Cos’è questa storia del divieto di fumare all’aperto
Le anticipazioni di una proposta del ministro della Salute hanno generato un po' di discussioni, anche nella maggioranza
Domenica il quotidiano La Stampa ha pubblicato un articolo che conteneva una serie di indiscrezioni piuttosto dettagliate sul contenuto di una proposta di legge a cui starebbe lavorando il ministro della Salute, Orazio Schillaci: la legge avrebbe come obiettivo quello di limitare fortemente la possibilità di fumare all’aperto le sigarette tradizionali e al chiuso quelle elettroniche e quelle che riscaldano il tabacco senza combustione (che vengono spesso chiamate anche “Iqos”, dal nome della marca più diffusa di questo tipo di prodotto).
Le informazioni riferite dalla Stampa erano contenute in quella che veniva descritta come una “bozza” del provvedimento, ossia un documento ancora in fase di elaborazione, che potrebbe quindi subire diverse modifiche sia prima di essere presentato in parlamento, sia prima di un’eventuale approvazione definitiva. Nel frattempo però la notizia è stata ripresa da molti giornali e ampiamente commentata, e ne è nato un piccolo dibattito: si sono esposti tra gli altri diversi politici, alcuni dei quali in maniera nettamente contraria, rendendo evidente che anche all’interno della stessa maggioranza di governo ci sono idee diverse sulla necessità di introdurre nuovi limiti al fumo.
La misura su cui il ministero sta lavorando, stando a queste anticipazioni, vieterebbe di fumare all’aperto nei tavoli di bar e ristoranti, alle fermate degli autobus e di altri mezzi di trasporto e nei parchi: in quest’ultimo caso solo se ci si trova vicino a bambini o donne incinte, ma non è ancora chiaro se verrà stabilita una distanza precisa entro la quale applicare il divieto. Dovrebbe poi esserci il divieto di fumare al chiuso anche le sigarette elettroniche e quelle da tabacco riscaldato. Oggi è permesso fumare sigarette elettroniche anche in locali chiusi, tranne che nelle scuole e negli ospedali (e nei cortili o spazi aperti degli ospedali), mentre i prodotti da tabacco riscaldato, più recenti, non sono ancora regolati: ci sono locali che invitano i clienti a non usarli e altri che lo consentono, in assenza di regole ufficiali. Le anticipazioni contenevano anche l’ipotesi di multe da 275 euro per i trasgressori, da scontare della metà per chi paga entro 60 giorni.
Dal ministero della Salute non ci sono stati commenti ufficiali e la stessa Stampa non ha chiarito che tempi ci si debba aspettare perché se ne parli in modo più concreto e con qualche ufficialità. A questo proposito, l’articolo si mostrava piuttosto incerto sulla natura del provvedimento: non è chiaro cioè se le misure saranno contenute in un disegno di legge, quindi passando da una discussione più lunga in parlamento, o in un decreto-legge, quindi con un atto del governo, più immediato, che poi il parlamento dovrebbe convertire in legge nei 60 giorni successivi.
Le misure in ogni caso sembrano plausibili: a gennaio il ministro Schillaci aveva già anticipato in un’audizione alla Camera la sua intenzione di lavorare a un provvedimento di questo genere. In quell’occasione aveva detto che avrebbe proposto l’«ampliamento» di alcuni divieti già contenuti nella cosiddetta “legge antifumo” del 2003 (quella che introdusse il divieto di fumare nei luoghi chiusi, a firma dell’allora ministro della Salute Girolamo Sirchia). Schillaci aveva parlato proprio di «estendere il divieto di fumo in altri luoghi all’aperto in presenza di minori e donne in gravidanza», di eliminare le sale fumatori nei locali chiusi, di introdurre divieti per fumare al chiuso sigarette elettroniche e prodotti da tabacco riscaldato e di estendere a questi ultimi il divieto di pubblicità già in vigore per le sigarette tradizionali.
Ora che il tema è entrato nel dibattito pubblico, però, la legge a cui sta lavorando il ministero potrebbe essere influenzata da una serie di pressioni, e di conseguenza si potrebbe arrivare a un allentamento di alcune restrizioni considerate impopolari. Oltre alle lamentele di molti fumatori, ci sono state opinioni contrarie anche all’interno dello stesso governo: il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, della Lega, ha giudicato per esempio «esagerato» un eventuale divieto di fumare le sigarette elettroniche all’aperto, perché starebbero «aiutando tanta gente ad abbandonare quelle normali».
Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e vicepresidente della Camera, è sembrato avere una posizione simile, invitando però in modo più generico a non «oltrepassare la soglia del buonsenso». Nel principale partito al governo, Fratelli d’Italia, il deputato Giovanni Donzelli ha invitato invece ad aspettare l’ufficialità, evitando di commentare indiscrezioni. Da membri dell’opposizione sono poi arrivate alcune critiche ma anche commenti di apprezzamento: l’ex sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, del Partito Democratico, ha detto per esempio di comprendere «la severità del ministro Schillaci» sul tema.