lisna Hiryna, una psicologa, ritiene che tra la morte del proprio compagno e l’utilizzo dei suoi spermatozoi debbano trascorrere alcuni mesi, per darsi il tempo di elaborare il lutto: altrimenti, ha detto Hiryna, il ricorso alla fecondazione assistita con lo sperma congelato potrebbe essere erroneamente vissuto come una compensazione del lutto.
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