La tecnologia sta cambiando l’importanza della mano dominante
Attività quotidiane che in passato erano svolte o con la destra o la sinistra, su tutte la scrittura, oggi le coinvolgono entrambe
Negli studi sull’evoluzione delle capacità manuali degli esseri umani la tecnologia è considerata un fattore importante e probabilmente trainante per lo sviluppo della manualità destra o sinistra, che ha un’origine genetica ma è esposta a una serie di condizionamenti ambientali. Lo studio degli strumenti che utilizzavano decine di migliaia di anni fa suggerisce che già gruppi di ominidi antenati dell’Homo sapiens fossero prevalentemente destrimani, un tratto distintivo degli esseri umani. E questa preferenza diventa più stabile nella storia man mano che aumentano le tracce di strumenti più sofisticati e che richiedono precisione nell’impugnatura.
Sebbene non siano chiare con precisione né le condizioni né i fattori né i tempi della comparsa del destrismo nell’evoluzione umana (presente in circa il 90 per cento della popolazione), è abbastanza condivisa l’idea che la tecnologia eserciti ancora oggi una qualche influenza significativa sulla preferenza per l’utilizzo di una mano anziché l’altra. E che quest’influenza sia molto probabilmente cambiata in tempi recenti, con il passaggio dalle tecnologie analogiche a quelle digitali: da quando attività quotidiane e centrali un tempo svolte con una mano o con un’altra, come la scrittura, sono svolte con entrambe le mani contemporaneamente, o indifferentemente con l’una o con l’altra (o con nessuna delle due: a voce).
Secondo l’antropologa sociale australiana Kirsten Bell, autrice del libro Silent but Deadly: The Underlying Cultural Patterns of Everyday Behaviour, è ragionevole ipotizzare che il ruolo, le funzioni e lo sviluppo di una mano dominante rispetto all’altra siano cambiati rispetto ai tempi in cui non esistevano computer, smartphone, porte automatiche, auto senza conducente, domotica e comandi vocali. A fronte di tutti questi cambiamenti rilevanti non sono invece cambiati i modi attraverso cui stabiliamo se una persona è destrimana o mancina.
La maggior parte delle persone determina intuitivamente quale sia la mano dominante sulla base di quale delle due utilizza per scrivere (a mano, ovviamente). Ma secondo Bell questo sistema di misurazione è piuttosto inattendibile per due diverse ragioni. La prima è che l’inclinazione a scrivere con la sinistra è stata spesso – e a volte è ancora – contrastata negli anni della formazione scolastica a causa dei molti pregiudizi culturali sul mancinismo. E l’altra ragione è che scrivere a mano è un’attività a cui le persone dedicano di fatto sempre meno tempo.
Sebbene nelle attuali ricerche scientifiche siano spesso utilizzati criteri diversi e più complessi, il metodo più noto e condiviso per stabilire quale sia la mano dominante tra la destra e la sinistra deriva da una scala di misurazione nota come Edinburgh Handedness Inventory, sviluppata nel 1971 dallo psicologo scozzese Richard Charles Oldfield. Le venti attività valutate nella scala originaria erano: scrivere, disegnare, lanciare cose, accendere un fiammifero, inserire il filo nella cruna dell’ago, aprire una scatola, distribuire le carte, usare le forbici, il pettine, lo spazzolino da denti, il coltello a tavola (con e senza forchetta), il cucchiaio, il martello, il cacciavite, una scopa, un rastrello, una racchetta da tennis, una mazza da cricket, una mazza da golf.
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È probabile che questa lista di attività avesse senso negli anni Settanta per le persone inglesi o australiane, ha scritto Bell. Ma sono molti i paesi in cui, per esempio, impugnare una mazza da cricket non è un’attività comune né abituale (in alcuni casi non è nemmeno sporadica). Ed esistono poi differenze culturali anche nelle abitudini delle persone a tavola: negli Stati Uniti, per esempio, è diffuso un modo di utilizzare coltello e forchetta – mettere giù il coltello dopo aver tagliato il cibo e spostare la forchetta nella mano destra – diverso dal modo in cui sono utilizzate le posate in Europa (sebbene sia un’abitudine probabilmente di origine europea).
Ma il problema del test, in generale, è che gran parte degli strumenti utilizzati per svolgere quelle attività non sono mai stati o non sono più oggetti di uso quotidiano, a parte le posate e lo spazzolino da denti (auspicabilmente). E sono invece sempre di più le attività in cui sono generalmente utilizzate entrambe le mani, a cominciare dalla scrittura tramite tastiera: sia quella meccanica dei computer che quella virtuale degli smartphone.
Quanto all’utilizzo del mouse, nemmeno quella è un’attività utile a stabilire quale sia la mano dominante, dal momento che moltissime persone mancine utilizzano comunque la mano destra per controllarlo. E questa preferenza, come ha spiegato Bell, che è mancina, è una conseguenza del condizionamento ambientale: il mouse è sempre stato a destra, fin dai primi modelli popolari di computer per casa. Bell ipotizza che questo tipo di configurazione standard degli strumenti informatici, pensata per utenti destrimani, possa nel tempo aver contribuito allo sviluppo di maggiori capacità motorie nella mano non dominante per la popolazione mancina.
Un discorso simile vale per molti strumenti pensati e costruiti per destrimani, ma utilizzati da mancini: strumenti che finiscono per essere un condizionamento ambientale più influente di qualsiasi propensione iniziale. Il musicista americano Joe Perry, chitarrista solista degli Aerosmith, è mancino ma suona abitualmente chitarre per destrimani (un altro è Mark Knopfler), nonostante esistano chitarre per mancini, che hanno una forma e una montatura delle corde speculare. Perry ha spesso spiegato questa particolarità con il fatto di aver imparato a suonare da autodidatta con una normale chitarra economica per destrimani – cioè il modello più diffuso – che gli era stata regalata dai suoi genitori quando aveva dieci anni. Jimi Hendrix, anche lui mancino, faceva un’altra cosa ancora: suonava una chitarra per destri, ma con le corde montate all’incontrario.
Un esempio di fattore ambientale di massa che si sovrappone alla preferenza per l’utilizzo di una mano anziché l’altra è la tastiera QWERTY, che è il modello largamente più diffuso. Questa disposizione delle lettere deriva da quella utilizzata sulle prime macchine da scrivere (QZERTY) per evitare che i martelletti si sovrapponessero nella battitura rapida di caratteri o gruppi di caratteri usati frequentemente.
Ma questa disposizione è relativamente inefficiente per i destrimani, perché ci sono più lettere sul lato sinistro della tastiera che sul destro. E questo si traduce in un maggiore utilizzo della mano non dominante per la maggioranza della popolazione. Proprio sulla base di questa critica lo psicologo americano August Dvorak brevettò negli anni Trenta un modello di tastiera più efficiente, che però non diventò mai popolare perché era più comodo ed economico rimanere con il modello che già esisteva.
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Sostenere che esista una co-evoluzione tra la tecnologia e la preferenza nell’utilizzo di una mano anziché l’altra, secondo Bell, non significa prevedere che la prevalenza del destrismo nella popolazione verrà meno in futuro soltanto perché la tastiera QWERTY degli smartphone è teoricamente più adatta alle persone mancine che a quelle destrimani. Ma è possibile che le condizioni e le forze culturali che hanno in passato inibito o attivamente contrastato l’utilizzo della mano sinistra nelle attività di tutti i giorni vengano progressivamente meno man mano che aumenteranno le attività che svolgiamo ogni giorno con entrambe le mani, o indifferentemente con l’una o con l’altra.