I casi di avvelenamento di studentesse in Iran continuano ad aumentare
Il ministro dell’Interno iraniano Ahmad Vahidi ha detto che sono almeno 52 le scuole femminili in cui sono stati riscontrati casi di possibile avvelenamento delle studentesse. Negli ultimi mesi circa 200 bambine e ragazze di quattro città dell’Iran avevano avuto problemi di salute dopo essere state a scuola, con sintomi come nausea, mal di testa, tosse, difficoltà respiratorie, palpitazioni e stati di sonnolenza acuta; in decine di casi erano stati necessari brevi ricoveri in ospedale. Adesso in base alle nuove ricostruzioni sembra che i casi di sospetto avvelenamento siano particolarmente diffusi: sono stati riscontrati in 21 delle 30 province di cui è composto il paese. Alcuni media scrivono che le scuole coinvolte sarebbero più di 60.
Al momento non è chiaro chi potrebbe aver avvelenato le studentesse, ma già la settimana scorsa il viceministro della Salute Younes Panahi aveva confermato che si trattava di gesti «intenzionali». Secondo alcuni media locali le ragazze sarebbero state avvelenate da movimenti di estremisti religiosi, probabilmente ispirati dalle politiche dei talebani afghani, che negli ultimi mesi hanno vietato l’accesso alle scuole a bambine e ragazze.
Mercoledì, dopo che il caso delle studentesse avvelenate aveva ricevuto molte attenzioni sulla stampa estera, il presidente iraniano ultraconservatore Ebrahim Raisi ha annunciato l’apertura di un’indagine. Nel fine settimana il ministro dell’Interno Ahmad Vahidi ha detto che durante le investigazioni sono stati raccolti «campioni sospetti», ma non ha dato molti altri dettagli. Citato dall’agenzia di stampa di stato IRNA, Vahidi ha invitato la popolazione alla calma, accusando al tempo stesso i media di fare «terrorismo» e voler provocare il panico per la situazione.