Perché “Chi l’ha visto?” ha ancora tanto successo
È uno dei programmi più longevi di Rai 3, in 34 anni ha mantenuto inalterata una formula che funziona e ha un pubblico molto fedele
Il primo caso di cui si occupò la trasmissione Chi l’ha visto? fu quello di una ventunenne americana, Jennifer, ausiliare nella base Nato di Bagnoli, a Napoli. Scomparve nell’estate del 1988, la trasmissione ne parlò nella prima puntata andata in onda il 30 aprile del 1989, con un appello del padre. Fin dal primo caso di cui si occupò, la trasmissione rivelò una certa efficacia: Jennifer venne trovata dopo poco, era andata a vivere a Reggio Calabria con un giovane di origine marocchina che aveva precedenti per spaccio.
Da allora le segnalazioni a Chi l’ha visto? di persone scomparse sono state migliaia, uno dei segni del costante successo della trasmissione che dura ormai da quasi 34 anni. Una buona parte dei casi è stata risolta proprio grazie al suo contributo: un articolo del Corriere della Sera nel 2008 spiegava che le persone rintracciate rappresentavano circa il 65 per cento del totale. Tra i casi che Chi l’ha visto? ha seguito regolarmente c’è per esempio quello di Emanuela Orlandi. Fu in trasmissione che arrivò la telefonata anonima che consigliava di indagare come mai nella basilica di Sant’Apollinare a Roma fosse stato sepolto uno dei capi della Banda della Magliana, Enrico De Pedis, detto Renatino. Secondo alcune ipotesi investigative, De Pedis avrebbe avuto responsabilità nella scomparsa della ragazza romana avvenuta il 22 giugno 1983. Sempre a Chi l’ha visto? telefonò il fotografo romano Marco Fassoni Accetti per indicare il luogo dove si trovava il presunto flauto appartenuto a Emanuela Orlandi.
Ma sono moltissimi i casi che la trasmissione segue da anni. Solo per citarne alcuni: la scomparsa di Ylenia Carrisi, figlia di Al Bano e Romina Power, o quello di Denise Pipitone, rapita a Mazara del Vallo, in Sicilia, nel 2004. Per anni Chi l’ha visto? seguì il caso di Elisa Claps, che scomparve a Potenza nel 1993 e il cui corpo venne trovato 17 anni dopo nel sottotetto della chiesa dove la ragazza era stata vista per l’ultima volta. Per citare un caso più recente, ultimamente uno dei casi più seguiti è quello di Cristina Golinucci, scomparsa a Cesena il 1° settembre 1992: sua madre, Marisa Degli Angeli, è stata spesso ospite in trasmissione.
Chi l’ha visto? va in onda il mercoledì su Rai 3 da 34 anni (è alla trentacinquesima edizione). Il programma è sempre rimasto fedele alla sua formula di partenza che prevede un grande coinvolgimento degli spettatori: ancora oggi fa ricorso alle telefonate in studio, pratica ormai generalmente abbandonata dalle trasmissioni televisive. Il numero di telefono, lo 06/8262, è sempre rimasto lo stesso, a parte nell’edizione 1990-1991; la sigla musicale “Missing”, composta da Bruno Carioti e Lamberto Macchi, è stata riarrangiata ma è la stessa dal 1993.
Come spiega Luca Barra, professore associato di televisione e media digitali all’Università di Bologna, il successo del programma «è dovuto molto alla fedeltà alla sua storia. Pur cambiando, e soprattutto cambiando il contesto attorno, la società, che non è più quella del 1989, è rimasta la coerenza con l’idea originale». Federica Sciarelli, che conduce il programma dal 2004, dice che molto del successo di Chi l’ha visto? è dovuto alla capacità di «veicolare» la solidarietà: «Mi sono resa conto negli anni che c’è una grande voglia di solidarietà. Noi in fondo chiediamo a molti di condividere il problema di qualcuno. E le persone si attivano, segnalano, aiutano. È una sorta di passaparola televisivo che funziona da anni».
Per Barra i risultati ottenuti sono dovuti proprio alla conduzione di Federica Sciarelli, che «crede molto nel ruolo del programma». Lei stessa spiega di metterci moltissima passione: «Leggo tutte le mail che arrivano, tutte le segnalazioni».
A condurre la prima edizione di Chi l’ha visto? nel 1989 furono Donatella Raffai e Paolo Guzzanti. La trasmissione era curata da Lio Beghin, uno degli autori più celebri della televisione pubblica italiana. Il programma prese spunto da una rubrica di successo contenuta nel programma Portobello, andato in onda tra fine anni Settanta e inizio anni Ottanta, condotto da Enzo Tortora. La rubrica si chiamava “Dove sei?”, diffondeva appelli e ricostruiva storie per cercare persone scomparse. Di fatto Chi l’ha visto? trasformò quella rubrica in un intero programma.
Era la Rai 3 di Angelo Guglielmi, direttore della rete dal 1987 al 1994. Oltre a Chi l’ha visto? in quegli anni nacquero programmi storici come Telefono Giallo, Samarcanda, Un giorno in pretura, Blob, Fuori Orario, Mi manda Lubrano (poi diventato Mi manda Raitre), Avanzi, Quelli che il calcio. Dopo Blob e Un giorno in pretura, Chi l’ha visto? è il programma più longevo di Rai 3, probabilmente quello di maggior successo. Lo share supera regolarmente il 10 per cento, un dato molto più alto per esempio del talk show in prima serata della rete, Cartabianca, condotto da Bianca Berlinguer. «L’intuizione di Guglielmi fu quella di raccontare la realtà con un linguaggio popolare ma sobrio allo stesso tempo e di rappresentare la parte meno visibile della società», dice Barra.
Il giornalismo di Chi l’ha visto? è sempre stato rigoroso, popolare, appunto, ma lontano dagli eccessi: una scelta che contraddistingue da sempre il programma è non mostrare il ricongiungimento tra le persone trovate e le proprie famiglie, chiudendo il racconto prima. Negli anni ci sono stati anche molti servizi giornalistici che hanno consentito svolte investigative. Il 30 novembre del 1998, praticamente in diretta televisiva, Ferdinando Carretta confessò a un inviato di Chi l’ha visto? di aver assassinato i propri genitori. Fino ad allora e per quasi dieci anni la convinzione comune era stata che l’intera famiglia fosse fuggita all’estero con i fondi neri dell’azienda in cui lavorava Giuseppe Carretta, il padre.
Sono state molte anche le polemiche. Il 6 ottobre del 2010 Sciarelli era in diretta con la madre di Sarah Scazzi, la ragazza di 15 anni scomparsa ad Avetrana, in provincia di Taranto, il 26 agosto precedente. Il collegamento avveniva da casa di Michele Misseri, lo zio della ragazza che in quel momento era sotto interrogatorio. Poco dopo le 23 le agenzie di stampa comunicarono che i carabinieri stavano cercando il corpo di Scazzi e che Misseri aveva confessato l’omicidio.
«Ci ritrovammo in una situazione molto difficile», racconta Sciarelli. «Le notizie arrivavano di continuo, anche nella casa dei Misseri ovviamente. La madre di Sarah cercava di capire, anche da noi, che cosa stesse accadendo». Sciarelli fu molto criticata per non aver sospeso il programma. È anche vero che la conduttrice chiese più volte alla madre di Scazzi, Concetta Serrano, se volesse interrompere il collegamento, ma Serrano si aspettava a quel punto di avere informazioni in più dalla stessa conduttrice.
Altre volte le critiche arrivarono persino da esponenti politici. Nell’aprile del 2016 la trasmissione mandò in onda un video di qualche anno prima in cui si vedeva un carabiniere dare uno schiaffo a una donna durante una discussione per strada. Mentre la puntata era in corso Matteo Salvini scrisse su Twitter: «Su Rai Tre processo in corso ai Carabinieri. Tutto questo con denaro pubblico… Una vergogna!». E una volta, nel 2008, un gruppo di militanti di estrema destra tentò di entrare in studio dando l’assalto alla sede Rai, subito dopo la messa in onda di una puntata che mostrava alcuni attivisti dell’organizzazione fascista CasaPound coinvolti in scontri con gruppi di sinistra, a Roma.
Ci fu un periodo in cui le puntate di Chi l’ha visto? erano due a settimana, sia venerdì che domenica: era il secondo anno di vita del programma, quando Paolo Guzzanti venne sostituito dal giornalista Luigi Di Majo. In quegli anni il successo aumentò costantemente. Nella stagione 1991-1992 Donatella Raffai abbandonò la conduzione e fu sostituita da Alessandra Graziottin, sempre in coppia con Di Majo, e la gamma di casi seguiti dal programma si ampliò: non si parlava più solo di persone scomparse ma anche di casi di cronaca nera. Successivamente, sempre negli anni Novanta, alla conduzione si alternarono le giornaliste Giovanna Milella e Marcella De Palma, e l’attrice Daniela Poggi. Nacque anche uno spin-off derivato dal programma e incentrato solo sulla cronaca nera, Indagine, che però ebbe vita piuttosto breve.
Sciarelli divenne la conduttrice di Chi l’ha visto? nel 2004, dopo aver lavorato molti anni al Tg3. Con lei il programma si divise ancora di più tra casi di scomparsa e casi di cronaca nera.
«Portai in trasmissione anche la ricerca dei grandi latitanti» ricorda Sciarelli. «Tra gli autori c’era qualche dubbio, ma poi la cosa funzionò e fu anche molto utile». Con lei alla conduzione, inoltre, è diventato più frequente e costante l’aggiornamento su alcuni casi storici, come il cosiddetto “massacro del Circeo”, in cui due ragazze furono violentate per 36 ore in una villa di San Felice Circeo, tra il 29 e il 30 settembre 1975: una di loro morì, l’altra si salvò fingendosi morta. Chi l’ha visto? nel 2004 diede un contributo importante per scoprire dove fosse fuggito e che fine avesse fatto uno dei tre assassini, Andrea Ghira, morto di overdose in Spagna nel 1994. Tuttavia in trasmissione la donna sopravvissuta, Donatella Colasanti, e la sorella della ragazza assassinata, Letizia Lopez, espressero forti dubbi su quella morte.
Proprio la serialità e il fatto di tenere costantemente informati i telespettatori dando novità e aggiornamenti sono alcuni dei motivi del successo di Chi l’ha visto?: «Si crea una ritualità, un’abitudine collettiva che genera discussioni» dice ancora Barra. «La visione della trasmissione diventa un’abitudine collettiva grazie anche al fatto di riportare all’attenzione casi che sembravano dimenticati. La forza di Chi l’ha visto? è quella di creare una fidelizzazione attraverso un racconto seriale». Tutte le novità sui casi seguiti vengono diffuse anche attraverso il sito, in cui oltre alle notizie ci sono sezioni in cui vengono riportati i volti di persone di cui va ricostruita l’identità, appelli alla ricerca di persone scomparse e richieste per trovare testimoni di incidenti stradali.
«Negli anni Chi l’ha visto? ha mantenuto il suo ruolo di servizio pubblico con un forte senso di “missione”» dice Stefania Carini, critica televisiva e autrice del podcast Da Vermicino in poi, sull’impatto mediatico che ebbe il caso di Alfredo Rampi. «Le persone si affidano alla trasmissione chiedendo aiuto e sostegno e Chi l’ha visto? dà visibilità a una parte d’Italia che non viene considerata». In sostanza il programma diventa facilmente un punto di riferimento, a volte l’unico per i familiari di persone scomparse. Lo conferma la stessa Sciarelli: «Raccontiamo l’Italia, soprattutto quella meno visibile».
Ci sono stati anche casi in cui la trasmissione ha avuto un ruolo attivo nei casi collaborando direttamente con Polizia o Carabinieri. Avvenne per esempio nel 2004, quando Michele Tollis andò in trasmissione per la scomparsa di suo figlio, avvenuta sei anni prima, e parlò dei suoi sospetti su un gruppo di ragazzi, diventati poi noti come “Bestie di Satana”. Quell’intervento a Chi l’ha visto? in realtà era stato concordato prima con gli investigatori per cercare di mettere pressione alle persone indagate. «Collaboriamo come possiamo con le forze dell’ordine rispettando sempre i diversi ruoli», dice Sciarelli.
Soprattutto negli ultimi anni Chi l’ha visto? è diventato per molte persone un programma di culto, da guardare collettivamente. Ci sono i cosiddetti “chilhavisters” e gli “sciarellers”: così si autodefiniscono i più appassionati della trasmissione, che la apprezzano anche e soprattutto per la capacità di Sciarelli di coinvolgere il pubblico e le persone presenti in studio. Alcune sue espressioni ricorrenti, come «Vediamo di riportarli a casa» in riferimento a persone scomparse, hanno appunto quell’obiettivo: Chi l’ha visto? è rimasto insomma uno dei pochi programmi, forse l’unico, che chiede ai telespettatori di attivarsi, di fare qualcosa. «La stessa trasmissione», conclude Luca Barra, «non si limita a raccontare la realtà ma cerca di aiutare chi è in difficoltà. Si sporca le mani».