Quando la satira in televisione era “Avanzi”
L'ultima puntata di un programma che definì un decennio di comicità televisiva andò in onda 30 anni fa, condotta da Serena Dandini e con memorabili personaggi di Corrado Guzzanti
Il 12 marzo del 1993, trent’anni fa, andava in onda su Rai 3 l’ultima puntata di Avanzi, una delle trasmissioni comiche e satiriche di maggior successo della televisione italiana di quegli anni. Avanzi era condotto da Serena Dandini e ideato dalla stessa Dandini, da Valentina Amurri e Linda Brunetta: le tre autrici si erano già fatte notare, negli anni precedenti, per La TV delle ragazze, programma comico di buon successo nella seconda serata di Rai 3. Ma Avanzi fu molto di più.
Anche grazie all’introduzione nel cast di Corrado Guzzanti e di alcuni dei suoi personaggi destinati a diventare dei classici, Avanzi divenne un fenomeno televisivo e sociale, creò decine di “tormentoni”, occupò pagine di giornali, fece nascere almeno un programma spinoff, più di un libro e persino un disco. La sua satira suscitò qualche piccolo caso politico, accompagnando gli ultimi anni della Prima Repubblica, lanciò un gran numero di comici e creò un gruppo che negli anni seguenti avrebbe continuato a fare programmi di successo, come Tunnel, Pippo Chennedy Show, L’ottavo nano.
Quando Serena Dandini chiuse l’ultima delle sedici puntate del 1993, Avanzi aveva alle spalle tre stagioni di successo: le prime due nella seconda serata del lunedì, la terza in una prima serata del venerdì. A decidere la promozione fu Angelo Guglielmi, secondo e celebrato direttore di Rai 3, che creò in quegli anni una serie di programmi di successo che trasformarono la terza rete Rai, passata sotto la sua direzione da dati di ascolti trascurabili (share sotto l’1 per cento) a consistenti (10 per cento). Avanzi fu uno di quei programmi innovativi, oltre a essere un pezzo importante di una fortunata stagione della satira in televisione.
Il programma era nato, nel 1991, con l’idea di prendere in giro soprattutto la stessa televisione: gli avanzi del titolo erano gli avanzi televisivi, il programma fingeva di essere messo in onda dai sotterranei della Rai e di pescare dai magazzini dell’azienda sotto il mandato di una “commissione di smaltimento degli avanzi televisivi”. Il programma diceva quindi di voler riciclare personaggi televisivi rimasti senza lavoro, spot pubblicitari rifiutati, vip non abbastanza vip e quindi “scartati”, inchieste giornalistiche censurate, trasmissioni televisive locali rimaste senza una rete dopo la riforma delle licenze televisive. Col passare delle puntate e delle stagioni i confini della satira si ampliarono: alle imitazioni e parodie dei personaggi televisivi si aggiunsero quelli politici o di costume.
La formula era quella di una serie di sketch comici, in cui la conduttrice Serena Dandini faceva da spalla e intervistatrice, inframmezzati da finte pubblicità ideate e recitate dai Broncoviz, formazione di cui faceva parte Maurizio Crozza, da scene di Cinico Tv, la televisione grottesca e surrealista dei palermitani Ciprì e Maresco, e da “Chiquito y Paquito”, parodia delle telenovele sudamericane in cui Massimo Olcese e Adolfo Margiotta chiudevano una serie di improbabili rivelazioni con un «Non mi fido di te», che sarebbe diventato diffuso tormentone.
Ogni puntata prevedeva anche un ospite musicale e le scelte furono spesso particolarmente audaci, soprattutto per la televisione pubblica degli anni ’90: Avanzi ospitò molti esponenti della scena italiana indipendente, come 99 Posse, Sud Sound System o Pitura Freska, ma in una puntata si esibirono perfino i Sonic Youth, storico e importantissimo gruppo americano di rock alternativo. La tendenza innovativa rispetto alla solita offerta televisiva sarebbe arrivata al suo culmine nel 1994 con Tunnel – erede di Avanzi – quando gli ospiti furono addirittura i Nirvana, in una delle ultime uscite pubbliche prima del suicidio del loro leader, Kurt Cobain.
Ma il successo di Avanzi aveva origine soprattutto dai personaggi nati nella trasmissione e diventati poi, per alcuni anni, protagonisti di fenomeni di costume. C’erano prima di tutto le imitazioni delle attrici e comiche già protagoniste della TV delle Ragazze: Francesca Reggiani imitava Alba Parietti, Cristina D’Avena e Katia Ricciarelli (fra le altre), Sabina Guzzanti rese un appuntamento fisso le lezioni di sesso di Moana Pozzi e raccontò ascesa e caduta del socialista Claudio Martelli, dai “Carini per il rinnovamento” a Tangentopoli. Cinzia Leone aggiunse alle imitazioni il personaggio della signorina Vaccaroni, dipendente dell’Ufficio Imposte e Tributi che avvertiva con gravità del fatto che «siamo al baratro definitivo» e che la svalutazione della lira (uno dei problemi di quegli anni) aveva portato al sorpasso da parte della «pizza di fango del Camerun», emergente quanto fittizia valuta del paese africano.
L’attore e comico Marco Messeri era inviato per l’Italia a caccia di opere pubbliche incompiute (ne sarebbe nato un libro), Stefano Masciarelli si divideva fra un operaio con la erre moscia di Agnelli e un cronista sportivo innamorato del centravanti della Roma Ruggiero Rizzitelli (“Rizzi Rizzi gol”), Antonello Fassari interpretava una parodia di Sora Lella, un produttore di film porno e un comunista risvegliatosi da un coma dopo vent’anni: rimasto agli anni Settanta, aveva perso tutte le certezze, compreso il PCI, e si rendeva conto che l’unica cosa rimasta uguale erano i Pooh.
Dalla seconda stagione ebbe grande successo il giornalista interpretato dal comico sardo Pier Francesco Loche, che non garantiva sulla «verità delle notizie, ma sulla loro freschezza»: introduceva ogni lettura con una serie di «pare, si dice, si mormora» e censurava in prima persona quelle troppo compromettenti, strappando i fogli.
Fra tutti i notevoli comici della trasmissione spiccò da subito Corrado Guzzanti: i suoi personaggi e le sue imitazioni (fra le prime quelle dei giornalisti televisivi Giovanni Minoli ed Enrico Mentana) erano spesso il momento più atteso della trasmissione. Le prime stagioni si chiudevano quasi sempre con gli interventi di Rokko Smithersons, regista di “filmaggi de paura”: il primo personaggio in assoluto di Guzzanti raccontava la trama di uno o più nuovi film della sua immaginaria produzione, che adattavano titoli nelle sale agli eventi della politica italiana. Indossando rigorosamente un “chiodo” (il giubbotto di pelle di moda in quegli anni), alternando italiano e romanesco, chiudeva leggendo una poesia “de Kipli”: furono poi raccolte in un libro, il “Libro de Kipli”, edito da Baldini e Castoldi. “Rokko e i suoi fratelli” era invece il gruppo musicale, che partendo dalla sigla “Sopravvoliamo”, di grande successo, incise anche un album.
Dalla terza stagione Guzzanti introdusse il personaggio di Lorenzo, studente ignorante, sfaticato e inventore di un codice di espressione tutto suo che divenne molto popolare. Vestito con la camicia a scacchi tipica dei ragazzi dei primi anni Novanta, iscritto all’istituto privato “Sei anni in uno Mary Poppins”, appassionato di heavy metal, Roma e videogiochi, Lorenzo si esprimeva a grugniti, con avverbi casuali («infatti», «purtroppo» e «del resto») e rispondeva quasi sempre come un «ma de che, ao?». Le sue risposte a interrogazioni scolastiche diedero vita allo spinoff Maddecheaò! Come secernere agli esami, striscia quotidiana di inizio estate in cui Serena Dandini fingeva di preparare Lorenzo alla maturità.
Intorno a Dandini, Corrado Guzzanti e alla sorella Sabina negli anni seguenti avrebbero preso forma altri programmi di successo, che definirono una sorta di canone della satira televisiva per tutti gli anni Novanta, quando era molto più presente che nella programmazione attuale.