Le nuove regole del governo sui migranti
Inaspriscono molto le pene per chi favorisce l'immigrazione irregolare, introducendo anche una nuova fattispecie di reato
Giovedì pomeriggio il Consiglio dei ministri si è riunito a Cutro, in Calabria, e ha discusso e approvato all’unanimità un nuovo decreto legge per contrastare l’immigrazione irregolare e agevolare il flusso di migranti regolari. La decisione di svolgere il Consiglio dei ministri a Cutro è stata presa dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per dimostrare la vicinanza del governo ai morti nel drammatico naufragio avvenuto al largo della città a fine febbraio, in cui sono morte 72 persone.
Il provvedimento più importante del decreto legge, e quello ampiamente circolato in varie anticipazioni durante la giornata, riguarda l’inasprimento delle pene per chi favorisce l’immigrazione clandestina. Il decreto legge non prevede solo un aumento della pena (come inizialmente ipotizzato), ma l’introduzione di una nuova fattispecie di reato per “morte o lesioni gravi in conseguenza di traffico di clandestini”, che prevede da 10 a 30 anni di carcere. In particolare, da 10 a 20 anni per lesioni gravi o gravissime a una o più persone, da 15 a 24 anni per la morte di una persona e da 20 a 30 anni per la morte di più persone.
Meloni non ha fatto distinzione tra i cosiddetti “scafisti”, l’ultimo anello del traffico di esseri umani (e che fino a oggi rischiavano fino a 5 anni di carcere), e i trafficanti: i primi sono le persone che guidano le barche di migranti e che spesso non c’entrano nulla con i gruppi di trafficanti che organizzano i viaggi. La presidente ha definito gli scafisti «organizzazioni criminali» responsabili di questo e altri naufragi simili, di tratte di esseri umani da interrompere, e ha detto di voler «adottare una politica di maggiore fermezza» nei loro confronti.
Meloni ha inoltre aggiunto di voler rendere universale il nuovo reato, perseguibile dall’Italia anche se commesso al di fuori dei confini nazionali: ha detto di voler «andare a cercare gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo».
Oltre all’inasprimento delle pene per chi favorisce l’immigrazione clandestina, il decreto legge prevede la semplificazione di alcune procedure di espulsione per i migranti irregolari e il potenziamento con nuovi finanziamenti dei centri di permanenza. Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha detto che il decreto legge prevede che tutte le regioni si dotino di almeno un Centro di permanenza per i rimpatri (CPR).
Meloni ha detto inoltre che il decreto legge prevede una restrizione della protezione speciale, la misura introdotta nel 2018 e che ha sostituito i permessi per motivi umanitari, con l’obiettivo finale di «abolirla» e sostituirla con altro.
A questo tipo di misure, il decreto legge ne affianca altre che riguardano la gestione dei migranti regolari. Verranno ripristinati i cosiddetti decreti flussi, cioè una programmazione temporanea dei flussi d’ingresso di lavoratori non comunitari. Avranno durata triennale e verranno riservate quote per chi arriva da «stati che promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche sui rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari», secondo quanto dichiarato dal consiglio dei ministri. Verranno anche previste misure preferenziali per persone straniere che abbiano fatto nel loro paese corsi di formazione riconosciuti dal governo italiano.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha detto che il decreto legge prevede anche che i rinnovi del permesso di soggiorno rilasciato per contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, per lavoro autonomo o per ricongiungimento familiare avranno durata massima di tre anni, anziché due come oggi. Il decreto legge prevede anche la semplificazione dell’avvio del rapporto di lavoro con persone straniere in Italia, accelerando la procedura di rilascio del nulla osta al lavoro subordinato, anche per lavori stagionali.
Piantedosi ha aggiunto che il decreto legge introduce la possibilità per le prefetture di commissariare la gestione dei centri d’accoglienza per i migranti nel caso in cui emergano irregolarità.
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