La Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto per Putin
Il presidente russo è accusato di crimini di guerra in Ucraina, in particolare della deportazione di bambini ucraini in Russia
Venerdì la Corte penale internazionale, il principale tribunale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità, ha emesso un mandato d’arresto per il presidente russo Vladimir Putin. Putin è stato accusato di avere compiuto crimini di guerra in Ucraina a partire dal 24 febbraio del 2022, giorno dell’invasione russa: in particolare, per aver commesso crimini di guerra legati alla deportazione di bambini dall’Ucraina alla Russia. È un tema che era stato raccontato negli ultimi mesi da diverse inchieste giornalistiche e rapporti fatti da centri di ricerca e governi stranieri.
Con le stesse accuse, la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto anche nei confronti di Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria presidenziale russa per i diritti dell’infanzia.
Sono i primi mandati d’arresto emessi dalla Corte per reati compiuti durante la guerra in Ucraina. L’indagine della Corte era stata avviata il 2 marzo 2022, per capire se in Ucraina fossero stati commessi crimini di guerra, sia durante l’invasione che negli anni precedenti, quando soprattutto nel Donbass i conflitti tra ucraini e separatisti russi non si sono mai realmente interrotti.
La Corte penale internazionale ha detto di avere «ragionevoli motivi per ritenere» che Putin sia «responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione e di trasferimento illegale di popolazione dalle aree occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa, a danno dei bambini ucraini». In particolare, la Corte ha detto che Putin è «individualmente responsabile» per i rapimenti e la deportazione di diversi bambini: «per averli compiuti lui direttamente, congiuntamente con altre persone e/o attraverso altri» (nel caso di Putin sarebbe la terza opzione, «attraverso altri») e «per non aver esercitato un controllo adeguato sui subordinati civili e militari che li hanno compiuti».
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All’atto pratico l’emissione del mandato d’arresto non significa che Putin sarà arrestato: la Corte penale internazionale non ha una propria “polizia”, e per gli arresti deve affidarsi a quelle dei singoli stati. Per questo il presidente della Corte, il giudice polacco Piotr Hofmanski, ha detto che l’effettivo arresto di Putin dipenderà dalla comunità internazionale e dalla loro cooperazione.
Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo, ha detto che l’annuncio del mandato d’arresto «non ha alcun valore per il nostro paese, nemmeno da un punto di vista legale».
Le cose sono anche più complicate di così: la Russia non ha mai ratificato lo Statuto di Roma, il trattato che istituì la Corte penale internazionale, di cui quindi non accetta la giurisdizione. Significa anche che la Russia non ha l’obbligo legale di cooperare con la Corte o consegnarle gli indagati arrestati per poterli poi sottoporre a un eventuale processo per crimini di guerra, che nel caso di Putin sembra quindi ancora un’ipotesi molto remota.
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