La custodia cautelare dell’ex presidente peruviano Pedro Castillo è stata estesa da 18 a 36 mesi
La custodia cautelare dell’ex presidente peruviano Pedro Castillo è stata estesa da 18 a 36 mesi. L’ha deciso il Tribunale supremo per le indagini preliminari del Perù, spiegando che Castillo è accusato tra le altre cose di essere a capo di una presunta organizzazione criminale. Castillo, ex insegnante di sinistra di ispirazione marxista, era stato rimosso dal suo incarico e poi arrestato a inizio dicembre per aver cercato di sciogliere il Congresso, cioè il parlamento monocamerale peruviano. Il giudice aveva stabilito per lui 18 mesi di custodia cautelare, ora estesa, in seguito alla decisione del Congresso di revocare l’immunità di cui godeva.
L’ex presidente, che ha partecipato all’udienza della Corte suprema in videoconferenza dal carcere di Lima, ha detto che ora farà tutto quello che gli consente la legge: presenterà appello contro la decisione della Corte. Castillo ha anche negato di essere responsabile dei reati di cui è accusato: «Nego categoricamente di essere l’autore e di far parte di una rete criminale. L’unico crimine che ho commesso è stato quello di servire il mio paese come presidente della Repubblica». L’accusa ritiene che Castillo fosse a capo di una rete criminale che gestiva in modo illecito gli appalti pubblici e che riciclava denaro e di cui facevano parte alcuni membri della sua famiglia e del suo governo.
I giudici della Corte suprema hanno deciso la custodia cautelare di 36 mesi anche per l’ex ministro dei Trasporti di Castillo, attualmente latitante, Juan Silva.
Il tentativo di Castillo di sciogliere il Congresso, e la sua successiva sostituzione con Dina Boluarte, sua vicepresidente, avevano aggravato la crisi politica in corso in Perù, paese che in poco più di quattro anni ha avuto sei presidenti e che si trova in condizioni economiche estremamente precarie. Da dicembre proseguono manifestazioni di protesta in moltissime città, che hanno provocato almeno 50 morti e circa 600 feriti. I manifestanti chiedono le dimissioni di Boluarte, lo scioglimento del parlamento e la convocazione di nuove elezioni.