Altre 2mila persone accusate di far parte di bande criminali sono state trasferite nella nuova ed enorme prigione di El Salvador
Mercoledì a El Salvador, piccolo stato dell’America centrale e uno dei più violenti al mondo, oltre 2mila detenuti accusati di far parte di bande criminali sono stati trasferiti nella nuova, enorme prigione Centro de Confinamiento del Terrorismo (CECOT), criticatissima perché prevede spazi per i detenuti assai ridotti: inferiori a quelli previsti per il trasporto di bestiame secondo le norme europee, per capirci.
La prigione, inaugurata quest’anno, è stata creata dal governo populista di Nayib Bukele per ospitare detenuti arrestati per le loro attività nelle bande criminali, uno dei problemi principali del paese. Il trasferimento degli oltre 2mila detenuti di mercoledì è il secondo nel giro di meno di un mese: a fine febbraio altre 2mila persone erano state trasferite nel CECOT. In totale la prigione può ospitare fino a 40mila detenuti (la più grande d’Italia, il carcere milanese di Opera, ne contiene circa 1.300, e i posti totali disponibili sarebbero 918).
Come quello di fine febbraio, anche questo trasferimento è stato pubblicizzato dal governo con un video celebrativo che mostra i detenuti coi capelli rapati a zero, a torso nudo, ammanettati o con le mani sopra la testa che corrono in percorsi predisposti dagli agenti in tenuta antisommossa, per poi venire ammassati al centro di un grande stanzone nella prigione. Nel frattempo Bukele ha anche esteso la durata delle misure di emergenza in vigore da oltre un anno per combattere le bande criminali, che nei mesi scorsi erano state assai criticate perché in pratica avevano dato alla polizia il potere di compiere arresti arbitrari.
Anche in quest’occasione il ministro della Giustizia del governo di Bukele, Gustavo Villatoro, ha fatto capire di non essere intenzionato a fare uscire i detenuti dalla prigione: annunciandone il trasferimento ha detto che «non torneranno mai più» nelle strade. In passato aveva detto che la prigione serviva a «eliminare questo cancro dalla società».
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