A Milano non verranno più registrati bambini con due madri o due padri
Nell’atto di nascita ci sarà solo il genitore biologico: era una delle poche città a riconoscerli entrambi ma il governo l’ha vietato
Il Comune di Milano smetterà di registrare i genitori non biologici negli atti di nascita di bambini con due padri o con due madri. Milano era una delle poche città in Italia a riconoscere automaticamente la genitorialità di coppie di donne o di uomini diventati genitori tramite la fecondazione eterologa o la gestazione per altri (la cosiddetta “maternità surrogata”) fatte all’estero. La decisione di interrompere questa pratica è stata comunicata dal sindaco Beppe Sala lunedì, in seguito a una richiesta del ministero dell’Interno tramite il prefetto Renato Saccone: restano validi, comunque, i certificati fatti finora.
In Italia le coppie composte da due donne non possono accedere alla fecondazione eterologa, che prevede cioè l’inseminazione con lo sperma di un donatore, ammessa solo per le coppie eterosessuali. Per questo quello che succede molto spesso è che queste coppie vadano all’estero per portarla avanti e poi partoriscano in Italia. Anche le coppie di uomini che vogliono avere figli per farlo devono ricorrere alla gestazione per altri nei paesi in cui è autorizzata dalla legge, visto che in Italia non lo è. In Italia esistono centinaia di coppie omogenitoriali che hanno avuto o stanno avendo figli concepiti all’estero in questo modo.
Poiché sono due possibilità che non esistono per la legge italiana, non è regolata nemmeno la trascrizione nei registri di stato civile di questi casi, che finora era stata gestita a discrezione delle amministrazioni locali, con non poche difficoltà.
Lo scorso dicembre, in merito al caso di due uomini che avevano avuto un figlio ricorrendo alla gestazione per altri in Canada, la Corte di Cassazione aveva emesso una sentenza che escludeva «la automatica trascrivibilità del provvedimento giudiziario straniero» e stabiliva che «l’adozione rappresenta lo strumento che consente di dare riconoscimento giuridico, con il conseguimento dello “status” di figlio, al legame di fatto con il “partner” del genitore genetico che ha condiviso il disegno procreativo». Di fatto quindi la Cassazione ha stabilito che il riconoscimento del genitore non biologico non è automatico e che l’unico modo per ottenerlo sia l’adozione, la cosiddetta “stepchild adoption”.
– Leggi anche: La stepchild adoption esiste già
Il ministero dell’Interno ha chiesto a tutti i prefetti di ribadire il divieto di trascrivere gli atti di nascita di bambini nati all’estero con gestazione per altri e il prefetto di Milano ha allargato questo richiamo anche alle coppie di donne che abbiano ricorso alla fecondazione assistita all’estero. La comunicazione del prefetto dice che «alla luce del divieto per le coppie composte da soggetti dello stesso sesso di accedere a tecniche di procreazione medicalmente assistita, il solo genitore che abbia un legame biologico con il nato può essere menzionato nell’atto di nascita che viene formato in Italia» e aggiunge che questo vale anche per «la trascrizione di atti di nascita formati all’estero riconducibili alla fattispecie della maternità surrogata»
Il prefetto non cita il caso in cui il figlio di una coppia di donne che hanno fatto ricorso alla fecondazione eterologa nasca all’estero, e per questo anche la procura non specifica quale sia la procedura in questi casi. È molto probabile comunque che il comune non farà distinzioni tra questi atti di nascita e quelli riconducibili alla maternità surrogata, e trascriverà solo il nome del genitore biologico.
Nel suo podcast quotidiano, il sindaco di Milano Sala ha definito la sua decisione «un passo indietro» e ha spiegato «che la registrazione non dipende solo dalla volontà politica: è un atto che ha a che fare con l’apparato legislativo del comune e io, vista anche la presa di posizione della procura, non posso esporre un funzionario comunale a rischi personali di natura giudiziaria». Ha inoltre definito la pratica di adozione in casi particolari indicata dal ministero come soluzione «assai complessa e farraginosa» per com’è allo stato attuale.
Alessia Crocini, presidente dell’associazione Famiglie Arcobaleno che riunisce genitori italiani appartenenti alla comunità LGBT+, ha commentato così la decisione: «Questa notizia fa tristemente coppia con la decisione del governo italiano di bocciare anche la possibilità di un Certificato europeo di filiazione», cioè la proposta della Commissione Europea di un regolamento per far sì che i genitori di un minore riconosciuti da uno stato dell’Unione siano riconosciuti anche da tutti gli altri paesi senza procedure particolari.