Topografia del paesaggio americano
Tramite le fotografie aeree che Stephen Shore ha scattato con un drone
A partire dal 2020 Stephen Shore, fotografo americano il cui lavoro è stato ampiamente pubblicato ed esposto negli ultimi 45 anni, ha cominciato a scattare immagini con i droni iniziando dal Montana, dove si trovava con la moglie durante l’epidemia da coronavirus. Quelle foto, che mostrano il paesaggio americano dal nuovo punto di vista del fotografo, sono ora raccolte in un libro, Topographies: Aerial Surveys of the American Landscape, pubblicato da MACK.
Stephen Shore è nato a New York nel 1947. Iniziò a lavorare fin da giovanissimo con la fotografia: quando aveva 14 anni Edward Steichen, allora curatore delle mostre di fotografia del MoMA di New York, comprò tre sue fotografie. Negli anni Sessanta frequentò Andy Warhol e il suo studio ritraendo le persone famose che ci gravitavano. Iniziò a utilizzare il colore dai primi anni Settanta, quando ancora era una scelta insolita; nel 1971, quando aveva 24 anni, il Metropolitan Museum of Art gli dedicò una retrospettiva: fu il secondo fotografo vivente ad avere una mostra personale nel museo dai tempi di Alfred Stieglitz, quarant’anni prima.
L’analisi del paesaggio è sempre stato un argomento centrale nelle foto di Shore, e in particolare la ricerca sul territorio americano, che si caratterizza per lavori come Uncommon Places (1982) e American Surfaces (1999), opere che oggi sono considerate pietre miliari nella storia della fotografia.
In Topographies, Shore vuole esplorare le possibilità della fotografia aerea, e riprendere in qualche modo gli intenti di una famosa mostra del 1975, “New Topographics”, in occasione della quale il curatore William Jenkins riunì Shore (l’unico a lavorare a colori) con altri fotografi per raffigurare realtà urbane o suburbane in mutamento, con uno stile quasi neutro di documentazione topografica.
Come Shore ha spiegato in una recente intervista a Vogue, a differenza di tante immagini di droni che inquadrano direttamente sotto di sé, nelle sue foto ha tenuto sempre l’obiettivo inclinato rispetto al piano terrestre: «È come un’immagine presa dall’alto di un edificio, non volevo raggiungere un risultato astratto. Volevo evitare la qualità grafica, volevo che l’immagine parlasse di qualcosa di pittorico, un’esplorazione di terre e cultura».
Quel punto di vista gli ha consentito di stare abbastanza basso da cogliere i dettagli dei luoghi, e abbastanza alto per avere una visione d’insieme. In ogni foto Shore ha inserito le coordinate del posto in cui è stata scattata – Montana, North Carolina, New York e altri – e ciascuna dice qualcosa del paesaggio e delle intersezioni tra zone urbane e non, ad esempio, ma mostra anche come si sviluppa il corso di un fiume, come si intersecano le strade: ci sono i marciapiedi vuoti, gli incroci e i parcheggi, case circondate dai campi e pochissime persone.