Il Comitato di bioetica dice che Cospito può essere alimentato forzatamente
Rispondendo al ministro della Giustizia, la maggioranza dei membri ha concluso che il testamento biologico non è sempre applicabile
Il Comitato nazionale per la bioetica ha risposto alle domande poste dal ministro della Giustizia Carlo Nordio in merito al caso di Alfredo Cospito, il detenuto anarchico in sciopero della fame dal 19 ottobre scorso, contro il regime detentivo del 41-bis. Nordio aveva richiesto chiarimenti su alcuni punti e in particolare chiedeva se Cospito potesse far riferimento alla legge 219 del 2017, che regola le Disposizioni anticipate di trattamento (DAT) sul testamento biologico: il punto in sostanza è se esista per il ministero della Giustizia lo spazio giuridico per intervenire con l’alimentazione forzata. Il Comitato nazionale di bioetica è un organo consultivo della presidenza del Consiglio che fa consulenza per il governo su temi etici.
Il CNB ha risposto in maniera articolata con dieci punti che sono stati votati all’unanimità da tutti i membri presenti, e che sono però la premessa a un altro punto, quello più importante, che è stato votato a maggioranza (19 membri su 30) e secondo cui Cospito può essere alimentato forzatamente. Innanzitutto il CNB ha spiegato che la sua risposta ha carattere generale, in quanto non può entrare nel merito di casi specifici. Inoltre «la riflessione continuerà con gruppi di lavoro», ha scritto il CNB.
All’unanimità il Comitato ha votato il punto che dice:
I detenuti sono ovviamente persone capaci di intendere e di volere e possono, quindi, autodeterminarsi in tale sfera. Come chiarito dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 26 del 1999, “i diritti inviolabili dell’uomo, il riconoscimento e la garanzia dei quali l’art. 2 della Costituzione pone tra i principi fondamentali dell’ordine giuridico, trovano nella condizione di coloro i quali sono sottoposti a una restrizione della libertà personale i limiti a essa inerenti, connessi alle finalità che sono proprie di tale restrizione, ma non sono affatto annullati da tale condizione”.
Il CNB sostiene quindi che «il diritto inviolabile di vivere tutte le fasi della propria esistenza senza subire trattamenti sanitari contro la propria volontà – derivazione logica del diritto alla intangibilità della sfera corporea di ogni essere umano – costituisce un principio costituzionale fondamentale del nostro ordinamento».
Di conseguenza, qualsiasi detenuto può «non solo esprimere assenso o dissenso ai trattamenti diagnostici o sanitari che lo riguardano ma può anche in previsione di una futura eventuale incapacità di autodeterminarsi, efficacemente redigere le DAT».
Inoltre il Comitato dice che la libertà del detenuto, anche quella di fare lo sciopero della fame, va sempre pienamente rispettata, «in particolare quando provenga da un soggetto che, fortemente limitato dal regime di detenzione cui è sottoposto, individui nello sciopero della fame, in mancanza di altri mezzi, una forma estrema di comunicazione, mettendo anche a rischio la propria vita».
Un altro dei punti votati all’unanimità sostiene che lo Stato non abbia alcun diritto di limitare in maniera coercitiva lo sciopero della fame, descritto come «un segno dell’incomprimibile libertà di ogni essere umano».
Infine, sempre all’unanimità, il Comitato scrive:
Con il rispetto del rifiuto di alimentarsi devono essere naturalmente garantite a chi ha scelto questa forma di protesta/testimonianza, sempre previo consenso da parte sua, l’assistenza appropriata e le terapie idonee a curare gli scompensi organici e le patologie che dovessero insorgere.
Qui però terminano i punti condivisi. Lo stesso Comitato ha precisato che i membri si sono divisi nella discussione su che cosa debba accadere nel momento in cui esista un imminente pericolo di vita e in cui non sia possibile accertare la volontà della persona detenuta. E cioè sul quesito fondamentale posto dal ministro della Giustizia: al di là delle questioni generali e di principio, Alfredo Cospito potrà essere alimentato in maniera forzata, se non sarà più cosciente? La maggioranza dei membri del Comitato sostiene che sì, Cospito potrà essere alimentato in maniera forzata:
Nel caso di imminente pericolo di vita, quando non si è in grado di accertare la volontà attuale del detenuto, il medico non è esonerato dal porre in essere tutti quegli interventi atti a salvargli la vita. La stessa Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu) ha sostenuto di recente che: “né le autorità penitenziarie, né i medici potranno limitarsi a contemplare passivamente la morte del detenuto che digiuna”.
In sostanza per la maggioranza dei membri del CNB, le DAT sono inapplicabili quando «subordinate all’ottenimento di beni o alla realizzazione di comportamenti altrui, in quanto utilizzate al di fuori della ratio della legge». Cioè, secondo questa tesi, il testamento biologico di Cospito non sarebbe valido in quanto non espresso con convinzione etica ma per ottenere un risultato.
Il Comitato nazionale di bioetica è un organo consultivo della presidenza del Consiglio, che fa consulenza per il governo su temi etici, ma anche informazione per il pubblico. Solitamente il governo chiede pareri al Comitato su questioni di natura giuridica ed etica, quando deve legiferare in ambiti connessi ma anche quando deve prendere provvedimenti di altro tipo, come nel caso di Cospito.
È possibile che Cospito entri prossimamente in uno stato di incoscienza e a quel punto il DAP, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, dovrà decidere come agire. È possibile che il ministero faccia quindi riferimento proprio a questo punto votato a maggioranza dal Comitato.
Alcuni componenti del CNB, 9 in totale, ritengono invece che non ci siano motivi eticamente e giuridicamente fondati che consentano la non applicazione della legge nei confronti di un detenuto in sciopero della fame, anche in pericolo di vita. Secondo questo parere anche in questo caso la nutrizione e l’idratazione artificiali possono essere rifiutate perché il diritto di vivere senza subire trattamenti sanitari contro la propria volontà «costituisce un principio costituzionale fondamentale del nostro ordinamento».
Due membri del Comitato hanno espresso un parere ancora diverso, pur trovandosi d’accordo con la seconda tesi: ritengono che «un diverso bilanciamento dei principi in gioco non sia da escludere anche guardando all’esperienza di altri paesi». In sostanza, secondo quest’ultimo parere, per decidere sulla questione serve «un esplicito e chiaro riferimento normativo a chi si troverà a prendere queste decisioni, a partire dai medici».
Proprio nel giorno in cui è arrivata la decisione del Comitato per la bioetica il difensore di Alfredo Cospito, Flavio Rossi Albertini, ha annunciato di aver presentato al Tribunale di sorveglianza di Milano la richiesta di differimento della pena per motivi di salute, «nella forma della detenzione domiciliare». I giudici esprimeranno il loro parere probabilmente il 24 marzo. Attualmente Cospito è nel reparto detenuti dell’ospedale San Paolo di Milano dove è stato trasferito in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni di salute.
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