La Cina appoggia la Russia, ma senza sbilanciarsi
La visita di Xi Jinping a Mosca si è chiusa con accordi economici e dichiarazioni di vicinanza politica, ma senza grandi annunci
I due giorni di colloqui a Mosca fra il presidente cinese Xi Jinping e quello russo Vladimir Putin si sono chiusi senza grandi annunci: la Cina e la Russia continueranno e in parte intensificheranno la loro collaborazione economica e hanno ribadito la loro vicinanza politica, soprattutto in ottica antioccidentale. Per quel che riguarda l’Ucraina, i due leader hanno fatto un generico riferimento al cosiddetto “piano di pace cinese”, cioè al documento reso pubblico qualche settimana fa con cui la Cina descrive la sua posizione sulla guerra in Ucraina: ma non ci sono stati reali sviluppi o novità diplomatiche significative, come alcuni avevano sperato.
La sola presenza del leader cinese a Mosca, nella prima visita dopo l’invasione russa dell’Ucraina, era per Putin un segno importante di sostegno, mentre il governo cinese ha mantenuto la sua posizione di sostegno alla Russia, conservando tuttavia un’ambiguità sufficiente a evitare le sanzioni economiche internazionali. In generale, il viaggio di Xi Jinping a Mosca ha mostrato che la relazione tra Cina e Russia è sempre più sbilanciata in favore della prima, sia per le dimensioni delle economie dei due paesi (l’economia cinese vale dieci volte quella russa) sia perché l’isolamento internazionale ha reso la Cina un alleato insostituibile per Vladimir Putin.
A febbraio 2022 Cina e Russia avevano definito il loro rapporto “un’amicizia senza limiti”. Nel comunicato congiunto di fine lavori di martedì il rapporto è descritto in modo più circostanziato e forse più prudente: «Le relazioni fra i due paesi, pur non costituendo un’alleanza militare e politica simile a quelle istituite durante la Guerra Fredda, sono superiori alle normali cooperazioni internazionali. Non costituiscono un blocco, non hanno natura di opposizione ad altri e non sono dirette contro paesi terzi».
A parte le formule diplomatiche la Russia si è impegnata a fornire 98 miliardi di metri cubi di gas all’anno alla Cina entro il 2030: è un incremento di sei volte rispetto alla situazione attuale, ma il volume non sostituisce le mancate vendite ai paesi europei. Nel comunicato congiunto non ci sono riferimenti ad accordi per un nuovo gasdotto siberiano che attraversando la Mongolia arriverebbe in Cina: era considerato uno degli obiettivi economici della Russia di questo incontro, ma è probabile, come ha notato Bloomberg, che la Cina voglia evitare di dipendere troppo dalle forniture energetiche della Russia.
La Russia si è poi impegnata a favorire l’uso della valuta cinese, lo yuan, nei pagamenti in Asia, Africa e Sudamerica. La cooperazione economica avverrà anche nel campo della forestazione, della coltivazione della soia, della televisione e delle industrie nella parte orientale della Russia. Più in generale gli investimenti cinesi in Russia aumenteranno, a conferma di una relazione sempre più asimmetrica e sbilanciata.
Cina e Russia a livello politico hanno accusato gli Stati Uniti di mettere a rischio la sicurezza mondiale, hanno espresso contrarietà alla decisione americana e britannica di fornire sottomarini nucleari all’Australia e chiesto l’apertura di un’indagine internazionale sul sabotaggio del gasdotto Nord Stream. Putin ha definito il cosiddetto piano di pace cinese sull’Ucraina una «buona base di partenza» su cui discutere quando «l’Ucraina e l’Occidente saranno pronti».
Le «proposte» cinesi sulla «crisi» in Ucraina (sia Russia sia Cina si rifiutano di parlare di “guerra” o di “invasione”) sono contenute in un documento in 12 punti pubblicato alcune settimane fa, in cui la Cina definisce la sua posizione a proposito della guerra. Nel documento si chiede di «rispettare la sovranità di tutti gli stati» (cosa complessa per la Russia, che ha invaso e annesso enormi territori ucraini), di «porre fine alle ostilità» e di «riprendere i negoziati di pace». Le proposte non implicano alcun ritiro della Russia dai territori occupati.
– Ascolta Globo: La Cina potrebbe contribuire alla pace in Ucraina?