L’audizione di Boris Johnson sul “Partygate”
L'ex primo ministro britannico è accusato di aver mentito al parlamento dicendo che nelle feste a Downing Street non violò nessuna restrizione contro il coronavirus
Mercoledì pomeriggio l’ex primo ministro del Regno Unito Boris Johnson è stato ascoltato da una commissione d’inchiesta della Camera dei Comuni sullo scandalo noto come “Partygate”.
Lo scandalo riguarda le feste organizzate nella residenza del primo ministro a Downing Street, a Londra, tra il maggio del 2020 e l’aprile del 2021, in violazione delle restrizioni introdotte dal governo stesso per contrastare la pandemia da coronavirus. La commissione che ha ascoltato Johnson si chiama Committee of Privileges e dovrà valutare se Johnson mentì quando, al tempo dello scandalo, disse in parlamento che nelle feste a Downing Street non era stata violata nessuna regola di distanziamento sociale.
Johnson ha parlato alla commissione per più di tre ore, rispondendo alle domande dei sette membri: quattro Conservatori (il partito di Johnson), due Laburisti e uno dello Scottish National Party. Johnson ha iniziato l’audizione ribadendo quando già detto in una testimonianza scritta inviata alla commissione martedì: Johnson ritiene in sostanza di non aver mentito intenzionalmente al parlamento, perché in quel momento avrebbe creduto in buona fede di non aver infranto nessuna regola.
A proposito di una festa organizzata il 13 novembre del 2020 nella sede del governo per brindare alla fine del mandato di Lee Cain come responsabile delle comunicazioni del primo ministro, Johnson ha detto che si trattava di un “evento di lavoro” e che all’interno di quella stanza non era possibile mantenere “un distanziamento fisico perfetto” come quello di due metri prescritto dalle regole vigenti allora.
I membri della commissione hanno chiesto conto a Johnson anche di altre due feste, quella organizzata sempre a Downing Street per il suo compleanno il 19 giugno del 2020 e un’altra del 14 febbraio del 2021, organizzata per l’addio a due segretarie del governo. Johnson ha detto che in entrambi i casi le riunioni erano eventi di lavoro. A proposito della seconda, dalle cui foto si vedono molte persone in una piccola stanza e diverse bottiglie di alcolici su un tavolo, la commissione ha chiesto a Johnson in che modo l’alcol fosse parte di una riunione di lavoro. Johnson ha risposto dicendo che «in questo paese è una consuetudine dire addio alle persone con un brindisi» e di «non aver notato alcun segno di ubriachezza» tra i presenti.
Nel corso dell’audizione Johnson ha avuto anche alcuni scambi molto duri con alcuni membri, in particolare con la presidente della commissione, la Laburista Harriet Harman, che ha accusato di avere solo pregiudizi contro di lui, e contro il suo collega di partito Bernard Jenkin, con cui si è spesso scontrato in passato, che ha accusato di dire “cose completamente senza senso”.
Dopo quest’audizione la commissione dovrà indicare come punire Johnson, se chiederne una sospensione dalla carica di parlamentare o costringerlo semplicemente a scusarsi in parlamento. Ad ogni modo, dato che la commissione ha poteri soltanto consultivi, la decisione finale spetterà al parlamento. Per il verdetto si dovrà aspettare almeno un mese, secondo i giornali britannici.
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