Le “chiacchiere al caminetto” di Roosevelt
90 anni fa l'allora presidente degli Stati Uniti iniziò una tradizione che avrebbe cambiato il modo di fare comunicazione in politica, e la storia
«Miei cari, desidero parlare per qualche minuto di banche al popolo degli Stati Uniti: con i relativamente pochi che comprendono i meccanismi bancari, ma in particolare con la stragrande maggioranza di chi utilizza le banche per i conti correnti e i prelievi». Con un tono di voce calmo e amichevole, il 12 marzo del 1933 l’allora presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt, si rivolse alla popolazione attraverso la radio per comunicare una importante riforma del sistema bancario, da tempo in forte crisi. Quel discorso letto alla radio 90 anni fa sarebbe stato il primo di una lunga serie di comunicazioni informali diventate famose come le “chiacchiere al caminetto” di Roosevelt, ancora oggi studiate e considerate uno dei migliori esempi di comunicazione politica per le masse nella prima metà del Novecento.
Franklin Delano Roosevelt, spesso indicato con le sole iniziali FDR, aveva da poco compiuto 51 anni quando giurò da presidente degli Stati Uniti per la prima volta. Democratico, era stato eletto nel 1932 battendo il presidente uscente repubblicano Herbert Hoover, che aveva condotto una campagna elettorale debole e inefficace nel fermare i crescenti consensi nei confronti del suo avversario. Roosevelt era stato governatore dello stato di New York negli anni della Grande depressione e si era distinto nella gestione della difficile situazione della crisi economica.
Proprio da governatore, FDR aveva mostrato di avere intuìto l’importanza della radio come mezzo per raggiungere direttamente gli elettori, senza “il filtro della stampa” come direbbe un politico dei giorni nostri. All’epoca i giornali più diffusi e alcuni dei gruppi editoriali più potenti erano di orientamento conservatore, di conseguenza Roosevelt riteneva che la radio fosse una buona soluzione per aggirare almeno in parte il problema. Tra la fine degli anni Venti e i primi Trenta, quel mezzo di comunicazione stava del resto iniziando ad affermarsi come nuovo strumento non solo per l’intrattenimento, ma anche per fornire notizie e aggiornamenti sulla politica.
Già da governatore Roosevelt aveva sfruttato alcuni dei propri interventi formali, cercando di trasformarli in discorsi più ampi, avendo in mente la popolazione come ascoltatrice e non politici e addetti ai lavori. Una volta eletto presidente, FDR ritenne di applicare lo stesso approccio, rivolgendosi in particolari occasioni a un pubblico di ascoltatori il più ampio e variegato possibile, dalle grandi città alle aree rurali dove iniziavano a essere diffusi i segnali radio.
Nel farlo non perse molto tempo. Giurò da presidente il 4 marzo 1933 e appena nove giorni dopo organizzò il primo discorso informale alla radio per la nazione. L’occasione era stata data da una riforma del sistema bancario, cui Roosevelt aveva dovuto provvedere non appena insediato, a causa di una forte instabilità che aveva portato alla chiusura di numerosi istituti bancari nei mesi precedenti. Erano le conseguenze della Grande depressione iniziata nel 1929 e che avrebbe condizionato buona parte della presidenza Roosevelt, insieme alla Seconda guerra mondiale.
L’instabilità economica aveva portato molte persone a prelevare i propri depositi, temendo che le banche diventassero insolventi. Per evitare che si diffondesse ulteriormente il panico e che i prelievi aggravassero le condizioni delle banche più grandi e importanti del paese, Roosevelt decretò una chiusura nazionale di quattro giorni del settore bancario. La sospensione offrì il tempo necessario al Congresso per approvare l’Emergency Banking Act, una serie di riforme per introdurre maggiori garanzie per i correntisti e ridurre eventuali rischi legati ai loro depositi.
Alle 22 del 12 marzo 1933, FDR iniziò il proprio discorso alla radio, esponendo con parole semplici il senso della riforma da poco approvata. A circa 60 milioni di ascoltatori, disse: «Il vostro governo non ha intenzione di vedere ripetersi la storia degli ultimi anni. Non vogliamo e non avremo un’altra epidemia di fallimenti delle banche». Spiegò poi quali sarebbero stati i passaggi successivi e le strategie pensate per riaprire il sistema in sicurezza.
Secondo gli storici, in quell’occasione Roosevelt fu molto convincente nel trasmettere le intenzioni del governo e le nuove garanzie per i risparmiatori, che tornarono a depositare i propri risparmi nelle rispettive banche. In quell’occasione era nata la tradizione delle “chiacchiere al caminetto”, anche se probabilmente nessuno ne aveva ancora pienamente consapevolezza. Il modo di dire incominciò ad affermarsi un paio di mesi dopo, quando iniziò a essere utilizzato dalla CBS, una delle principali emittenti radiofoniche del paese. Era una definizione che restituiva efficacemente l’impostazione informale di quei discorsi.
Durante i propri quattro mandati da presidente degli Stati Uniti (il limite dei due mandati fu introdotto nel 1947), Roosevelt tenne trenta “chiacchiere al caminetto”, un numero relativamente limitato se si considera che la sua presidenza durò nel complesso 4.110 giorni. Il fatto che tenesse questi discorsi divenne così noto che ancora oggi c’è chi è convinto che FDR ne facesse uno ogni settimana, ma in realtà gli appuntamenti furono molto più sparsi e concentrati soprattutto nel periodo della Seconda guerra mondiale.
Roosevelt pronunciava i propri discorsi radiofonici dalla Diplomatic Reception Room al piano terra della Casa Bianca a Washington, DC. Arrivava un quarto d’ora circa prima dell’inizio della trasmissione, salutava i giornalisti invitati ad ascoltarlo dal vivo e attendeva di essere introdotto con un annuncio molto semplice: «Signore e signori, il presidente degli Stati Uniti». Poco dopo FDR prendeva la parola iniziando con un «Miei cari» o «Amici americani» per dare da subito l’idea del tono informale e amichevole che voleva utilizzare, per quanto vincolato dall’istituzione che rappresentava.
Ai collaboratori che partecipavano alla stesura dei discorsi, Roosevelt raccomandava di utilizzare frasi brevi e parole semplici, in modo che fossero comprensibili a tutti. Nella maggior parte dei casi, l’80 per cento circa delle parole utilizzate nelle “chiacchiere al caminetto” rientrava tra le mille parole più utilizzate nella lingua inglese statunitense. Nei giorni precedenti alla trasmissione venivano scritte una decina di bozze per rifinire il testo, semplificare i passaggi più difficili e dove possibile tagliare qualcosa.
Roosevelt leggeva quasi sempre alla scrivania, non così vicina al caminetto che inizialmente nemmeno esisteva nella Diplomatic Reception Room (fu costruito in seguito). Teneva il segno facendo scorrere il dito sulle pagine e faceva attenzione all’intonazione e a non parlare troppo velocemente. Una volta riascoltandosi notò che quando pronunciava alcune parole faceva un fischio a causa dell’eccessivo spazio tra due incisivi inferiori. Si fece preparare una piccola protesi mobile, che incastrava tra i denti quando doveva leggere i discorsi.
Il 9 dicembre 1941, Roosevelt tenne una delle “chiacchiere al caminetto” più difficili, ad appena due giorni di distanza dall’attacco a Pearl Harbor condotto da una flotta della Marina imperiale giapponese, che determinò l’ingresso degli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale. Ripercorse i passaggi che avevano portato prima alla guerra in Europa e poi all’ampliamento del conflitto, spiegando che cosa avesse determinato quella situazione, poi disse: «Ora siamo in questa guerra. Lo siamo tutti e fino in fondo. Ogni singolo uomo, ogni singola donna e ogni singolo bambino è coinvolto nella più grande impresa della nostra storia americana. Dobbiamo condividere le cattive e le buone notizie, le sconfitte e le vittorie: gli imprevisti della guerra».
Alla fine di febbraio del 1942 tenne un nuovo discorso, invitando nei giorni precedenti la popolazione a munirsi di una mappa del mondo. Ai propri collaboratori che lo aiutavano a preparare il testo disse che avrebbe voluto parlare di posti lontani e per molte persone sconosciuti, ma che sarebbero stati determinanti nel corso della guerra. Ci fu un marcato aumento delle vendite di mappe e atlanti, mentre numerosi osservatori definirono il discorso di Roosevelt come uno dei migliori della sua carriera.
L’anno dopo, il 28 luglio del 1943 commentò la caduta di Benito Mussolini: «Penso che ci sia stata la prima rottura nell’Asse. Il regime fascista, criminale e corrotto, in Italia sta cadendo a pezzi. […] I nostri piani per eliminare Mussolini e la sua banda hanno avuto ampio successo. Ma dobbiamo ancora eliminare Hitler e la sua banda, e Tōjō e la sua banda. Nessuno di noi finge che sia una cosa semplice».
FDR pronunciò la propria ultima “chiacchiera al caminetto” il 12 giugno del 1944, a meno di una settimana dallo sbarco in Normandia, una delle più importanti iniziative di guerra per aprire un secondo fronte in Europa. Pochi mesi dopo vinse le elezioni per il proprio quarto mandato da presidente, nonostante fosse già molto malato. Morì il 12 aprile del 1945 e fu sostituto dal suo vice, Harry S. Truman.
Roosevelt non fu certamente l’unico a intuire l’importanza della radio, ma fu indubbiamente tra i più abili a sfruttare quel mezzo di comunicazione emergente per raggiungere in modo diretto la popolazione. I regimi totalitari europei avrebbero usato molto la radio per fare propaganda e diffondere i discorsi dei loro dittatori, ma inevitabilmente con una impostazione comunicativa più distante e spesso formale. Il primo ministro britannico, Winston Churchill, pronunciò importanti discorsi che contribuirono a motivare la popolazione, specialmente nei difficili periodi dei bombardamenti nazisti, avvicinandosi almeno in parte all’impostazione seguita da FDR seppure con una maggiore inclinazione a far emergere la propria leadership personale.
Le “chiacchiere al caminetto” contribuirono non solo a tenere alto il morale degli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale, ma furono anche un’importante risorsa per Roosevelt nel mantenere e nel raccogliere nuovi consensi. Il presidente sfruttava i discorsi per respingere le critiche che gli venivano spesso mosse dalle pagine dei giornali conservatori, per illustrare i pregi delle nuove leggi dal punto di vista della sua amministrazione e per smentire indiscrezioni.
I più critici segnalavano i rischi di una comunicazione così diretta e senza intermediazioni, in un dibattito che si sarebbe ripresentato ciclicamente con l’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione, dalla televisione a Internet. Da un punto di vista prettamente comunicativo, le “chiacchiere al caminetto” di Roosevelt furono uno dei primi e più importanti esperimenti intorno alla radio, che si intrecciò con uno dei momenti storici più densi e importanti di tutto il Novecento.