Come si decide se lasciar fallire una banca
Salvare o no le banche è una decisione soprattutto politica, che ha relativamente poco a che fare con la teoria economica
di Mariasole Lisciandro
Nel giro di qualche giorno negli Stati Uniti sono fallite due banche (Silicon Valley Bank e Signature Bank) e i mercati finanziari hanno reagito male un po’ ovunque, con perdite diffuse per il timore di un effetto “contagio” del sistema finanziario internazionale. Quello che sta succedendo alle banche negli Stati Uniti ha ovviamente numerosi precedenti, avvenuti un po’ ovunque nel mondo e a diversi livelli di gravità. Ogni volta, di fronte al rischio di bancarotta di una banca, il governo di uno stato deve decidere in poco tempo se salvarla o no, e affrontare le ampie conseguenze che l’una o l’altra decisione potrebbe avere.
Sebbene le conseguenze economiche del fallimento di una banca siano ampiamente note e piuttosto tipiche, il modo in cui si affronta a livello politico una decisione del genere prende in considerazione tantissime variabili non sempre legate alla teoria economica. Molte considerazioni sono legate all’opinione pubblica e al rapporto di diffidenza che gran parte dei cittadini nutre verso l’establishment finanziario, di cui non si vuole sobbarcare con soldi pubblici i costi degli errori, ma anche a quello che gli economisti chiamano “azzardo morale”. Con “azzardo morale” si intende quella condizione per cui il manager di una banca, se sa che lo stato è pronto a soccorrere gli istituti finanziari in pericolo, tende a correre rischi finanziari molto alti, che forse non si assumerebbe se le conseguenze del crollo ricadessero soltanto sulla banca.
Chi è al governo nel momento in cui fallisce una banca deve soppesare i risvolti politici della sua scelta: se lascia fallire la banca nessuno potrà accusarlo di aver favorito l’alta finanza coi soldi dei contribuenti, ma allo stesso tempo farà perdere il lavoro a molte persone e tantissimi soldi a chi ci ha investito, innescando pure una probabile crisi finanziaria se la banca è grande. Se invece salva la banca, rischia di subire le ripercussioni dell’opinione pubblica (specie se il salvataggio viene fatto con i soldi dei contribuenti) e di innescare all’interno del sistema finanziario i meccanismi di “azzardo morale”, per cui le altre banche si sentono deresponsabilizzate.
Com’è stato gestito il fallimento di Silicon Valley Bank
L’amministrazione di Joe Biden ha deciso di far fallire la banca californiana e di non intervenire in alcun modo con fondi pubblici, principalmente perché l’istituto era in condizioni molto gravi e ci sarebbero voluti parecchi soldi per rimetterlo in piedi.
In più, sebbene le cause di contesto fuori dal controllo dell’azienda non siano da trascurare, molti hanno fatto notare che la gestione della banca non sia stata senza criticità: la banca non ha differenziato la sua clientela – che era composta principalmente da start up e grandi aziende tecnologiche – e non ha differenziato neanche molto gli investimenti che faceva, quasi interamente in titoli di stato sicuri, che però con l’aumento dei tassi di interesse hanno iniziato a perdere valore. In generale una regola base della buona gestione degli investimenti è proprio differenziare: se ne va male uno, è improbabile che andrà male anche un altro di natura totalmente diversa.
Tuttavia, poiché i proprietari dei conti correnti erano principalmente aziende che dovevano continuare a poter pagare i propri dipendenti e i propri fornitori, è stata fatta un’eccezione alle regole per garantire il rimborso integrale delle cifre sui conti correnti (che solitamente per legge è garantito solo fino a 250 mila dollari): il governo americano ha permesso al “fondo assicurativo” che gestisce queste cose di rimborsare integralmente tutti gli importi dei conti correnti della banca.
Il rimborso totale dei conti correnti è un fatto notevole e nel fine settimana l’amministrazione Biden è stata molto criticata dall’opposizione Repubblicana, che la accusava di voler rimediare con soldi pubblici alla cattiva gestione dei manager della banca. Lunedì in conferenza stampa Biden ha quindi detto: «Le perdite non saranno a carico dei contribuenti, e questo è importante. Fatemelo ripetere, non vi saranno perdite a carico dei contribuenti».
Non ci sarà quindi un salvataggio pubblico e i «fondi saranno garantiti dalle quote e dalle commissioni che le banche pagano al Deposit Insurance Fund», un fondo con risorse private gestito dalla Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) proprio per tutelare i conti correnti delle banche che falliscono (il corrispondente statunitense del fondo interbancario italiano che ha garantito i conti correnti fino a 100 mila euro delle banche fallite negli ultimi anni).
Biden ha poi detto che «i cittadini americani devono stare tranquilli sul fatto che le somme sui loro conti correnti sono a disposizione per quando ne hanno bisogno». Il punto è importante perché serve a rassicurare tutti i cittadini, che in questi contesti di incertezza finanziaria presi dal panico sono portati a ritirare ingenti somme dai loro conti, generando così una cosiddetta “corsa agli sportelli” che poi si diffonde a tutto il sistema finanziario, mandandolo in crisi.
I rischi di salvare una banca
Le banche possono fallire per tantissimi motivi: sia legati alla cattiva gestione – i manager hanno preso rischi troppo alti e il guadagno non è arrivato, investimenti sbagliati, comportamenti illeciti – sia legati ai fattori di contesto – instabilità finanziaria diffusa, panico dei risparmiatori, tassi di interesse che salgono o scendono.
Ma a prescindere dai motivi, la storia economica anche recente insegna che la decisione di salvare una banca è perlopiù politica e talvolta legata all’azzardo morale.
L’azzardo morale serve a indicare una tendenza nei comportamenti degli individui ad avere o non avere determinati comportamenti perché si sa già che le conseguenze saranno in parte attenuate. L’esempio classico è quello di un guidatore di un’auto a noleggio, con l’assicurazione che copre qualsiasi danno. Questo potrebbe avere comportamenti poco prudenti alla guida perché consapevole che l’assicurazione lo coprirà in qualsiasi caso; al contrario, se il guidatore fosse responsabile per tutti i danni, probabilmente guiderebbe con più attenzione.
Lo stesso vale per le banche e le istituzioni finanziarie in generale: consapevoli che lo stato interverrà sempre a salvare le banche a tutela dei correntisti e dei risparmiatori, i manager finanziari potrebbero avere comportamenti superficiali o troppo rischiosi, puntando a incassare profitti privati e in caso ad addossare le perdite all’intera collettività.
Cosa insegna la storia economica recente
Alcune crisi bancarie recenti hanno mostrato come la decisione di lasciar fallire o di salvare una banca derivi da scelte politiche e da decisioni che spesso hanno a che fare con l’azzardo morale, ma che tuttavia rischiano di avere conseguenze impreviste.
È un esempio il fallimento di Lehman Brothers nel 2008, che è un caso da manuale di errore di politica economica. Il fallimento di Lehman, che allora era una delle banche più grandi e importanti del mondo, diede inizio alla grande crisi finanziaria di quegli anni, che ebbe effetti enormi in tutto il mondo. Pochi mesi prima di quel fallimento, però, i regolatori avevano deciso di salvare un’altra banca in difficoltà, Bear Stearns, e quel salvataggio ebbe molte conseguenze su ciò che successe dopo.
Bear Stearns era una banca media, non un colosso, ed era in crisi da tempo e molto vicina al fallimento. Le autorità finanziarie e di vigilanza avevano visto il rischio concreto di una crisi sistemica, che avrebbe potuto mettere a repentaglio la stabilità di tutto il sistema finanziario. Decisero quindi di intervenire per tutelare i correntisti e gli investitori e di salvarla. A quel punto nella percezione comune anche le banche di medie dimensioni vennero considerate tra le cosiddette “too big to fail” (troppo grandi per lasciarle fallire), e si innescò un meccanismo di azzardo morale.
Dopo qualche mese la gigantesca banca d’affari Lehman Brothers invece fu lasciata fallire. Secondo molti analisti la ragione fu legata all’azzardo morale e per dare una sorta di lezione ai banchieri. Le conseguenze furono disastrose e si riversarono su tutto il sistema finanziario internazionale.
Qualunque autorità, di fronte alla crisi di una banca di dimensioni significative, si trova di fronte a questo dilemma: lasciarla fallire può produrre un disastroso effetto sistemico; salvarla può introdurre incentivi perversi nel sistema e nel comportamento dei manager bancari.
Anche la decisione dell’amministrazione Biden di tutelare tutti i conti correnti a prescindere dall’importo, secondo molti, avrebbe instaurato un pericoloso precedente, nonostante le due banche siano comunque state lasciate fallire. Tuttavia, l’obiettivo di questa misura è stato anche quello di evitare il panico tra i correntisti delle banche medie commerciali e di scongiurare una cosiddetta “corsa agli sportelli”, anche se con scarso successo.
Questa espressione evoca folle di correntisti di fronte alle casse delle banca, tutti accalcati per ritirare il proprio denaro nel timore che la banca fallisca e di perdere così le somme depositate. Spesso questi comportamenti vengono definiti irrazionali, dettati più dal panico che da fattori reali. Una famosa scena del film Mary Poppins viene spesso usata come metafora di questo fenomeno.
L’attività di una banca si basa su un equilibrio tutto sommato rischioso. Le banche raccolgono denaro dai correntisti e lo usano in larga parte per investire, concedere mutui e prestiti. Quindi le banche non hanno mai a disposizione tutti i soldi dei correntisti, confidando nel fatto che è improbabile che tutti quanti ritirino la totalità dei fondi nello stesso momento.
Se un correntista si aspetta che gli altri ritirino oggi dalla banca solo quanto è necessario per fare fronte alle loro esigenze di consumo, riterrà che la banca sia al sicuro e di conseguenza farà così anche lui: ritirerà dal suo conto corrente solo quanto gli serve. Se tutti condividono questa aspettativa, si comporteranno così e la banca sarà effettivamente al sicuro: è una profezia che si autoavvera. Ma se un depositante si aspetta che tutti gli altri vadano oggi in banca a ritirare il loro denaro, la sua risposta sarà quella di correre in banca a ritirare il suo, sapendo che domani potrebbe essere troppo tardi.
Se tanti condividono questa idea, andranno a ritirare i loro depositi e la banca fallirà. Se una banca fallisce, molti correntisti perderanno in parte o del tutto i propri risparmi, con conseguenze enormi dal punto di vista economico e sociale.
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