È iniziato il terzo mandato di Xi Jinping
L’Assemblea nazionale del popolo della Cina ha formalizzato il rinnovo dell'incarico, con una votazione storica che rafforzerà ulteriormente il potere del presidente
L’Assemblea nazionale del popolo della Repubblica Popolare Cinese ha confermato formalmente Xi Jinping come presidente del paese, dando ufficialmente inizio al suo terzo mandato alla guida della Cina. La votazione si è svolta venerdì a Pechino ed era una formalità: già da tempo era noto che Xi avrebbe ricevuto il rinnovo dell’incarico, che interrompe la tradizione dei due mandati consecutivi presidenziali per una stessa persona. Xi, che ha 69 anni, aveva fatto cambiare la Costituzione cinese proprio per garantirsi la possibilità di mantenere l’incarico rafforzando ulteriormente il proprio potere già enorme in Cina.
A favore del nuovo mandato di Xi ci sono stati 2.952 voti, mentre nessuno ha votato contro. I delegati partecipanti alla votazione sono indicati dal Partito comunista cinese, di fatto il principale organo amministrativo del paese. Ai partecipanti non era stata offerta una lista di potenziali candidati, di conseguenza Xi e alcuni altri dirigenti del partito sono stati eletti senza avere oppositori. Le varie fasi della votazione sono segrete, hanno ratificato decisioni già assunte e come da tradizione non sono stati diffusi molti dettagli.
Lo scorso ottobre Xi aveva formalizzato la propria nomina a segretario generale del partito, facendo supporre a molti analisti un’intenzione di diventare di fatto capo a vita della Cina. Anche grazie alle attività di propaganda e al controllo dei mezzi di comunicazione, Xi è particolarmente popolare nel paese, sebbene nell’ultimo anno di pandemia da coronavirus avesse ricevuto critiche e ci fossero state proteste per le rigide misure di contenimento dei contagi, applicate con la cosiddetta strategia “zero COVID”.
L’Assemblea ha nominato all’unanimità Xi come comandante dell’Esercito popolare di liberazione, le forze armate della Cina, uno degli eserciti più grandi al mondo. I delegati hanno inoltre indicato l’importante funzionario Zhao Leji come presidente dell’Assemblea, anche in questo caso su indicazione di Xi, che ne aveva apprezzato l’impegno nelle varie campagne anticorruzione condotte nel paese. Vari altri funzionari fortemente legati a Xi hanno assunto nuovi ruoli di spicco nel Comitato permanente del Politburo, a conferma del controllo politico pressoché totale esercitato dal presidente.
Li Qiang, 63 anni, sostituisce Li Keqiang, che sta per compierne 68, età in cui convenzionalmente i politici cinesi vanno in pensione. Li Keqiang, in carica da dieci anni, aveva posizioni piuttosto distanti da quelle di Xi Jinping su alcuni temi, soprattutto di natura economica: il suo sostituto, che non ha esperienza nel governo centrale, è invece molto allineato alle posizioni del presidente.
Li Qiang era stato a capo del partito a Shanghai, la città in cui lo scorso aprile c’erano state grosse e partecipate proteste contro il governo a causa delle durissime restrizioni imposte (proprio attraverso la sua autorità) per il coronavirus. Il nuovo premier era stato molto criticato per la gestione di quel lockdown, ma la nomina di ottobre nel Comitato permanente aveva indicato che gli stretti rapporti con Xi avevano prevalso su altre valutazioni.
Alcuni giorni fa, il premier uscente Li Keqiang aveva annunciato un piano per il rilancio dell’economia cinese, fissando una previsione di crescita del prodotto interno lordo (PIL) intorno al 5 per cento. Anche a causa dei ripetuti lockdown per il COVID, la Cina aveva mancato le previsioni per il 2022. L’anno scorso la crescita del PIL si era fermata al 3 per cento, ai minimi da 40 anni e ampiamente sotto le stime del 5,5 per cento. Dopo il repentino abbandono della strategia “zero COVID”, che oltre a rigidi lockdown prevedeva test di massa per cercare di ridurre al minimo la diffusione dei contagi, i segnali economici sembrano essere tornati positivi, ma saranno necessari ancora alcuni mesi per verificare la portata della ripresa.
La conferma di Xi Jinping a un terzo mandato era stata anticipata da alcune dichiarazioni poco usuali da parte della Cina contro gli Stati Uniti e tutto l’Occidente.
Xi aveva accusato direttamente gli Stati Uniti e tutto l’Occidente di voler impedire lo sviluppo economico della Cina con una campagna di «contenimento» ai suoi danni: è raro che un presidente cinese indichi esplicitamente un paese estero con accuse di questo tipo, preferendo di solito utilizzare riferimenti alquanto vaghi. Anche il ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, aveva fatto dichiarazioni molto aggressive contro gli Stati Uniti, accusandoli di volere lo scontro diretto con la Cina: posizioni viste come il segno del fatto che la retorica della Cina contro l’Occidente stia diventando gradualmente più dura, in concomitanza con l’inizio del terzo mandato di Xi da presidente.