La nuova, enorme prigione di El Salvador
È composta da otto edifici pensati appositamente per mantenere circa 40mila detenuti in condizioni di grave sovraffollamento
A El Salvador, piccolo stato dell’America centrale e uno dei più violenti al mondo, è stata da poco inaugurata un’enorme prigione che può ospitare fino a 40mila detenuti (la più grande d’Italia, il carcere milanese di Opera, ne contiene circa 1.300, e i posti totali disponibili sarebbero 918). Comprende otto edifici ed è una delle più estese al mondo proporzionalmente alla popolazione totale (6 milioni e mezzo di abitanti). Soprattutto, è criticatissima perché prevede spazi per i detenuti assai ridotti: inferiori a quelli previsti per il trasporto di bestiame secondo le norme europee, per capirci.
La costruzione della prigione era stata decisa dal governo in risposta al grave problema che il paese sta attraversando a causa delle attività delle bande criminali salvadoregne, responsabili degli altissimi livelli di violenza registrati ormai da anni. Lo scorso anno il governo aveva anche dichiarato uno stato di emergenza, che però era stato assai criticato perché in pratica aveva dato alla polizia il potere di compiere arresti arbitrari. El Salvador, uno stato più piccolo della sola Lombardia, è al momento il paese col tasso d’incarcerazione più alto del mondo.
La prigione si chiama Centro de Confinamiento del Terrorismo (CECOT) e si trova nel mezzo di un’estesa e disabitata campagna vicino a Tecoluca, circa 70 chilometri a sud dalla capitale San Salvador. I suoi otto edifici sono sorvegliati da 19 torri di controllo, ognuna presidiata da sette agenti, e la prigione nel suo insieme si estende per circa 230mila metri quadrati. Osiris Luna, della Direzione generale dei centri penali di El Salvador (più o meno l’equivalente del nostro DAP, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), ha detto che in totale nella prigione verranno impiegati 250 poliziotti e 600 soldati.
Il ministro dei Lavori pubblici di El Salvador, Romeo Rodriguez, ha detto che ognuno degli otto edifici comprende 32 celle da circa 100 metri quadrati, con due lavandini e due bagni ciascuna. Significa che se la prigione fosse al completo ogni detenuto avrebbe a disposizione circa 0,6 metri quadrati, uno spazio ampiamente al di sotto dei 4 metri quadrati per detenuto previsti per esempio dal Consiglio d’Europa, organo slegato dall’Unione Europea che promuove la democrazia e i diritti umani.
Lo spazio a disposizione dei detenuti del CECOT è inferiore anche a quello previsto dalle norme europee per il trasporto di bestiame su strada, secondo cui gli animali di media taglia (per esempio i bovini) devono avere uno spazio compreso tra 0,95 e 1,3 metri quadrati di spazio ciascuno. Nella prigione sono state costruite anche palestre e spazi comuni, esclusivamente riservati ai poliziotti e ai soldati.
Il CECOT è stato costruito piuttosto rapidamente, nell’arco di sei mesi: i lavori erano iniziati a luglio del 2022 e l’inaugurazione è stata il 31 gennaio scorso. Fin da subito la prigione ha attirato molte critiche da parte di diversi gruppi di attivisti, secondo cui la struttura non offre nessun tipo di garanzia rispetto ai diritti umani dei detenuti.
Il primo trasferimento di detenuti nella prigione è stato a fine febbraio: nel CECOT sono state portate circa 2mila persone accusate di far parte di bande criminali, nell’ambito di una grossa operazione in cui la polizia aveva arrestato circa 64mila persone.
Il trasferimento in sé era stato svolto con modalità particolarmente brutali e ampiamente pubblicizzate dal governo, forse con l’obiettivo di spaventare i membri di bande criminali. Erano state diffuse immagini e video che ritraevano i detenuti coi capelli rapati a zero, a torso nudo, ammanettati o con le mani sopra la testa che correvano in percorsi predisposti dagli agenti in tenuta antisommossa, per poi venire ammassati al centro di un grande stanzone nella prigione.
Riferendosi alle bande, il ministro della Giustizia Gustavo Villatoro aveva detto che il trasferimento dei detenuti nella nuova prigione serviva a «eliminare questo cancro dalla società» e aveva fatto capire di non essere intenzionato a far uscire chi vi viene rinchiuso.
Il presidente Nayib Bukele, un giovane e ricco uomo d’affari populista che ha stravinto le ultime elezioni nel 2021, aveva promesso durante la sua campagna elettorale di liberare il paese dalla violenza, dal degrado e dalla povertà. Nel corso delle ultime settimane ha liquidato le critiche sulla prigione provenienti da oppositori e attivisti, definendole inutili e superflue.
Parlando del CECOT Gustavo Fondevila, studioso del Centro per la ricerca e l’insegnamento in economia (CIDE), un ente pubblico messicano che si occupa di scienze sociali, ha detto al Financial Times che «questa gigantesca prigione diventerà una piccola città del crimine».
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