L’Iran dice di aver graziato oltre 22mila persone arrestate durante le grosse proteste degli ultimi mesi
Lunedì Gholamhossein Mohseni Ejei, il capo della magistratura iraniana, ha detto che la Guida suprema Ali Khamenei, la più importante figura politica e religiosa del paese, ha graziato oltre 22mila persone che erano state arrestate nell’ambito delle eccezionali proteste antigovernative in corso nel paese dallo scorso settembre. Non ci sono ancora conferme indipendenti sull’effettiva liberazione di queste persone, ma l’annuncio di Mohseni Ejei ha permesso di avere una parziale stima dell’enorme quantità di arresti compiuti durante le proteste (non si sa però quante siano in tutto le persone arrestate nel corso delle manifestazioni e quante siano ancora in carcere).
La Guida suprema dell’Iran aveva già annunciato a inizio febbraio che «decine di migliaia» di persone arrestate durante le proteste sarebbero state graziate. Nel corso delle ultime settimane le manifestazioni si erano attenuate, pur non essendosi esaurite: l’annuncio di Mohseni Ejei può anche essere considerato un segnale del fatto che ora il regime si sente abbastanza sicuro sulla tenuta del proprio potere per poter ammettere l’estensione delle proteste che nei mesi scorsi avevano seriamente minacciato la sua sopravvivenza.
Le proteste in Iran sono state le più estese dalla rivoluzione del 1979, quella che trasformò l’Iran in una repubblica islamica. Erano iniziate a metà settembre dopo la morte in carcere di Mahsa Amini, una giovane donna arrestata a Teheran – e poi morta durante la detenzione – perché non indossava in maniera corretta il velo islamico. Nel giro di poco si erano trasformate in un’estesa e trasversale rivolta contro il regime iraniano, che le ha represse con violenza e che ha anche condannato a morte, con esecuzioni pubbliche, alcuni dei manifestanti.
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