Il nuovo rapporto sulla misoginia e il razzismo della polizia londinese
Racconta episodi di sessismo, bullismo e razzismo: fu commissionato dopo il femminicidio a Londra di Sarah Everard, due anni fa
Nel Regno Unito è stato pubblicato un esteso rapporto sul comportamento e la cultura della Polizia Metropolitana di Londra (MET), commissionato due anni fa dalla stessa MET dopo il rapimento, lo stupro e l’omicidio a Londra di Sarah Everard, il cui responsabile fu proprio un agente della MET poi condannato all’ergastolo. Il caso aveva provocato un grosso dibattito sulla violenza, la misoginia e il sessismo degli agenti di polizia: il rapporto appena pubblicato non solo conferma e documenta queste accuse, ma aggiunge ulteriori elementi sulla radicata omofobia e sul razzismo all’interno della MET.
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Il rapporto appena pubblicato è lungo 363 pagine e le ricerche sono state coordinate da Louise Casey, funzionaria del governo britannico.
Alcuni dei risultati più discussi del rapporto riguardano proprio la cultura sessista della MET: sono documentati episodi di molestie sessuali, molto spesso lasciati impuniti, senza che venissero presi adeguati provvedimenti nei confronti dei responsabili o per evitare che si verificassero di nuovo. Il 12 per cento delle agenti della MET ha sostenuto di aver subito molestie o aggressioni al lavoro, e nel rapporto ci sono testimonianze di quotidiani commenti sessisti e intimidatori rivolti dagli agenti alle agenti, così come di battute e scherzi sui casi di donne violentate o stuprate.
Tra le altre cose, un’agente lesbica ha raccontato di un collega, noto per il proprio maschilismo tra i colleghi, che durante un turno serale in cui erano soli le ha detto di «scaldargli le palle», rendendole poi la vita impossibile al lavoro a fronte del suo rifiuto. Anche in quel caso l’agente si era lamentata coi superiori ma non era stato preso alcun provvedimento, e anzi l’agente era stato poi promosso. In generale, il rapporto dice che il 30 per cento degli agenti LGBT+ racconta di essere stato bullizzato per il proprio orientamento sessuale.
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Nel rapporto sono incluse inoltre testimonianze sul bullismo interno al corpo di polizia, un problema che riguarda soprattutto gli e le agenti più giovani, con racconti di “riti di iniziazione” anche molto violenti. Si parla per esempio di una giovane agente costretta a mangiare quantità enormi di formaggio fino a vomitare, e uno aggredito sessualmente mentre faceva la doccia.
Un altro grosso problema riguarda il razzismo. Un agente musulmano ha raccontato di aver trovato i propri stivali riempiti di pancetta (le persone musulmane non mangiano il maiale), un agente sikh di quando gli è stata forzatamente rasa la barba (nella religione sikh gli uomini portano tradizionalmente la barba lunga o comunque non rasata), un’agente nera di essere stata chiamata «scimmia». In generale, il rapporto dice che la Polizia Metropolitana continua a essere un corpo prevalentemente bianco, e in quanto tale poco rappresentativo della diversità etnica e culturale della città di cui deve occuparsi.
Nel rapporto si cita poi una serie di problemi legati all’impreparazione e alla mancanza di risorse economiche della Polizia Metropolitana, che hanno contribuito a danneggiarne l’efficienza e la credibilità. Una delle situazioni più riprese dalla stampa riguarda i frigoriferi in cui la polizia conserva le prove di stupri o reati sessuali (come biancheria intima o campioni di sangue): sono «sovraccarichi, fatiscenti o rotti», e un funzionario della polizia che ha parlato in forma anonima a BBC ha detto che in alcuni casi questo ha portato ad abbandonare casi su cui si stava indagando.
Ci sono gravi mancanze anche per quanto riguarda la preparazione e formazione degli agenti sui reati che riguardano gli abusi sui minori: nel 2021 il 50 per cento degli agenti specializzati in questo tipo di reato non ha seguito i corsi di aggiornamento previsti e altri agenti che se ne occupano raccontano di essere pochi e sovraccarichi di lavoro.
Secondo Casey, tutto questo ha portato a un grosso calo di fiducia nei confronti della Polizia Metropolitana da parte del pubblico, con circa il 50 per cento dei londinesi che dicono di fidarsi del suo operato. La fiducia manca soprattutto da parte delle persone nere, nei cui confronti secondo Casey la polizia è sproporzionatamente aggressiva e sospettosa: stando a quanto indicato nel rapporto, e come in altri paesi, le persone nere hanno maggiori probabilità di essere fermate, perquisite, ammanettate o manganellate quando ci sono scontri.