I guai legali del Toblerone e del groviera
Il cioccolato svizzero dovrà rinunciare al disegno del Cervino, mentre i produttori del tipico formaggio hanno perso una causa sul suo nome
In questi giorni due famosissimi prodotti alimentari svizzeri sono finiti al centro di questioni legali riguardo al loro nome e alla salvaguardia della loro provenienza, ottenendo giudizi sfavorevoli per le aziende che li producono. Un tribunale statunitense ha deciso venerdì che il termine “groviera” potrà essere utilizzato da tutti i produttori di formaggi, e non solo da quelli della regione di provenienza originaria del formaggio, quella della città di Gruyères, in Svizzera. Il cioccolato Toblerone, invece, dovrà adeguarsi alle rigide leggi che riguardano i prodotti effettivamente fabbricati in Svizzera e non potrà più esporre la tradizionale sagoma del monte Cervino sulla sua confezione.
Il cioccolato Toblerone, prodotto sin dal 1908 con la caratteristica forma triangolare che richiama proprio la sagoma del Cervino (Matterhorn in tedesco), dopo vari passaggi di proprietà è ora un marchio della multinazionale americana Mondelez International. Anche se l’attuale fabbrica di Berna non verrà chiusa, dal prossimo autunno verrà prodotto per lo più in Slovacchia, a Bratislava. In base a una legge svizzera approvata nel 2017 per difendere le produzioni nazionali, non potrà più definirsi “produit suisse” (prodotto in Svizzera) né utilizzare i simboli nazionali: fra questi è compreso il Cervino, che si trova al confine tra Svizzera e Italia. Dall’azienda hanno fatto sapere che il disegno sulla confezione verrà sostituito da una montagna stilizzata e da una firma del fondatore Theodor Tobler: il nome Toblerone era una fusione fra Tobler e la parola italiana “torrone”. Non si potrà più definire “prodotto in Svizzera” ma solo “nato in Svizzera”.
Per ragioni di protezione del marchio del tutto simili, i consorzi produttori di “groviera” sono impegnati da oltre un anno in una causa legale per ottenere l’uso esclusivo del termine anche sul mercato americano, dove invece vengono venduti come groviera tipi di formaggi che con il groviera non hanno niente a che vedere. La Food and Drug Administration, l’agenzia che tra le altre cose si occupa degli alimenti messi sul mercato negli Stati Uniti, aveva stabilito che per rientrare nella definizione fosse necessario e sufficiente che il formaggio avesse piccoli buchi e che fosse invecchiato per almeno 90 giorni. I consorzi del groviera europei però avevano fatto causa, perdendo in primo grado nel luglio 2022: ora è arrivata anche la sentenza di appello.
In Europa sono solo due le regioni che possono produrre formaggio groviera: una è appunto quella della città di Gruyères, in Svizzera, e l’altra è quella della Gruyère francese, nelle regioni Franche-Comté e Savoia, dove il formaggio è prodotto sin dalla seconda metà del Settecento. Le due aree proprietarie del termine groviera sono state definite nel 1951 nella Convenzione internazionale di Stresa, un accordo fra vari paesi europei sui nomi dei formaggi, e in seguito dall’Unione Europea.
La sentenza della Corte di appello statunitense che ha giurisdizione su brevetti e marchi, con sede a Richmond, in Virginia, ha stabilito invece che le regole americane «non possono essere rigide» come quelle europee. Secondo la Corte, «un certo tipo di formaggio è stato definito e venduto come groviera per decenni negli Stati Uniti, indipendentemente dal luogo di produzione, tanto da rendere il termine generico». Gli avvocati dei produttori franco-svizzeri hanno annunciato che continueranno a cercare «vie legali per proteggere il marchio anche sul mercato statunitense».