In Svezia le caramelle solo di sabato
Una tradizione festosa per i bambini deriva da una serie di esperimenti sui denti dei pazienti di un ospedale psichiatrico negli anni '40
In Svezia è tradizione mangiare le caramelle solo un giorno alla settimana: il sabato. Naturalmente è possibile comprare e mangiare dolciumi anche negli altri giorni, ma il sabato è il giorno in cui tipicamente le famiglie accompagnano nei negozi di caramelle bambine e bambini, che riempiono sacchetti di carta con le loro preferite e poi ne fanno grandi scorpacciate. La tradizione ha un suo nome – lördagsgodis – ma un’origine tutt’altro che festosa: deriva da esperimenti scientifici dai risvolti etici discutibili svolti in un ospedale psichiatrico alla fine degli anni Quaranta.
Lördagsgodis significa letteralmente “dolci” o “caramelle del sabato”: è un termine che mette insieme “Lördag”, la parola svedese che significa appunto sabato, e “godis”, un’abbreviazione di “godsaker” (cose buone e gustose), che indica caramelle e dolciumi. Di solito oggi in Svezia al sabato le caramelle si comprano sfuse nei negozi, comparsi a metà anni Ottanta, dove si trovano corsie o intere pareti piene di vasche di gusti diversi, dai marshmallow alle liquirizie, dai lecca lecca alle palline di cioccolato: l’abitudine più diffusa è proprio quella di sceglierne un po’ per ciascun tipo.
La tradizione di mangiare caramelle solo di sabato è considerata una delle stranezze culturali svedesi e in quanto tale è molto commentata sui social network. Nasce tuttavia da alcuni studi svolti su centinaia di pazienti con disabilità intellettive per analizzare la correlazione tra il consumo di zucchero e i problemi di salute dentale.
Questi studi sono conosciuti come “esperimenti di Vipeholm”, dal nome dell’istituto in cui furono condotti a Lund, nel sud-ovest della Svezia. Alla fine degli anni Quaranta nell’ospedale ai pazienti vennero fatte mangiare grandi quantità di caramelle con lo scopo di favorire la formazione di carie sui denti, di modo che poi gli scienziati potessero studiare gli effetti del consumo di zucchero sull’insorgenza delle carie, e capire come evitarle. Erano insomma esperimenti su esseri umani, svolti peraltro senza che le famiglie ne fossero informate.
La ricercatrice di Storia all’università di Lund Elin Bommenel ha raccontato a Le Monde che prima della Seconda guerra mondiale «il 99,9 per cento» dei pazienti dell’ospedale di Vipeholm aveva carie. Le persone che avevano problemi ai denti dovevano essere curate con anestesie e interventi dispendiosi per lo stato, che dal 1938 garantiva le cure dentarie gratuitamente tramite il servizio sanitario pubblico. Fu così che il governo socialdemocratico svedese incaricò l’Agenzia nazionale per la medicina, responsabile della regolamentazione dei farmaci, di trovare metodi per prevenire questi problemi.
Bommenel, che scrisse la tesi di laurea proprio sugli esperimenti di Vipeholm, racconta che come soggetti furono scelti proprio i pazienti dell’ospedale perché erano chiusi nell’istituto, non avevano contatti con l’esterno e si poteva controllare con facilità tutto ciò che mangiavano. Tra il 1946 e il 1947 ai pasti dei pazienti vennero aggiunte vitamine e minerali con l’obiettivo di provare a prevenire le carie, ma senza risultati. Così, nei mesi successivi i ricercatori provarono ad aumentare i consumi di zucchero per verificarne le conseguenze e poi studiare possibili cure: ad alcuni pazienti servivano abitualmente cibi conditi con sciroppi di zucchero e bevande zuccherate, mentre ad altri facevano mangiare tra le 8 e le 22 caramelle al giorno.
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Nel giro di poco tempo gli scienziati capirono che in effetti il consumo di zucchero aveva conseguenze dirette e gravi sulla formazione di carie. Dopo meno di un anno, dieci dei circa 630 pazienti dell’ospedale avevano sviluppato tra le dieci e le 17 nuove carie a testa, e 50 di loro ne avevano tra le due e le dieci. Due di loro persero tutti i denti.
In totale l’esperimento durò due anni e si concluse nel 1949. Poco dopo l’Agenzia nazionale per la medicina cominciò a raccomandare che le caramelle venissero consumate solo una volta alla settimana, per limitare il rischio di sviluppare carie. Il fatto che la popolazione tendesse a fidarsi molto dello stato la aiutò a seguire le indicazioni e favorì l’abitudine di mangiarle solo un giorno, nel fine settimana, ha detto parlando con BBC l’autrice e docente di cultura svedese Sofi Tegsveden Deveaux.
I risultati degli studi comunque furono pubblicati solo nel 1953, con un ritardo di quattro anni per via delle pressioni del settore dolciario. Gli studi infatti erano stati finanziati anche da alcune aziende produttrici di caramelle, nel tentativo di dimostrare che il consumo di zucchero non fosse dannoso per la salute. I dubbi etici sulle attività dei ricercatori invece furono avanzati solo a partire dagli anni Novanta, anche grazie agli studi di Bommenel.
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Annika Hipple, direttrice del sito Real Scandinavia, sostiene che non si possa stabilire con certezza se la tradizione del lördagsgodis abbia ridotto il consumo di caramelle in Svezia, anche perché secondo uno studio del 2018 le persone svedesi mangiano in media quasi 15 chili di caramelle a testa ogni anno (per dare l’idea, l’Unione Italiana Food scrive che in Italia il consumo pro-capite è di 1,7 chili all’anno). A ogni modo, secondo alcuni studiosi avrebbe effettivamente contribuito a migliorare la salute dentale delle persone, e c’è anche chi sostiene che mangiarle solo una volta alla settimana possa aiutare bambine e bambini a capire come gestire i soldi della loro paghetta e insegni a resistere alle tentazioni.
Bommenel comunque ha sottolineato che alle famiglie delle persone con disabilità ricoverate nell’ospedale di Vipeholm non fu mai chiesto il permesso per sottoporle agli studi e che il governo svedese non ha mai chiesto scusa per l’accaduto, né per come furono trattate. La vicenda è anche stata raccontata in un film che è uscito in Svezia lo scorso 10 febbraio: Sockerexperiment, “l’esperimento con lo zucchero”.