Il governo della Georgia ha rinunciato alla contestata legge sugli “agenti stranieri”
Contro cui migliaia di persone avevano protestato negli ultimi giorni, temendo che il loro paese sarebbe diventato più autoritario
Il partito di governo della Georgia, Sogno Georgiano, ha annunciato giovedì mattina che abbandonerà «senza condizioni» la proposta di legge sugli “agenti stranieri” che negli scorsi giorni aveva provocato enormi proteste soprattutto nella capitale, Tbilisi. In un comunicato Sogno Georgiano ha detto di voler abbandonare la proposta di legge per cercare di ridurre «lo scontro» nella società.
La proposta di legge prevedeva che i media e le ong che ricevono almeno il 20 per cento dei propri fondi dall’estero dovessero registrarsi come “agenti stranieri”, e potessero essere costrette a pagare grosse multe se non lo facevano. La proposta, secondo i manifestanti e molti commentatori, riprendeva molto da vicino una legge che dal 2012 viene usata in Russia per reprimere dissidenti e media indipendenti; era sostenuta dal governo ma molto criticata dall’opposizione e anche dalla presidente del paese, Salomé Zourabichvili.
Negli scorsi giorni migliaia di persone avevano protestato contro la legge, e ci sono stati scontri anche molto duri con la polizia: per disperdere i manifestanti, la polizia ha usato idranti e lacrimogeni. Tra il 7 e l’8 marzo, i due giorni principali delle proteste, sono state arrestate 133 persone.
I manifestanti temevano che la legge favorisse una svolta autoritaria simile a quella portata avanti dal presidente Vladimir Putin in Russia: uno dei principali slogan della protesta era “No alla legge russa”. Temevano inoltre che fosse una mossa che avrebbe compromesso la possibilità della Georgia di entrare in futuro a fare parte dell’Unione Europea: il 75 per cento della popolazione è favorevole all’ingresso nell’Unione Europea, e l’anno scorso il governo del paese aveva presentato domanda formale di adesione all’Unione.
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