Come hanno reagito le borse al salvataggio di Credit Suisse
In maniera piuttosto volatile a causa della situazione di grossa incertezza: infine hanno però chiuso in rialzo
Dopo i pesanti ribassi della scorsa settimana, le principali borse di tutta Europa hanno avuto una reazione piuttosto ambivalente nella prima seduta dopo la notizia che UBS, prima banca svizzera per dimensioni, acquisirà Credit Suisse, seconda banca svizzera e sua principale concorrente, a una cifra molto inferiore rispetto al suo reale valore per salvarla dal fallimento. Nonostante sia arrivata la soluzione a uno degli eventi che avevano provocato forti preoccupazioni per la tenuta del sistema bancario, lunedì le borse europee hanno aperto in netto calo, per poi proseguire alternando ribassi e recuperi, con un andamento piuttosto volatile legato alle preoccupazioni che si verifichino altre crisi bancarie.
Nel pomeriggio, parte di questi timori sembra essersi attenuata e i mercati finanziari hanno tutto sommato ripreso un andamento positivo, chiudendo infine tutti in rialzo: il FTSE MIB, il principale indice della borsa di Milano, ha guadagnato l’1,35 per cento, il CAC 40 di Parigi l’1,26 per cento, il DAX 40 di Francoforte lo 0,96, l’IBEX 35 di Madrid l’1,11.
Nella mattina di lunedì le azioni di UBS sono arrivate a perdere oltre il 10 per cento e quelle di Credit Suisse oltre il 60: il crollo di Credit Suisse era ampiamente previsto perché ha ragioni tecniche, dato che il valore delle azioni è sceso al livello a cui è stato finalizzato l’accordo di acquisizione, molto al di sotto del valore di mercato; il calo dei titoli legati a UBS ha mostrato però una certa perplessità degli operatori sulla convenienza economica dell’acquisizione. Nel pomeriggio però i timori sembrano essersi attenuati e il valore delle azioni di UBS è tornato a salire, guadagnando l’1,52 per cento.
La scorsa settimana era stata molto difficile per le banche di tutto il mondo: prima erano fallite le due banche statunitensi, Silicon Valley Bank e Signature Bank, poi molti istituti finanziari avevano ricevuto ulteriori contraccolpi in borsa a causa della crisi di Credit Suisse, “colosso finanziario” svizzero che era in crisi da anni e le cui debolezze l’avevano esposta nel momento in cui tutto il sistema bancario era percepito in pericolo. Le due crisi sono avvenute per cause separate l’una dall’altra, ma hanno contribuito assieme a creare un clima di grande inquietudine sui mercati, che ha provocato grosse perdite a tutti i titoli bancari.
Domenica sera è arrivato l’annuncio del salvataggio e dell’acquisizione di Credit Suisse e le sei principali banche centrali di tutto il mondo hanno contemporaneamente annunciato l’attivazione di una serie di meccanismi coordinati per fornire liquidità d’emergenza in dollari al sistema bancario internazionale.
Secondo gli esperti, entrambe le notizie avrebbero dovuto reinstaurare un clima di fiducia tra gli investitori verso il sistema bancario. Ma è avvenuto tutto il contrario: gli investitori temono ancora gravi crisi e hanno venduto massicciamente titoli bancari, facendone crollare il valore; nel pomeriggio poi i timori si sono placati e sono riniziati gli acquisti, che al contrario hanno fatto aumentare le quotazioni e risalire gli indici generali.
Gli investitori, assecondando i timori diffusi, si sono concentrati sugli aspetti più problematici dell’acquisizione di Credit Suisse: è vero che UBS ha acquistato la banca a un prezzo tutto sommato molto conveniente, ma dovrà farsi carico delle grosse perdite di Credit Suisse e gli investitori hanno percepito l’operazione come fonte di futuri problemi e non un buon affare.
In particolare, ha suscitato qualche allarmismo la decisione di far azzerare il valore di 16 miliardi di dollari di obbligazioni di Credit Suisse e di far perdere così i soldi ai loro detentori (ossia creditori della banca). Sono le cosiddette “obbligazioni AT1”, una categoria piuttosto rischiosa di investimenti che non è in alcun modo tutelata dalle regole bancarie in caso di fallimento (al contrario delle somme sui conti correnti che entro certi importi sono sempre garantiti): sono obbligazioni legate a uno dei principali indici per valutare lo stato del patrimonio di una banca e nel caso di fallimento per loro natura perdono totalmente valore. In tempi normali garantiscono alti rendimenti, proprio per il loro alto rischio.
La decisione di azzerare il valore delle obbligazioni AT1 è stata giudicata piuttosto controversa dagli analisti: la banca non è realmente fallita e quindi non si spiega l’azzeramento del valore; tuttavia la decisione di cancellare questi debiti è volta al miglioramento del bilancio di Credit Suisse e quindi della struttura che confluirà infine dentro UBS.
In deroga alle regole generali, la Banca nazionale svizzera e il governo hanno disposto che gli obbligazionisti riceveranno infine un trattamento peggiore degli azionisti, che sono quelli che solitamente dovrebbero rispondere in prima istanza della crisi di una azienda: in questo caso invece gli azionisti di Credit Suisse si ritrovano soci di UBS (pur con una consistente perdita del valore dei loro titoli); al contrario i detentori di obbligazioni AT1, ossia creditori, perdono tutto.
Chi guadagna molto da questa decisione è sicuramente UBS, che ha comprato una banca sì in crisi, ma di cui parte dei debiti sono stati totalmente cancellati.
La situazione è risultata talmente anomala che le obbligazioni AT1 di tutte le altre principali banche nella giornata di lunedì hanno perso valore: gli investitori hanno cercato di liberarsene temendo di perdere i propri soldi nel caso in cui dovessero esserci ulteriori problemi. Le autorità europee di vigilanza bancaria sono quindi intervenute con un comunicato congiunto a spiegare che in Unione Europea le regole non saranno derogate: prima rispondono gli azionisti e poi tutti gli altri.
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